29 minuti fa:Ecco le imprese turistiche calabresi premiate con la certificazione di qualità “Ospitalità Italiana”
3 ore fa:Torrente Leccalardo soffocato da rifiuti e incuria: cresce la preoccupazione dei residenti
1 ora fa:Gasolio agricolo agevolato, Molinaro (FdI) chiede un provvedimento integrativo per averne di più
Adesso:Alto Jonio, la frontiera dimenticata che chiede futuro: ospedale, svincoli, treni e porto per non restare ai margini
2 ore fa:«Il turismo non può reggersi sullo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori»
2 ore fa:Alti costi per la formazione universitaria, Cuparo (M5s): «Nel nostro programma previsti aiuti anche su questo fronte»
1 ora fa:La Calabria si svuota, le proposte della Uil Calabria per invertire il trend
3 ore fa:Sempre più studenti scelgono l'Unical: ampliati i posti per le magistrali
2 ore fa:Alessandro Fammelume è il nuovo collaboratore tecnico della Corigliano Volley
1 ora fa:Corigliano-Rocca di Neto, il match segnato dall’infortunio di Gianluigi Otranto

Alto Jonio, la frontiera dimenticata che chiede futuro: ospedale, svincoli, treni e porto per non restare ai margini

2 minuti di lettura

TREBISACCE - L’Alto Jonio cosentino non urla, ma resiste. Da sempre. È la terra che guarda la Basilicata a un passo, che sente vicina Taranto, che si specchia nel Metapontino e che, pure, resta la frontiera quasi dimenticata della Calabria. È qui che la gente di Trebisacce e dei paesi vicini ha deciso di riaccendere i riflettori: quattro richieste, quattro ferite aperte, che insieme compongono quella che ormai tutti chiamano la “vertenza nella vertenza” del Nord-Est calabrese.

La prima ferita è quella della sanità. L’ospedale “Chidichimo” di Trebisacce è diventato il simbolo di promesse tradite e di speranze mai del tutto spente. Chiuso, riaperto ma ridimensionato, ogni volta usato come bandiera nelle campagne elettorali e mai restituito per davvero alla sua funzione: salvare vite. Eppure qui, a oltre un’ora di strada dai grandi ospedali, il tempo è tutto. I cittadini lo sanno bene e lo ripetono con voce ferma come se fosse un mantra: serve la riapertura definitiva, serve un pronto soccorso efficiente, servono almeno due ambulanze del 118 — una medicalizzata, un’altra di supporto — perché non è accettabile che chi vive su questo tratto di costa debba affidare la propria salute alla geografia o alla fortuna.

La seconda battaglia riguarda la nuova Statale 106, il grande cantiere che dovrebbe cucire la Calabria jonica al resto del Paese. Un’opera epocale, certo, ma che rischia di passare accanto al territorio senza toccarlo davvero. Lo sanno a Trebisacce, dove da tempo si chiede un secondo svincolo in direzione Taranto. Senza quello, il rischio è di rimanere spettatori di un treno che passa senza fermarsi. Nelle ultime settimane, da Roma e dalla Cittadella regionale sono arrivate rassicurazioni: lo svincolo è sul tavolo, inserito nelle ipotesi progettuali. Promesse che qui hanno imparato ad ascoltare con cautela, ma che alimentano comunque un filo di speranza. Perché un accesso sulla 106 non è un favore, è la condizione minima per restare agganciati allo sviluppo.

Poi c’è la questione dei treni. Sembra incredibile, ma nel 2025 ancora non esiste un collegamento regolare tra Rocca Imperiale e Sibari. Una manciata di chilometri che basterebbero a cambiare la vita quotidiana di migliaia di persone. I cittadini sognano un servizio stabile, che permetta di salire a Rocca e arrivare a Sibari, da lì verso Metaponto e Taranto. Un sogno semplice, quasi banale: prendere un treno e viaggiare senza odissee. Ma nelle aree marginali del Sud, ciò che altrove è normale diventa subito un lusso.

Infine, il grande non detto: il porto turistico di Trebisacce. Da decenni evocato, disegnato nei progetti, infilato nei programmi elettorali, ma mai realizzato. Sarebbe una svolta epocale, non solo per Trebisacce ma per tutta la costa, aprendo lo Jonio alle rotte del turismo mediterraneo, portando lavoro, attrattività, futuro. Oggi resta ancora un sogno proibito, ma basta guardare i porti turistici pugliesi e lucani per capire quanto quell’opera potrebbe cambiare il volto di un territorio.

Sanità, strade, ferrovie, porto. Quattro parole chiave che racchiudono un intero modello di sviluppo mancato. Non sono capricci di campanile, non sono bandierine locali: sono la differenza tra un’area che resiste a fatica e un territorio che potrebbe finalmente vivere, crescere, trattenere i suoi giovani.

«Siamo la frontiera della Calabria — dicono i cittadini — e meritiamo di essere messi nelle condizioni di vivere, non solo di sopravvivere». Un grido che rimbalza dalle piazze, dai social, dalle riunioni spontanee. L’Alto Jonio non vuole più restare in silenzio. E forse questa volta, davvero, nessuno potrà far finta di non sentire.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.