Vite appese al vento: storie di lavoratori che resistono
Tra un lido abbandonato trasformato in rifugio e giornate nei campi fin dall’alba, quattro lavoratori nordafricani di Schiavonea raccontano una quotidianità dura. Storie silenziose che sfuggono ai pregiudizi e chiedono dignità
CORIGLIANO-ROSSANO - Li abbiamo incontrati quasi per caso, e la conversazione è nata perché ci siamo presentati con una busta piena di giubbini, sciarpe e calze recuperate in famiglia. Un gesto semplice, spontaneo, che è bastato a conquistare la loro fiducia. Da lì si è aperta una chiacchierata sincera: ci hanno raccontato che, sì, un tetto alla fine l’hanno trovato, ma vivono in condizioni che nessuno sceglierebbe. Lavorano, e lavorano duro, ma vorrebbero farlo – e vivere – in modo più dignitoso.
Stiamo parlando di cittadini stranieri nordafricani arrivati a Corigliano-Rossano per la raccolta degli agrumi. Precisamente siamo a Schiavonea, una frazione in cui spesso si parla di episodi delinquenziali, di stranieri dediti a furti, risse o traffici illegali. E ogni volta che la cronaca racconta fatti simili, non mancano le levate di scudi, le indignazioni immediate di tanti cittadini pronti a puntare il dito.
Ma forse, ogni tanto, bisognerebbe soffermarsi anche su queste altre storie: meno rumorose, più scomode da vedere, ma altrettanto significative.
Quattro di loro hanno trovato riparo in un lido dismesso, trasformato in una sorta di rifugio di fortuna: sedie di plastica consumate, un fornetto improvvisato, qualche pezzo di legna per accendere piccoli fuochi nelle notti gelide. Scatole con un po’ di cibo e quei bustoni spessi – gli stessi usati per le grandi spese al supermercato – utilizzati perfino come federe, per proteggere i cuscini dalla sabbia e dall’umidità. Abiti stesi al vento, nella speranza che si asciughino prima della prossima pioggia.
È questa la loro quotidianità. Sveglia all’alba, lavoro nei campi con stivaloni di gomma e tre paia di calze per combattere il freddo. Poi un pasto caldo alla Caritas, qualche euro speso nei discount locali, e la vita che procede così, giorno dopo giorno.
Scene dure, che parlano più delle parole e toccano il cuore. Perché mentre troppo spesso si racconta solo il lato oscuro delle comunità straniere, c’è un’umanità silenziosa, fragile ma dignitosa, che non fa notizia. E che avrebbe bisogno, prima di tutto, di essere vista.