4 ore fa:Terravecchia prossima tappa del format di marketing territoriale enogastronomico della Sibaritide
1 ora fa:Gioco d’onde: i delfini continuano ad incantare le estati dello Jonio
4 ore fa:Alluvione 2015, non è cambiato nulla: il rischio rimane ancora altissimo
1 ora fa:«Restammo chiusi in casa mentre l’acqua saliva. A darci una mano furono amici e volontari»
3 ore fa:«Siamo preoccupati per i recenti episodi di violenza sociale verificatisi in Città»
3 ore fa:A Co-Ro grande successo per la nuova edizione di “A Spasso per il Centro Storico"
2 ore fa:Nella Sibaritide ferragosto caldo e temperature in aumento ma... con parentesi di variabilità
25 minuti fa:A Bocchigliero ritorna la tradizionale Festa dell’Unità
55 minuti fa:«L'alluvione del 2015 è come se non ci fosse mai stata»
2 ore fa:Garofalo lancia l'appello: «No alla chiusura della Guardia Medica a Ferragosto»

Alluvione 2015, non è cambiato nulla: il rischio rimane ancora altissimo

2 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Dieci anni esatti. Tanto è passato da quel 12 agosto 2015 in cui un nubifragio di eccezionale violenza mise in ginocchio Rossano Calabro, all’epoca ancora comune autonomo. Più di 250 millimetri di pioggia caddero in poche ore, trasformando torrenti in fiumi impetuosi, trascinando automobili fino al mare, invadendo case e attività commerciali, isolando intere contrade e facendo crollare strade e muri. Non ci furono vittime, ma i danni materiali furono enormi.

Oggi, il ricordo è ancora vivo nella memoria dei cittadini, alimentato dalle celebrazioni religiose e dal tradizionale ringraziamento dell’ex sindaco Giuseppe Antoniotti alla Madonna Achiropita. Ma, al di là della gratitudine per lo scampato pericolo, c’è una domanda che brucia: il territorio è davvero più sicuro di allora?

La risposta, purtroppo, è no.

A dieci anni di distanza, le stesse criticità che alimentarono la furia dell’acqua sono ancora lì, intatte. Anzi, sono peggiorate. Due esempi su tutti: i torrenti Acqua del Fico e Momena, che nel 2015 esondarono carichi di detriti, oggi presentano alvei ostruiti in alcuni punti da accumuli che sfiorano i sette metri di altezza. Nei tratti a monte, la vegetazione spontanea ha riconquistato gli argini, restringendo ulteriormente il deflusso. In caso di piogge intense, la portata disponibile è insufficiente.

I soldi non sono bastati, i progetti sono rimasti a metà. Dopo il 2015 furono stanziati fondi straordinari per la pulizia e il ripristino idraulico, ma le somme si rivelarono inadeguate rispetto all’entità del problema. I lavori realizzati hanno interessato solo alcune porzioni degli alvei e, spesso, con interventi tampone più che strutturali. Di fatto, non è mai stato avviato un vero piano organico di messa in sicurezza dell’intero reticolo idrografico cittadino.

Il rischio, già denunciato più volte dalle pagine dell’EcodelloJonio, è ancora altissimo: basterebbe una perturbazione autunnale di media intensità – come pure è successo in questo decennio - per far temere il peggio. La fragilità idrogeologica è ormai una costante, aggravata dall’incapacità di produrre soluzioni e mettere in sicurezza il territorio.

La beffa più grande è che le Istituzioni sovracomunali, quelli che dovrebbero finanziare gli interventi, sembrano essersi totalmente dimenticate e disinteressate del problema. Tant'è che quando oggi arrivano i progetti che prevedono lavori di riqualificazione e ripristino proprio di quei torrenti o fossi che generarono la catastrofe, la risposta è secca e deprimente: "Idoneo non finanziato". E siamo, quindi, sempre punto e da capo.

E mentre le opere non arrivano, arrivano i vincoli. La vera novità degli ultimi anniparadossalmente, non riguarda la sicurezza ma la burocrazia. Il nuovo Piano Idrogeologico regionale, infatti, ha introdotto restrizioni severe su edificazioni e attività in aree a rischio. L’Area di Corigliano-Rossano è praticamente immobilizzata dai vincoli. Addirittura, sul fronte Corigliano esiste un vincolo R3 (massimo rischio idraulico) nel mezzo dell’area urbana. Vincoli che fanno rima con immobilismo amministrativo e con assenza di capacità a rendere più sicuro il territorio.

Una misura che, se da un lato è giustificata dalla necessità di limitare l’esposizione al pericolo, dall’altro rischia di paralizzare lo sviluppo economico senza risolvere la causa principale: la mancata manutenzione e messa in sicurezza del territorio.

Il risultato è un immobilismo dannoso. Il territorio resta pericoloso, i cittadini vivono in una condizione di costante pauro, le imprese vedono limitate le possibilità di investimento, e le istituzioni continuano a rimpallarsi competenze e responsabilità.

A dieci anni dall’alluvione, Corigliano-Rossano non ha avuto la “ricostruzione” che meritava. Le immagini di auto ammucchiate sul lungomare Sant’Angelo e di intere strade trasformate in fiumi restano un monito, ma non sono diventate azione concreta. La storia si è fermata al ricordo, mentre il rischio è rimasto vivo. E la prossima volta, la protezione della Madonna potrebbe non bastare. - © Credit photo feed social Giuseppe Panza

 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.