Maysoon Majidi: presto l'udienza con giudizio immediato. Ferdinando Laghi torna a farle visita
«Sono tornato a controllare il suo stato di salute, da medico sono preoccupato. Ha difficoltà ad alimentarsi, basti pensare che ora pesa solo 39 kg ma ciò che maggiormente mi preoccupa è lo stato di ansia e depressione in cui si trova»

CASTROVILLARI - «È sempre più provata Maysoon Majidi, l'attivista curdo iraniana detenuta nel carcere di Castrovillari con l'accusa di essere una scafista». Per questa ragione il Consigliere regionale Ferdinando Laghi è tornato a farle visita.
Sia per valutare le condizioni di salute, dopo averla trovata assai provata la scorsa volta, in occasione dello sciopero della fame - nonostante l'ottimo trattamento riservatole in carcere, - e da rappresentante delle istituzioni, sia alla luce della prossima udienza con giudizio immediato che si terrà il 24 luglio prossimo e sancirà per la Majidi l'inizio del processo vero e proprio.
«Maysoon ha difficoltà ad alimentarsi, basti pensare che ora pesa solo 39 kg - ha dichiarato Ferdinando Laghi al termine della visita - ma ciò che maggiormente mi preoccupa è lo stato di ansia e depressione in cui si trova. La giovane, in effetti, non si rende conto del perché sia sottoposta al regime carcerario, considerato che era in fuga da un regime repressivo che minacciava proprio la sua libertà e la sua stessa vita».
«Questa ragazza, di etnia curda, attivista per i diritti umani in Iran, giornalista e regista, continua a chiedersi perché si trovi ora accusata di un crimine terribile e infamante - continua - un'accusa, quella di essere una "scafista", che mal si coniuga con i principi che hanno sempre ispirato la sua vita e che l'hanno costretta alla fuga; fuga resa possibile dalle elevate somme di denaro pagate dalla sua famiglia, per consentire a lei e al fratello, oggi in Germania, una vita più sicura e migliore».
«Certo una vicenda piena di lati oscuri, che richiedono di essere, e certamente lo saranno, adeguatamente approfonditi e valutati per giungere ad una giustizia giusta, celere e umana» conclude Laghi.