Sui tetti (inaccessibili) delle strutture del Parco Sant’Angelo ammassi di pietre: come ci sono arrivate?
L’inciviltà antigravitazionale regna sovrana. Certo, quelle selci non danno fastidio a nessuno ma sono il simbolo di un senso civico e del bene comune che sta sparendo

CORIGLIANO-ROSSANO – Senso civico, questo sconosciuto. Una ripresa amatoriale con un drone sul parco di Lido Sant’Angelo, di qualche giorno fa, ha restituito un’immagine. Un dettaglio, a dire la verità, solo per chi osserva. L’occhio digitale della fotocamera, infatti, si è posato sul tetto della celebre pagoda, una struttura alta e aperta che, soprattutto d’estate, offre refrigerio naturale a chi dalle rinomate spiagge bizantine va verso i parcheggi. Ebbene, su quel tetto, inaccessibile (non ci sono scale o altri accessi se non dal cielo) ci sono cumuli di inerti, perlopiù sassi da spiaggia.
Difficile pensare che siano arrivati li sopra posati da volatili (a meno che non fossero pterodattili), ancor meno che siano stati trasportati dal vento. È sicuramente la mano dell’uomo, degli incivili, ad aver sfidato la gravità portando quelle selci a “posarsi” sulle betonelle di copertura della pagoda. Una sorta di tiro al bersaglio contro una struttura pubblica, di tutti, che in quanto tale qui, nella nostra cultura, evidentemente è percepita come di proprietà di nessuno. Pertanto vandalizzabile.
Probabilmente quelle pietre stanno lì da mesi se non da anni, probabilmente è stato un atto così naturale che chi lo ha compiuto non si è preoccupato nemmeno che quell’area è videosorvegliata. Anche perché – francamente – chi va a disturbarsi per andare a scoprire i responsabili di quel gesto?
Ovviamente la questione è molto più grave e profonda di quattro selci buttate su un tetto. Dicevamo, il problema è molto più profondo, culturale che ci mostra una società che con il passare degli anni sta sempre più degradando verso l’inciviltà. Un tempo un bell’arredo urbano, anche se minimale, era un vanto per una città. Non solo per gli amministratori ma soprattutto per i cittadini. Oggi, invece, a Corigliano-Rossano ma in ogni parte del mondo e d’Europa imbrattare, vandalizzare, rendere sfregio ad un bene comune è diventato per alcuni simbolo di contestazione (si vedano gli ultimi avvenimenti che hanno interessato Palazzo Vecchio a Firenze) per altri sfogatoio di violenza e vandalismo. Ma, del resto, da uno Stato, da una società che ha rinunciato – tra le tante cose – all’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole per fare spazio ad altre discipline, sicuramente non più importanti, cosa ci si può aspettare?