Allerta meteo o allerta burocratica? Se il cielo è grigio non significa l'arrivo di una tragedia imminente
Da giorni di paura a giornate di scuola perse. Quando le allerte diventano routine, smettono di essere utili. La Calabria, una montagna in mezzo al mare, rimane indietro sia nel contrasto al dissesto idrogeologico che nel sistema di previsione meteo

CORIGLIANO-ROSSANO – Un cielo plumbeo, una pioggia costante ma tutt’altro che eccezionale, eppure ieri è bastata una nuova allerta meteo arancione per mandare in tilt mezza Calabria. Scuole chiuse, attività sospese, ordinanze preventive. Un copione ormai noto, che rischia di trasformarsi in un paradosso: la prevenzione che perde di credibilità.
Il meteorologo Paolo Bellantone, in un’intervista rilasciata qualche mese fa proprio a l’Eco dello Jonio, lo aveva spiegato chiaramente: il sistema di allerta meteo in Calabria è un meccanismo complesso, «basato su previsioni elaborate a livello centrale e poi calate sui territori», spesso senza una reale localizzazione dei fenomeni. Il risultato? Messaggi d’allerta generalizzati, che in molti casi si rivelano più prudenziali che realistici. (Leggi l’intervista completa)
Eppure la Calabria non è una regione qualunque: è una montagna in mezzo a due mari, lo Jonio e il Tirreno, con condizioni atmosferiche uniche, una morfologia estrema e un microclima che cambia nel raggio di pochi chilometri.
Pensare di gestire un sistema d’allerta basandosi su dati meteorologici generici è un errore di metodo prima ancora che di previsione.
La Regione avrebbe bisogno di una rete di stazioni meteorologiche diffuse, dislocate nei territori, e di una struttura meteo dedicata che raccolga, interpreti e comunichi i dati secondo le specificità del suo territorio. Perché un temporale a Corigliano-Rossano non è lo stesso di uno a Crotone, e un’allerta per Reggio Calabria non può valere per il Pollino ma forse non può valere nemmeno per lo stesso Aspromonte che sovrasta la città dello Stretto.
Il punto, però, non è solo meteorologico.
Se a ogni pioggia serve un bollettino d’allarme per tutelare i cittadini, significa che il vero problema è a terra, non nel cielo. È il dissesto idrogeologico il vero codice rosso della Calabria: torrenti ostruiti, corsi d’acqua deviati, pendii instabili, argini trascurati, edilizia che ha rubato spazio alla natura.
In questo scenario, ogni allerta diventa l’alibi di un sistema che non riesce a mettere in sicurezza il territorio.
Chiudere le scuole “per prudenza” è comprensibile, ma farlo in assenza di reali condizioni di rischio è una sconfitta. Perché si perde un giorno di scuola, si diffonde paura e – peggio ancora – si svuota di autorevolezza uno strumento che dovrebbe servire a salvare vite, non a bloccare la quotidianità.
Le allerte meteo sono una cosa seria. Ma per restare tali devono poggiare su basi scientifiche solide, su una rete di monitoraggio efficiente e su una cultura della prevenzione concreta.
Serve che gli enti preposti si rimbocchino le maniche, investano in manutenzione, bonifica e pianificazione del territorio.
Solo così, quando arriverà davvero la tempesta, la Calabria saprà riconoscerla. E difendersi, con consapevolezza e responsabilità.