«Riconosco che è un problema, ma non ho mai cercato di smettere» | VIDEO
Nel nostro report, Voci&Verità, abbiamo affrontato questo tema, tanto attuale quanto scottante. Siamo stati a San Lorenzo del Vallo e Lungro, maglie nere per la Calabria in termini di somme spese al gioco. Poi abbiamo ascoltato le voci di chi lavora in questo settore, ed in fine abbiamo intervistato un ragazzo finito nella maledetta spirale del gioco
CORIGLIANO-ROSSANO - Il gioco d’azzardo ha assunto nel nostro Paese dimensioni rilevanti, seppure ancora non ben definite. Secondo i dati ufficiali del 2024 , il giro d’affari del settore ha raggiunto la cifra di 136 miliardi di euro. Tra i giochi più comuni troviamo slot machines, lotterie, scommesse sportive e il mercato del poker. In Calabria, poi, la piaga del gioco d’azzardo ha raggiunto vette davvero preoccupanti (leggi qui per maggiori dettagli).
Secondo un recente report stilato di Cgil, Federconsumatori e Isscon sul gioco d’azzardo online nei piccoli comuni, nel nostro territorio si arrivano a spendere cifre da capo giro. La maglia nera, per la nostra area di Calabria, va a due realtà: San Lorenzo del Vallo (con una spesa media pro capite l’anno che va dai 6 ai 7 mila euro l’anno) e Lungro (che spende, invece, in media dai 5 ai 6 mila euro l’anno). Siamo andati in questi due centri per capire qual è il grado di consapevolezza e la percezione che si ha verso il gioco d’azzardo.
In entrambi i paesi abbiamo avuto risposte molto simili. Se da un lato c'è chi nega l'esistenza del problema, o comunque non ne ha contezza, dall'altra c'è chi ammette che, purtroppo questa piaga sta prendendo piede anche alle nostre latitudini. Quello che emerge, in sintesi, è che per gli abitanti dei piccoli centri è difficile restituire la portata di un fenomeno all’apparenza sommerso ed invisibile. Tutt'altro discorso si può fare riportando le testimonianze di quanti lavorano nel settore. Centri scommesse e ricevitorie restano i luoghi privilegiati per entrare in contatto con questa realtà.
A tal proposito abbiamo intervistato Giandomenico Graziano, titolare di un Centro Scommesse sportivo a Corigliano-Rossano, il quale ci ha rivelato che «non c'è un'età in cui si gioca di più. Tutti quanti cercano la fortuna, dal ragazzo di vent'anni fino ad arrivare ai 60 anni. Se si vuole generalizzare, però si può affermare che l'età media è intorno ai 40». Per quanto riguarda i giochi che "attraggono" di più «sono quelli in cui è possibile ottenere vincite istantanee e quei giochi in cui la vincita è più alta. Quest'ultimi, secondo me, creano dipendenza, perché il giocatore pensa di poter risolvere i suoi problemi economici diventando milionario».
«La spesa per il gioco - prosegue Graziano - è aumentata con il periodo Covid, durante il quale ha preso piede il fenomeno dei giochi online». Effettivamente pare che le grosse cifre siano spese proprio nel gioco virtuale, senza, dunque spostarsi da casa per recarsi nelle ricevitorie o nelle sale gioco. Questo non toglie che il giocatore patologico si rechi anche in questi posti.
«Avere un cliente ludopatico influisce negativamente non solo sul giocatore stesso. Noi titolari e gestori dei Centri Scommesse oltre ad avere degli obblighi legali abbiamo anche degli obblighi morali. Senza contare che la presenza di un giocatore patologico all'interno della sala potrebbe creare un'esperienza di gioco negativa anche agli altri clienti che giocano in maniera regolare. Potrebbero anche chiederci di fare credito, perché spende al gioco delle somme che non può permettersi. Questo mette in grande difficoltà il proprietario»
Sulla diffusione del gioco on-line concorda anche Enzo Zito, titolare di una ricevitoria a Corigliano-Rossano secondo il quale è lì «che si spendono cifre molto alte».
«Chi viene nella ricevitoria cerca la vincita immediata, e per questo motivo uno dei giochi maggiormente richiesti è il 10elotto. Prima era il pensionato che entrava per giocare, oggi il fenomeno è diffuso anche tra i giovani che puntano anche grosse somme. Non ho idea di dove trovino questi soldi. Lo Stato, se da un lato consente questi giochi, dall'altra assume alcune forme di controllo atte a mitigare il fenomeno della ludopatia. Ad esempio è impossibile ricaricare più volte una stessa PostePay in una giornata. Teniamo anche dei corsi di formazione periodici 2 volte l'anno per combattere la ludopatia. Noi sentiamo anche una responsabilità morale verso il cliente. Delle volte siamo noi stessi a porre un freno alle giocate, quando ci rendiamo conto che si sta oltrepassando il limite».
Il gioco d'azzardo, nonostante non possa essere vietato perché parte della cultura popolare e delle società, presenta dei rischi notevoli per i soggetti che lo praticano poiché può trasformarsi in un disturbo compulsivo complesso e cioè in una forma comportamentale patologica che può comportare gravi disagi alla persona, sia sociali che finanziari.
Ad accompagnarci attraverso alcuni dei meccanismi di cui è vittima il giocatore d’azzardo è un giovane di 23 anni che ha deciso di offrirci la sua preziosa testimonianza. Il gioco, a volte sottovalutato, può travolgere in una spirale dalla quale è difficile uscire. La sua testimonianza ne è la prova.
«Ho iniziato a giocare a 13 anni. Inizialmente puntavo due o tre euro. Ho iniziato per divertimento. Guardavo le partite e volevo fare qualcosa di più».
Un semplice e apparentemente innocuo gioco si trasforma pian piano in una attività invasiva che porta il giovane a spendere anche tutto quello che possiede. «Spendo quando e quanto ho disponibilità di denaro. In passato ho anche perso somme considerevoli e mi sono indebitato per giocare. Ero anche spinto al gioco proprio per coprire i debiti. Non è la vittoria che ti spinge a giocare; questa è una falsa credenza. L'importante è giocare; si entra in una sorta di spirale dominata dalla routine: gioco... gioco... gioco».
«Prima non riuscivo a gestire le emozioni ed ero spesso nervoso. Ora sono meno coinvolto. Ne parlo tranquillamente con gli amici, con i quali condivido le attività di gioco. I miei familiari sanno che gioco, ma non sanno quanto. Perché non capirebbero. Alcune volte penso che non potrei fare a meno del gioco, soprattutto la sera quando sono solo. Gioco con qualsiasi cosa. Penso di non poterne fare a meno, anche se rispetto a prima ho diminuito le ore dedicate al gioco. Riconosco che è un problema, ma non ho mai cercato di smettere, solo di limitarlo».
Chiudiamo con una sua frase che ci ha fatto raggelare il sangue: «Penso di riuscire a gestire la cosa, ma quando avrò una disponibilità più alta di denaro, giocherò di più».