Tic-toc, mancano "solo" 686 giorni all'apertura del nuovo ospedale
Mentre i cantieri macinano lavoro, resta il dubbio sulle opere complementari: per raddoppio depuratore Boscarello servono (almeno) 18 mesi. E l'acqua? A Insiti non ci sarebbe una sorgente idonea: servirebbe un piano B che ad oggi non c'è
CORIGLIANO-ROSSANO – Tic-toc. L’orologio segna il tempo e quello impostato sul portale dell’Eco dello Jonio dice che mancano 686 giorni all’ultimazione del Nuovo Ospedale della Sibaritide, esattamente 23 mesi fino al fatidico 6 ottobre 2026. Termine che la Presidente della Terza Commissione regionale Sanità, Pasqualina Straface, l’8 aprile scorso, ai margini del sopralluogo che diede lo start al ri-avvio dei lavori di cantiere (dopo la lunga parentesi di fermo per l’adozione della variante tecnico-sanitaria), aveva dato come perentorio (leggi qui l’articolo – guarda il video con le dichiarazioni).
Lo stato dell’opera. I lavori all’interno dell’area di Insiti vanno avanti a tamburo battente e nemmeno gli “incidenti di percorso”, come il mega incendio che si è sviluppato qualche settimana fa e sul quale si attendono di conoscere risvolti, sembrano fermare la forza motrice delle diverse maestranze impegnate. Nei giorni scorsi il project manager dell’azienda concessionaria D’Agostino, l’ingegnere Domenico Petrone, ha spiegato che in questo momento sono in corso, tra le altre, tre importanti attività: l’impermealizzazione delle aree fuori-acqua, la tamponatura dell’edificio con le pannellature Jendy-Joss e l’installazione dei primi serramenti infissi esterni. Ad oggi, tutto lascia presupporre che l’azienda avellinese possa concludere l’opera entro i termini stabiliti e, quindi, arrivare a quel 6 ottobre 2026 con le chiavi in mano da poter consegnare – almeno in copia, dato che si tratta di una concessione nella quale il costruttore avrà un ruolo anche nella gestione dei servizi dell’ospedale – alla Regione Calabria e all’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza.
Resta – e a quanto pare non è solo un pallino dell’Eco dello Jonio che batte su questo tema da ormai due anni – il nodo dei sottoservizi e delle opere complementari. L’ospedale di Insiti, è cosa nota, sta nascendo praticamente nel deserto: non c’è acqua, non ci sono strade, non c’è collettamento fognario e non ci sono nemmeno i servizi di connessione. Praticamente, non c’è nulla. Eppure alla sempre fatidica data di quel 6 ottobre dovrà esserci tutto se si vorrà davvero consegnare al territorio una nuova infrastruttura funzionante ed efficiente (atteso che poi bisognerà riempirla di medici e infermieri, ma questa è un’altra storia… tristissima).
Nei giorni scorsi, il 12 novembre scorso, ancora la presidente della terza commissione sanità – sempre sul pezzo - aveva annunciato che sulla realizzazione delle opere complementari «il Governatore ha promosso l’istituzione di un tavolo permanente coordinato dall’assessore Marcello Minenna che coinvolge i Dipartimenti salute ed infrastrutture della Regione, la Sorical, l’Asp di Cosenza, il Commissario per la depurazione ed il Comune».
L’ultima volta che si è riunito questo tavolo è stato il 25 settembre scorso a Catanzaro e le notizie che ne sarebbero scaturite non sarebbero del tutto entusiasmanti.
Questione acqua. A quanto pare la Sorical, almeno fino a due mesi fa, nonostante i sondaggi fatti sul territorio e nelle prossimità del nuovo ospedale, non avrebbe ancora trovato una fonte idrica idonea a fornire l’utenza del nuovo ospedale. Quindi, l’idea di realizzare un pozzo nelle prossimità del presidio sembrerebbe tramontata. Quindi serve un un piano B che al momento non c'è e comunque per rifornire d’acqua quella mastodontica struttura servirà la realizzazione di una canalizzazione ad hoc. Lavori, anche questi, che richiederanno soldi (ma quelli potrebbero non essere un problema) e soprattutto tempo per la realizzazione dei lavori e per il disbrigo di tutta la trafila burocratica (fasi progettuali ed espropri, su tutti).
