Dramma dell'indifferenza: il corpo di una donna giace su un letto da ore
È la triste storia che arriva da Corigliano-Rossano, dove una donna rumena deceduta in mattinata senza alcun conforto e nella totale povertà rimane immobile senza vita in attesa che qualcuno si occupi delle sue esequie

CORIGLIANO-ROSSANO – Quella che raccontiamo adesso è una storia tristissima che si sta consumando proprio nel momento in cui scriviamo. A Corigliano-Rossano, è in atto una tragedia che travalica la cronaca per farsi simbolo amaro di un territorio che, alle volte, fatica a vedere i suoi ultimi. Su un letto, in una casa senza luce né conforto, giace il corpo inerte di una donna rumena, bracciante agricola, strappata alla vita da una lunga malattia oncologica che l'ha letteralmente consumata nell'anima e nel corpo. La scena è macabra. Molto. La sua morte, avvenuta stamani nella più totale solitudine, è un pugno nello stomaco alla coscienza collettiva, un monito lacerante sulla drammatica indifferenza che avvolge chi è ai margini.
La donna, una «nullatenente» come la definisce con cruda onestà chi la conosceva, viveva in condizioni di estrema povertà. Non un centesimo per pagare nemmeno le bollette, tant'è che la sua casa era da tempo avvolta nel buio, invisibile agli occhi di molti. Il suo fisico, logorato dalla malattia e dalle privazioni, ha ceduto, lasciandola sola, nel silenzio assordante della sua miseria.
A squarciare il velo su questa tragedia è Carmen Florea, mediatrice culturale e portavoce della numerosa comunità rumena della Sibaritide. La sua voce è quella di chi sta cercando proprio in queste ore di restituire almeno l'ultimo barlume di dignità a questa povera donna. La signora Florea ha contattato le istituzioni locali, l'Amministrazione comunale in primisi, trovando, pare, una parziale disponibilità da parte del Comune ma solo per la tumulazione gratuita della salma. Ma per il funerale, per l'ultimo, dovuto atto di umana pietà, la risposta è stata un desolante rimpallo di responsabilità: «Dovrà provvedere qualcun altro».
Itanto il suo corpo rimane steso su un letto in attesa che qualcuno si prenda cura delle sue spoglie mortali e le garantisca le esequie. L'appello di Carmen Florea a una «solidarietà sociale e istituzionale», a una «colletta solidale», con la speranza che qualcuno ascolti, che qualcuno abbia un rigurgito di coscienza. Perché, come acutamente sottolinea, «qui non conta solo come vivi... ma anche come muori». E morire soli, dimenticati, senza neanche la dignità di un ultimo saluto, è la sconfitta più grande per ogni società che si definisca civile.
Dove stanno, oltre al Comune, le Associazioni, i Partiti e i Sindacati? Era una lavoratrice, era un'elettrice... Era una Persona!