Frecciarossa inaccessibile, la disavventura di un'anziana coppia: «Ci hanno sollevato di peso!»
La presenza di barriere architettoniche nella stazione rende difficoltosi gli spostamenti delle persone più fragili. Paolo racconta l'avventura per scendere dal treno: «Ad un certo punto siamo rimasti soli nel vagone senza alcun aiuto»
CASSANO JONIO – Un semplice viaggio in treno può trasformarsi in un incubo se a viaggiare è un disabile insieme al suo caregiver. È questo il triste epilogo di una vicenda che ci pone, ancora una volta, difronte ai problemi e alle innumerevoli difficoltà che i cittadini con disabilità incontrano ogni giorno insieme a coloro che se ne prendono cura. Una situazione che ha dell’incredibile perché si aggiunge alla già complicata questione trasporti, il cui servizio risulta inaccessibile e spesso insufficiente se rapportato alle esigenze dell’utenza. Il fatto è che le banchine della Stazione di Sibari sono probabilmente inadeguate ad ospitare i treni di ultima generazione. Almeno così sembra. Tant'è che il gradino d'accesso all'unico Frecciarossa che viaggia a queste latitudini (Sibari-Bolzano) diventa praticamente inaccessibile a chi ha problemi di deambulazione. Perchè? Il gradino di accesso alle carrozze è troppo alto.
A denunciare il disagio, e nello specifico la presenza di barriere architettoniche in prossimità del treno freccia alla stazione di Sibari, che impedisce spostamenti sicuri sia in salita che in discesa è un cittadino del territorio - che chiameremo Paolo - il quale ha deciso di condividere con noi la storia della disavventura di cui sono diventati loro malgrado protagoinisti lui e sua moglie, affetta da una grave forma di Alzheimer.
La donna, con gravi problemi di deambulazione, era in compagnia di suo marito nella stazione della Piana in attesa del treno. «Il primo gradino per la salita e, quindi, l'ultimo per la discesa – spiega Paolo - è posto ad un'altezza da terra che supera i 40 centimetri dalla piattaforma-marciapiede. Tale situazione la si riscontra per tutta la lunghezza del treno».
«Il 6 novembre scorso alle ore 06:20, mia moglie, disabile grave e con difficoltà a deambulare, è stata sollevata di peso da alcuni passeggeri e catapultata dentro il vagone, dopo l'inutile ricerca del personale. A bordo, il capotreno ha precisato di aver più volte segnalato tale grave situazione. Al ritorno, il 09 novembre alle ore 23:42, all'arrivo nella stessa stazione, mia moglie ed io siamo rimasti soli nel vagone, senza poter contare sull’aiuto di alcun passeggero. Nell'aiutarla a scendere ha perso l’equilibrio, rimanendo con un piede a terra e l'altro poggiato sull’alto gradino. Questo movimento le ha provocato uno stiramento. A quel punto, un passeggero ci ha aiutato, senza che nessuno del personale sia intervenuto. Mia moglie è rimasta in stato confusionale per un po’, riportando appunto lo stiramento delle fasce muscolari alla gamba sinistra».
Alla luce di questi avvenimenti è doveroso interrogarsi su quanto siamo ancora lontani dal realizzare spazi e luoghi veramente inclusivi. Consentire ad una persona con disabilità di raggiungere comodamente qualunque luogo significa rendere tutti gli spazi accessibili, ben visibili e adattabili. Per questo motivo è necessaria un’azione incisiva sul tema che tenga conto delle esigenze di tutti i cittadini. In questo modo, ogni passeggero, indistintamente, potrà usufruire del servizio senza incorrere in rischi e disagi.