La politica nasconde il fallimento della sanità locale dietro il paravento del nuovo ospedale
Caos organizzativo e riforme mai attuate: il "doppio" pronto soccorso di Corigliano-Rossano è al collasso. La promessa del nuovo ospedale non serve più. Serve una riorganizzazione urgente dei presidi (che nessuno ha avuto il coraggio di attuare)

CORIGLIANO-ROSSANO - Chiusa anzitempo la legislatura di Roberto Occhiuto, in Calabria si tirano i primi bilanci. E nel FortApache di Corigliano-Rossano, il capitolo sanità resta la ferita più profonda. Al netto dell’avvio dei lavori per il nuovo ospedale della Sibaritide – iniziati sotto Occhiuto ma oggi in oggettivo ritardo rispetto alla tabella di marcia che prometteva l’ultimazione entro ottobre 2026 – e della realizzazione della nuova aviosuperficie al presidio Giannettasio (abilitata anche per il volo notturno), sul fronte dell’assistenza sanitaria quotidiana la realtà è rimasta ferma al punto zero.
Disorganizzazione imperante e violenta prima; disorganizzazione imperante e violenta anche adesso: non è cambiato nulla. Il “modello Occhiuto”, con la doppia veste di governatore e commissario ad acta, – almeno alle latitudini di Corigliano-Rossano - ha lasciato immutato il caos ereditato. Anzi, ha consolidato una strategia politica miope e colpevole: “In attesa del nuovo ospedale non si fa niente, così nessuno si assume responsabilità”. Un atteggiamento pilatesco, un alibi perfetto per congelare ogni intervento di riorganizzazione sugli attuali presidi spoke di Corigliano (Compagna) e Rossano (Giannettasio), abbandonandoli al loro destino.
Una riforma mai attuata
Da anni si conosce la soluzione: eliminare i reparti doppioni, concentrare le urgenze chirurgiche in un presidio e le branche mediche nell’altro, separando l’Area calda dall’Area fredda secondo quanto previsto dal DCA 64/2016. Una riorganizzazione capace di ottimizzare il personale e ridurre le attese. Ma questo piano, pur scritto nero su bianco, è rimasto lettera morta. Perché? Perché la politica, quella del presenzialismo a tutti i costi, continua a proteggere orticelli e campanili, evitando di scontentare sindaci, comitati e clientele.
Il risultato è un doppio pronto soccorso che non lavora come un unico servizio integrato: Rossano gestisce la gran parte delle urgenze gravi, Corigliano accumula codici minori. E intanto, il poco personale viene spaccato in due, senza criterio né efficienza.
I numeri che smentiscono la politica
I dati 2024 parlano chiaro. Accessi totali ai pronto soccorso di Corigliano-Rossano: 39.543. Di cui Codici rossi/arancioni (gravi): 1.124; Codici azzurri: 10.501; Codici bianchi/verdi (meno gravi): 27.918 e, poi, il numero strano, quello che racconta un sottobosco sul quale – ribadiamo – nessuno ha avuto e ha il coraggio di mettere mani: Abbandoni pari a 6.585.
Un’anomalia evidente rispetto ad altri ospedali spoke come Castrovillari o Paola-Cetraro. Numeri che dimostrano il cortocircuito organizzativo che c’è nella Sibaritide dove non c’è altra sanità che quella sgarrupata pubblica.
Ancora più grave è la trasformazione del pronto soccorso in una corsia preferenziale per avere prestazioni ambulatoriali con cittadini che simulano un’urgenza per ottenere esami o visite specialistiche senza ticket. I codici azzurri confermano l’abuso: oltre 10 mila richieste per prestazioni di otorino, ortopedico, cardiologo di turno.
Il nuovo ospedale sta nascendo su queste macerie e su questa mentalità malsana del campanilismo alimentato dalla politica. Cosa gli diremo ai cittadini di Corigliano e di Rossano quando entrambi i presidi dovranno chiudere per traghettare a Insiti? Forse la politica (con la p minuscola) prometterà di lasciare, anche allora, qualche sporadico reparto aperto in uno e nell’altro presidio? Così da alimentare quella stupida e senza senso lotta di quartiere? Questa città che ha bisogno di guardare avanti con lungimiranza, senza visioni mediocri e, soprattutto, con una politica che abbia gli attributi di affrontare i problemi e risolverli.