Per il presidente dell’Inps Tridico il futuro del sistema previdenziale è a rischio
È inaccettabile avere in Italia tre milioni e duecentomila lavoratori in nero e 100 miliardi di evasione
CORIGLIANO-ROSSANO - Una fotografia abbastanza preoccupante sul futuro del sistema previdenziale italiano è al centro di un libro scritto a quattro mani dal giornalista del Corriere della Sera, Enrico Marro, e dal presidente nazionale dell’Inps, il calabrese, Pasquale Tridico. L’analisi fatta soprattutto da Tridico dovrebbe suonare come un duro e preoccupante monito per chi attualmente governa il Paese. In buona sostanza il presidente dell’Inps sostiene che i bassi salari di oggi, determineranno domani pensioni inadeguate mettendo a rischio la sostenibilità del sistema previdenziale italiano.
Le politiche del lavoro si intrecciano con il declino demografico del Paese, alimentando numerosi interrogativi sulla tenuta del patto generazionale. Tridico cerca di sovvertire il paradigma, invitando a focalizzare l’attenzione soprattutto sul tasso occupazionale perché, spiega, «il sistema contributivo funziona benissimo. A patto che le persone nell’arco della loro vita lavorino in maniera continuativa. Chi lavora avrà una pensione, chi non lavora oggi ha il problema della mancanza di un sostentamento, domani avrà il problema della pensione. Secondo me – sostiene ancora Tridico – bisognerebbe concentrare l’attenzione e gli investimenti per garantire una continuità salariale e quindi contributiva».
C’è poi anche chi ha il lavoro, ma a nero o sottopagato, e quindi con una contribuzione scarsa o addirittura nulla: «Questa è una grave piaga per l’Italia. Una piaga non da Paese del G7, ma da Paese in via di sviluppo. È inaccettabile avere in tutta la penisola tre milioni e duecentomila lavoratori in nero e 100 miliardi di evasione. Certo, i dati sono in leggero calo, segnale che sul piano dei controlli qualcosa è stata attivata. E però le statistiche ci restituiscono ancora delle cifre da terzo mondo».
Il Mezzogiorno, con la sua scarsa produttività, l’alto tasso di disoccupazione e gli stipendi al di sotto della media nazionale, è l’area in cui la problematica è destinata a manifestare le ripercussioni più gravi. «La Questione meridionale ancora esiste purtroppo – ammette Tridico – I nostri giovani sono disposti a lavorare, infatti vanno al Nord o all’estero, alimentando il sistema pensionistico di altre nazioni. Non c’è un problema di offerta, ma di domanda di lavoro, cioè di assorbimento di capacità, di capitale umano che si forma, che va risolto appunto tramite investimenti».