Il centro storico di Rossano è in agonia: in un mese chiudono i battenti due attività storiche
Il grido d'allarme del Consigliere comunale Bosco che mette sul banco degli imputati il sindaco Stasi. L'appello accorato di Adele Olivo: «Possibile che il sindaco non sappia mettere sul tavolo strategie condivise e di rilancio?»

CORIGLIANO-ROSSANO - Il centro storico di Rossano è in agonia: vie e piazze sempre più silenziose ed un numero impressionante di saracinesche che ogni giorno si abbassa definitivamente. A denunciare con forza questa situazione drammatica sono Giancarlo Bosco, consigliere comunale del Movimento del Territorio, e Adele Olivo, voce del popolo del centro storico e a capo del Comitato civico, le cui voci si uniscono nel descrivere un declino preoccupante. Mentre il centro storico di Corigliano sembra, pur tra le difficoltà, beneficiare di una maggiore vitalità, Rossano appare soffrire un'agonia più accentuata, segnata dalla mancanza di opportunità concrete, servizi efficienti e, soprattutto, di una visione programmatica che possa infondere speranza nel futuro.
«In un mese hanno chiuso i battenti 2 negozi storici, Alimentari Matarazzo e Ortofrutta Carbone da decenni punti di riferimento per gli abitanti». Questo il grido d'allarme di Bosco che lamenta la perdita di queste due attività, radicate nel tessuto sociale ed economico locale: «non è un evento isolato, ma la punta di un iceberg preoccupante. Da qui a poco - aggiunge - i pochi negozianti rimasti li seguiranno, tanti hanno già esternato questa intenzione».
Il consigliere comunale, poi, dipinge un quadro fosco di un territorio in sofferenza: «Corigliano-Rossano è in agonia, preda di un pifferaio magico che riesce ad ammaliare con musica, e programmazioni fantastiche». Un’accusa chiarissima che chiama in causa un unico responsabile: il sindaco Flavio Stasi. «Un grande oratore, che con i suoi discorsi ricorda a molti di noi, l'infanzia, allorquando si combinava da bambini qualcosa di sbagliato, ci si discolpava accusando altri!».
Il dato più allarmante è l'emorragia di residenti: «Dal 2019 ad oggi in centinaia si sono messi in fuga dal centro storico. Complice un abbandono totale, un disinteresse che mortifica chi ancora vi abita, il centro storico grida aiuto!». Il malessere non confina tra le antiche mura, ma si estende anche allo scalo cittadino, dove «sono tanti i locali vuoti in affitto o vendita» e testimoniano una crisi economica profonda e diffusa: «tante famiglie stentano ad arrivare a fine mese e a sopravvivere (vivere è un altra cosa). Vivere significa potersi permettere di andare a cena fuori con i propri familiari, di fare dei viaggi di piacere, di non dover contare i soldi in tasca prima di entrare in un supermercato a comprare generi di prima necessità».
Bosco traccia un parallelo amaro con il contesto regionale e nazionale: «Attualmente la Calabria è la regione più povera dell'intera Europa. E Corigliano-Rossano la città con il più alto numero di emigrati all' estero (dati Aire)». Un esodo silenzioso, ma costante, della forza lavoro e dei giovani talenti. La critica all'amministrazione è netta: «solo chi ci amministra non se ne rende conto, e mentre Crotone festeggia e mette il tappeto rosso all' Azienda americana rifiutata e ostacolata dai nostri amministratori, uno schiaffo alla miseria e ai nostri tanti disoccupati, la nostra meglio gioventù va via per sempre dalla nostra terra».
A fA rincarare la dose su una situazione a dir poco drammatica è Adele Olivo, rappresentante del Comitato centro storico di Rossano, con una "Lettera Aperta all'amministrazione ed ai Cittadini" che evidenzia un senso di abbandono e rassegnazione. «Centro Storico Rossano. La gente va via, i Negozi chiudono nell'indifferenza totale di tutti, la colpa di chi è??». La domanda retorica introduce una riflessione amara sulla responsabilità collettiva.
Olivo punta il dito contro un atteggiamento di autodenigrazione che non fa altro che peggiorare la situazione: «Se continuiamo ogni giorno a denigrarlo, a dire Non c'è niente, non c'è nessuno, non funziona niente, consapevoli del fatto che un esame di coscienza bisognerebbe farselo, come possiamo pensare di rilanciarlo?». La chiusura delle scuole e un'attenzione intermittente al centro storico, concentrata solo in occasione di eventi specifici come San Marco, sono sintomi di una mancanza di visione e di un disinteresse dannoso. «Se chiudono le scuole, se aspettiamo San Marco per ricordarci che esiste Rossano, se gli Amministratori non capiscono che vuol dire vivere, lavorare, fare la spesa nel centro storico, come possono capire che Negozi storici chiudono, che le tradizioni stanno scomparendo?».
L'appello al dialogo con gli imprenditori locali resta inascoltato: «Ma possibile che non si possa fare un discorso con gli imprenditori che qui hanno le loro radici? Ma possibile che il Sindaco oltre a fare scelte scellerate, come ad esempio uffici vuoti ecc., non pensa ad un dialogo con i pochi commercianti rimasti?». Olivo ricorda un passato in cui le voci del centro storico venivano ascoltate: «Un tempo non era così, si dava voce ai problemi, alle idee, alle proposte di chi nel Centro Storico aveva ed ha scelto di Viverci, ed allora la Rabbia ti viene quando leggi le lamentele ma non si fa nulla per combattere la rassegnazione di molti...».
La conclusione è un monito lapidario, un triste presagio per il futuro: «Ricordatevi che quando si chiude la serranda di un'attività commerciale non si apre più... e chist è nu peccat». Un peccato per la storia, per l'economia e per l'anima stessa di un centro storico che rischia di spegnersi nell'indifferenza.