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A Rossano centro storico chiude anche l’ultimo sportello bancario. Il nulla avanza

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CORIGLIANO-ROSSANO – Alla fine, la logica della famigerata ma essenziale logica della spending review, abbinata alla evidente totale assenza di concertazione, ha avuto la meglio. Dopo più di 15 anni dal primo allarmante avviso di soppressione, la sede della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, l’ultimo sportello di credito operativo nel centro storico di Rossano, chiuderà i battenti. Dal primo gennaio 2024, in via Traforo, lo sportello bancario non ci sarà più. L’utenza della città alta dovrà “accontentarsi” dei servizi forniti da Poste italiane che gode anche del ramo banking.

Poco male, obietterebbe qualcuno, dal momento che oggi anche i servizi di credito viaggiano per larga parte sulle piattaforme online. Quindi i disagi dovrebbero essere minimali. Quello che non funziona e non torna, però, è che ancora una volta il centro storico viene messo al centro di un processo di espoliazione costante e continua.

Ma a che serve una banca lì dove c’è una utenza minima? Sostanzialmente a nulla e in una società intermodale fare 3 chilometri per raggiungere la sede dello scalo è davvero una bazzecola. Dicevamo, però, che è la filosofia di fondo che non funziona. Un centro storico davvero appetibile, funzionante e funzionale diventa punto attrattore, non periferia. Se ci fosse stata una visione differente della Rossano alta, non oggi ma da sempre, nessuno – probabilmente – avrebbe impedito che il centro direzionale della banca potesse essere insediato nella sede di via Traforo e gli sportelli allo scalo. Oppure che si potesse continuare a mantenere un servizio a prescindere da tutto e solo per l’autorevolezza che rappresenta quel contesto urbano. Nulla di tutto questo. Perché, come scrivevamo appena stamattina, raccontando le scorribande vandaliche nel centro storico di Corigliano, i due cuori identitari della grande città di Corigliano-Rossano sono sempre più dei ghetti sociali. Sui quali nessuno più investe tempo ed educazione civica: dagli enti di promozione sociale, alle istituzioni, alle scuole che – lo ribadiamo – continuano ad essere le grandi assenti nel processo di consapevolezza e tutela dell’identità.

Il rischio, ora è che possa innescarsi un pauroso effetto domino, anche per gli altri servizi che “eroicamente” resistono e rimangono nei centri storici. La prossima volta toccherà alla filiale Inps di via Acqua di Vale? E il Liceo Artistico?

Il nulla evocato da Michael Ende sembra avanzare… inesorabilmente

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.