Questione accessi e mobilità. Di recente, ancora l’onorevole Pasqualina Straface, ha annunciato che la Regione ha rifinanziato con 5 milioni di euro l’opera di ammodernamento della strada provinciale 195 nel tratto compreso tra la rotatoria della Statale 106 fino alla linea ferroviaria con relativa realizzazione del viadotto sopra i binari. Stiamo parlando di 1500 metri di strada che dovrà consentire l’accesso al nuovo ospedale. Un’opera che sicuramente sarà completata nei tempi considerato che ci sono le risorse e i lavori sono già in itinere. Parliamo, però, solo dell’ultimo miglio. Perché in vista dell’apertura del nuovo ospedale bisogna porsi un altro interrogativo cruciale che riguarda proprio la mobilità da e verso l’ospedale. Viaggiare, oggi, lungo la cinta urbana della Statale 106 è un incubo, con un tragitto carico di pericoli e di insidie. Immaginare che su quell’arteria si scaricherà anche l’utenza sanitaria del nuovo ospedale (compresi i viaggi di emergenza delle ambulanze) deve porre non solo interrogativi ma anche un imperativo categorico: serve la nuova Statale 106 a 4 corsie che nel tracciato previsto collega i due centri urbani di Corigliano e Rossano a Insiti con un svincolo posto a 370 metri dall’ingresso del costruendo ospedale.
Questione depurazione. L’idea avanzata sul tavolo riunitosi il 25 settembre scorso fu quella di dotare il nuovo ospedale di un collettore che scaricasse i reflui nel depuratore di Boscarello situato a 2,7km dalla struttura in Insiti. Una proposta, però, che ha trovato la ferma opposizione del sindaco Flavio Stasi. È questo perché l’impianto depurativo, che raccoglie i reflui dell’area urbana di Corigliano, risulta essere già sottodimensionato rispetto alle esigenze attuali e gravarlo di ulteriori scarichi significherebbe creare un problema gigantesco sotto il profilo ambientale. E su questo pare si siano trovati anche la Regione e l’Ufficio del Commissario per la depurazione. Tant’è che sempre Straface in una recente nota ha dichiarato che dalla Regione «saranno destinati circa 1 milione e 700 mila euro per il sistema fognario e circa 20 milioni di euro per l’impianto di depurazione di Boscarello».
Il problema, anche in questo caso, sono i tempi. Perché, a quanto pare, dal momento in cui parte la fase progettuale per l’ampliamento del depuratore (atteso che per il collettamento c’è un progetto preliminare) serviranno almeno 18 mesi per la consegna dell’opera e poi almeno un altro mese per il suo collaudo (19 in tutto). Se si pensa che di mesi alla data X ne mancano “solo” ventitre e che ad oggi non c’è ancora nulla è comprensibile ogni preoccupazione o perplessità!
Insomma, il nuovo ospedale della Sibaritide, la più grande opera pubblica regionale in costruzione in questo momento in Calabria, rimasta ferma alle procedure e ai progetti per oltre 14 anni, ora che sta venendo su rigogliosamente, rischia di perdersi nel vuoto programmatico di una città e, ancor prima, di un territorio che, pur ritenendo strategica - a parole – l’area di Insiti, nel corso degli ultimi due decenni non ha fatto nulla affinché quella zona venisse urbanizzata e si rendesse area nevralgica del territorio.
O meglio, qualcosa fu fatta e programmata, come il depuratore consortile che avrebbe dovuto servire le esigenze di Corigliano e Rossano e anche del nuovo ospedale. Quel progetto, però, per le scelte politiche di Stasi non venne mai realizzato.