Farmaci centellinati e medici multati: parte dalla Sibaritide la protesta contro Occhiuto
Sanzioni incomprensibili spingono i medici di famiglia alla protesta: «Basta bilanci sulla pelle dei malati, ripristinare il diritto alla cura!» Ieri l'incontro a Corigliano-Rossano

CORIGLIANO-ROSSANO - Parte dalla Sibaritide la protesta dei medici di famiglia calabresi contro il "taglio" alle prescrizioni mediche imposto dalla Regione e alle consequenziali sanzioni scattate contro tutti quei professionisti disobbedienti. Una protesta che - per quanto sostengono i medici che ieri si sono autoconvocati a Corigliano-Rossano - presto potrebbe generare un'onda lunga e interessare l'intera Calabria.
Un gruppo di medici di medicina generale, dicevamo, appartenenti a diversi ordini professionali della Calabria, si è autoconvocato per esprimere il proprio dissenso riguardo alle proposte di addebito avanzate dalle "Commissioni di Appropriatezza Prescrittiva". I medici ribadiscono con forza che «le contestazioni siano state sollevate per ragioni economiche e non già sanitarie e che le medesime confliggono con l'obbligo del medico di ottemperare quanto previsto dalla Costituzione Repubblicana in termini di cura dei pazienti». Ed è questo quello che si legge in una lettera inviata proprio al presidente della Regione Roberto Occhiuto, nonché commissario ad acta alla Sanità in Calabria.
La situazione sanitaria in Calabria è definita critica: «la nostra regione è agli ultimi posti in tutti gli indici sanitari, mentre ogni anno oltre trecento milioni di euro escono dal territorio per migrazione sanitaria». Un quadro aggravato dalla povertà, con «circa un terzo delle famiglie che vive in indigenza assoluta e più del 40% dei minori è in povertà relativa: molti, soprattutto anziani e persone con redditi bassi, sono costretti a rinunciare alle cure pur di non aggravare ulteriormente bilanci familiari già in estrema difficoltà».
Le recenti sanzioni comminate ai medici di base, diretta conseguenza delle restrizioni sulle prescrizioni di farmaci essenziali come antinfiammatori, gastroprotettori, Omega 3 e antibiotici, sono percepite come «tanto incomprensibili quanto ingiuste». Secondo i medici, si tratta di «una scelta che scarica sui medici la responsabilità di bilanciare tra cura e contabilità e, di conseguenza, lede il diritto primario di chi è più fragile». Il rischio è concreto: «Dietro ogni prescrizione rinviata o negata c'è un paziente che rischia di non ricevere una terapia necessaria, con il solo risultato di acuire povertà e disagio».
I medici di base, prosegue la denuncia, rappresentano «l'ultimo baluardo contro la desertificazione sanitaria, soprattutto nel 70% del territorio calabrese, quello montano e delle aree più periferiche, dove non esistono più guardie mediche né medicina specialistica territoriale». In questi contesti, «la prescrizione di farmaci a pazienti che vivono in condizioni di estrema fragilità economica, sociale, e spesso di solitudine significa aiutarli a vivere». Si tratta di «cure per le cronicità e, spesso, per patologie gravissime». Un dato allarmante emerge dalla lettera: «già oggi, in Calabria si muore il 5% in più rispetto alla media nazionale per malattie altrimenti curabili, in particolare quelle legate alla mancata gestione delle cronicità».
La protesta sottolinea che «la povertà sanitaria non si cura con i numeri, ma con servizi sul territorio, strutture e personale adeguati». I medici accusano anni di disinvestimento: «il nostro sistema è stato smantellato da anni di tagli lineari, dalla chiusura di diciotto ospedali e dal blocco del turnover che ha lasciato a casa migliaia di operatori». Di conseguenza, «le lunghe code nei CUP, le liste d'attesa interminabili e la migrazione sanitaria non sono un tributo inevitabile, ma il frutto di scelte che hanno fatto prevalere conti e rendite private a scapito del bene comune».
Per questo, i medici chiedono ad Occhiuto, di «intervenire con urgenza per ripristinare la piena libertà prescrittiva dei medici di famiglia e per rimuovere ogni forma di sanzione che oggi punisce chi tenta di curare». Si invoca inoltre «un piano straordinario di potenziamento dei servizi sul territorio, di un sostegno economico alle famiglie più povere e di un tavolo permanente con i rappresentanti dei cittadini, dei medici e delle associazioni per monitorare le condizioni reali della sanità calabrese».
L'appello si conclude con un monito chiaro: «Signor Presidente, la salute non è un capitolo di bilancio da comprimere, ma un diritto fondamentale che appartiene a tutte e tutti». La richiesta è quella di «avviare finalmente un percorso di vera ripresa e di giustizia sociale», con l'invito a un incontro «per costruire insieme soluzioni concrete, perché in Calabria nessuno debba più rinunciare a curarsi». La salute, concludono i firmatari della lettera, «è il fondamento di ogni comunità: non lasciamola morire».