13 ore fa:Eduscopio 2025, Iacobini si congratula con l'Erodoto di Thurii per i risultati raggiunti
15 ore fa:Appello di “Azzurro Mare” alla Regione: «Recuperare il Cerro per restituire dignità alla montagna»
2 minuti fa:Vite appese al vento: storie di lavoratori che resistono
2 ore fa:Gli studenti del Majorana a lezione di Agraria all’Università Mediterranea di Reggio Calabria
2 ore fa: Emodinamica di Castrovillari: arriva la dura replica di Laghi all'Asp di Cosenza
14 ore fa:Co-Ro, Allerta Arancione: attivato il centro operativo di Protezione Civile
32 minuti fa:Violenza tra mura domestiche, due arresti a Corigliano-Rossano
1 ora fa:Acquisti di Natale, Confcommercio Cosenza lancia la campagna “Compra sotto casa”
14 ore fa:Borrelli critica il bando regionale "Un passo in più": «Il meccanismo del rimborso esclude i più deboli»
1 ora fa:Tutto pronto per la settima edizione della “Corrimirto – Maratonina di Natale”

Vite appese al vento: storie di lavoratori che resistono

1 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Li abbiamo incontrati quasi per caso, e la conversazione è nata perché ci siamo presentati con una busta piena di giubbini, sciarpe e calze recuperate in famiglia. Un gesto semplice, spontaneo, che è bastato a conquistare la loro fiducia. Da lì si è aperta una chiacchierata sincera: ci hanno raccontato che, sì, un tetto alla fine l’hanno trovato, ma vivono in condizioni che nessuno sceglierebbe. Lavorano, e lavorano duro, ma vorrebbero farlo – e vivere – in modo più dignitoso.

Stiamo parlando di cittadini stranieri nordafricani arrivati a Corigliano-Rossano per la raccolta degli agrumi. Precisamente siamo a Schiavonea, una frazione in cui spesso si parla di episodi delinquenziali, di stranieri dediti a furti, risse o traffici illegali. E ogni volta che la cronaca racconta fatti simili, non mancano le levate di scudi, le indignazioni immediate di tanti cittadini pronti a puntare il dito.
Ma forse, ogni tanto, bisognerebbe soffermarsi anche su queste altre storie: meno rumorose, più scomode da vedere, ma altrettanto significative.

Quattro di loro hanno trovato riparo in un lido dismesso, trasformato in una sorta di rifugio di fortuna: sedie di plastica consumate, un fornetto improvvisato, qualche pezzo di legna per accendere piccoli fuochi nelle notti gelide. Scatole con un po’ di cibo e quei bustoni spessi – gli stessi usati per le grandi spese al supermercato – utilizzati perfino come federe, per proteggere i cuscini dalla sabbia e dall’umidità. Abiti stesi al vento, nella speranza che si asciughino prima della prossima pioggia.

È questa la loro quotidianità. Sveglia all’alba, lavoro nei campi con stivaloni di gomma e tre paia di calze per combattere il freddo. Poi un pasto caldo alla Caritas, qualche euro speso nei discount locali, e la vita che procede così, giorno dopo giorno.

Scene dure, che parlano più delle parole e toccano il cuore. Perché mentre troppo spesso si racconta solo il lato oscuro delle comunità straniere, c’è un’umanità silenziosa, fragile ma dignitosa, che non fa notizia. E che avrebbe bisogno, prima di tutto, di essere vista.

Matteo Monte
Autore: Matteo Monte

Avvocato e giornalista. Da sempre appassionato di comunicazione, tra radio, televisione e carta stampata. La Provincia Cosentina, Il Piccolo, Calabria Ora, il Quotidiano del Sud, le esperienze sulla carta stampata. In tv conduttore ed ideatore per Telelibera Cassano di diverse trasmissioni sportive e non solo, Maracanà su tutte. Le passioni, la musica di Rino Gaetano, la Lazio, l'analisi tattica nel calcio ed i racconti di Jeffery Deaver.