«L'Italia non è un Paese per infermieri»
Sapia (Uil): «È assurdo che il lavoro dei professionisti infermieri non sia al passo coi tempi. Oggi stiamo parlando di una carenza stimata di 70 mila unità, che è destinata ad aumentare sempre di più»
CORIGLIANO-ROSSANO - Nonostante i numeri da record registrati alla facoltà di infermieristica dell'Unical di Rende (leggi qui), in tutta italia si registra un calo del numero di iscritti per la Laurea in Scienze Infermieristiche, la percentuale è del -10. 05% rispetto allo scorso anno per esempio.
«L’Italia continua a non essere un Paese per infermieri. Senza un intervento immediato salta in aria l’intero Servizio sanitario nazionale. È inutile girarci intorno: se mancano gli infermieri gli ospedali chiudono».
Lo afferma Giannantonio Sapia, Sindacalista della Uil, Dottore in Scienze Infermieristiche, presso il pronto soccorso dello spoke del presidio ospedaliero di Rossano, a tal proposito, vista e considerata la realtà in cui opera, chiede al Governo e al Parlamento di modificare le regole di esercizio delle professioni sanitarie.
«È assurdo che il lavoro dei professionisti infermieri non sia al passo coi tempi. Oggi stiamo parlando di una carenza stimata di 70 mila unità, che è destinata ad aumentare sempre di più. Bisogna rimodulare e rendere più attraente la professione infermieristica in generale con maggiore e più semplice opportunità di impiego, nonché di compenso retributivo più appetibile e dignitoso, premiando, se è il caso, la competenza e la sana competizione...».
«Inutile, quindi, ricorrere a personale proveniente da Paesi Esteri. Il Parlamento ascolti coloro che vivono quotidianamente in "trincea" tra lettighe, presidi e urgenze di ogni genere, o colore. In ogni caso, il lavoro in Ospedale è usurante per tante motivazioni, ma gli infermieri a tutt'oggi non rientrano nella categoria e, a tal proposito, chiedono che venga loro riconosciuto concesso un adeguamento salariale».