Ospedale o ospedaletto? A Insiti (e in Regione) è ancora tutto fermo
La firma del Decreto per l’ultimazione dell’opera slitta di giorno in giorno. Questo fa sorgere tanti dubbi. Su tutti, il timore di un ridimensionamento del progetto: Corigliano-Rossano potrà mai avere un ospedale più all’avanguardia rispetto a quello di Cosenza?
CORIGLIANO-ROSSANO – Il nuovo ospedale della Sibaritide si sta perdendo dai radar della politica regionale? È una domanda ricorrente negli ultimi giorni, soprattutto da quando sulla grande infrastruttura che sta sorgendo a Insiti è calato il silenzio o, comunque, è passata in secondo piano rispetto alle dinamiche elettoralistiche di Corigliano-Rossano. Ebbene, l’attesa firma sul Decreto dirigenziale, che dà il via libera al piano economico-finanziario e, quindi, alla variante tecnico-sanitaria e – dunque – alla riapertura dei cantieri, ancora non è stata apposta. O quantomeno non c’è nulla che faccia intendere che ci possa essere stata. Anzi. Pare che, ogni giorno, in Cittadella a Catanzaro, ci sia un problema o un cavillo che faccia slittare la firma su quel foglio che sbloccherebbe la ripresa dei lavori.
Il Decreto, in realtà, doveva essere già vidimato alla fine del 2023 per far sì che i lavori potessero iniziare entro l’inizio della primavera e, quindi, essere conclusi – con ritmi serratissimi («capacità di spesa di 9 milioni di euro al mese» aveva detto Pasqualina Straface all’Eco in Diretta) – entro il primo semestre del 2026.
Si è già in ritardo di oltre un mese sulla tabella di marcia e, questo, non lascia presagire nulla di buono per il futuro.
Insomma, un momento di impasse. Sinceramente inspiegabile. Anche se di visioni immaginarie su quella che, al momento, è l’opera pubblica regionale più importante in cantiere, se ne sviluppano a iosa. Tutte condite, ovviamente, di dubbi.
Su tutte, le perplessità legate alla volontà di realizzare un grande ospedale, ultramoderno, in periferia e in diretta concorrenza con l’hub di Cosenza. Davvero la politica “cosenzacentrica” permetterebbe questo? E infatti c’è chi sostiene che in questi giorni ci sia uno scontro, tutto interno ai quadri dirigenziali regionali, per ridimensionare un po’ le mire di un nuovo ospedale che avrebbe nella sua pancia addirittura la medicina nucleare, più di 300 posti letto e soprattutto una capacità logistica ed una proposta sanitaria invidiabile non solo in Calabria ma probabilmente nell’intero Meridione. Sarà davvero così? Non lo sappiamo ma, di certo, non meraviglierebbe se alla fine a Insiti, dopo tantissimi anni di attesa, sorgesse un “semplice” ospedale di provincia finalizzato esclusivamente ad accorpare il “Giannettasio” ed il “Compagna”. Tutto qui, senza molte pretese.
Ma nel mentre la mente viaggia e ridimensiona un ospedale in un ospedaletto, la questione rimane prettamente economica. I soldi per finire l’opera ci sono; ed è forse l’unica cosa che non manca. Il dilemma sta nel capire da dove prenderli e soprattutto quanti se ne vogliono/possono spendere. Perché è proprio la cassa a fare la differenza, anche sui tempi. Una delle ipotesi più accreditate negli ambienti istituzionali regionali è che si possa riuscire a finanziare il completamento dell’ospedale (servirebbero circa 250milioni di euro) dalle eccedenze della fiscalità regionale. Questo consentirebbe di avere un iter molto più veloce rispetto all’utilizzo dei fondi ministeriali, il cui ottenimento ha una trafila molto più tribolata e complessa (ad ogni modo sicura). Ma questo è anche il dilemma che confermerebbe il sospetto di un ridimensionamento dell’opera (250milioni di euro sono tanti soldi).
Poi, come ricordavamo nelle settimane scorse, c’è la “variabile Occhiuto”. Se davvero, come ha confermato lo stesso Governatore dai palchi del congresso regionale di Forza Italia, dovesse venire meno l’obiettivo delle elezioni regionali per la riconferma di un secondo mandato, è chiaro che verrebbe meno anche l’interesse assiduo su una infrastruttura di così alto impatto mediatico. E questa, tra tutte, sarebbe la notizia più sconfortante