Normalizzare la sanità in Calabria non è un'impresa semplice: tra medici onesti e altri meno
Meritoria l'opera del presidente/commissario ad acta Roberto Occhiuto ma resta un dato culturale difficile da scalfire: non tutti nel mondo della sanità svolgono il loro lavoro obbendendo al giuramento di Ippocrate. Ecco alcuni esempi
CORIGLIANO-ROSSANO - La sanità in Calabria va sicuramente normalizzata e di questo tutti ne sono consapevoli e coscienti.
Diversi i commissari straordinari che si sono succeduti, ma tutti si son dovuti arrendere a quello che è stato definito un pozzo senza fondo.
L’impresa è davvero ardua, ma con coraggio ci sta provando in prima persona il governatore Occhiuto; riuscirà a rendere il tutto “normale” o, quanto meno, a correggere le brutture più evidenti? L’augurio che si fanno i calabresi è proprio questo.
Per il momento registriamo che, con il piglio di chi vuole fare le cose per bene, il governatore sta prendendo decisioni coraggiose: riapertura di alcuni ospedali periferici, specializzazioni di determinati presidi, previsioni di assunzioni un po’ dappertutto, collaborazione di medici stranieri; tutte cose che sembrano portare nella direzione di una normalizzazione, ma la strada è ancora lunga ed a macchia di leopardo si assiste a manifestazioni di protesta per gli ospedali che chiudono, disattenzioni sanitarie e servizi di urgenza che mancano.
Se a tutto ciò si aggiunge la poca professionalità di tanti medici specialisti che, spergiurando sul giuramento di Ippocrate, esercitano l’unico interesse del business, lo sfascio è completo. Sono tanti i medici che si sono riconvertiti al dio denaro. Se si chiama per una visita convenzionata, l’attesa è di alcuni mesi; se invece la visita viene prenotata privatamente l’attesa, come d’incanto, sparisce e per l’indomani al massimo lo specialista si libera. Per non parlare poi del metodo di pagamento della visita privata. Il POS di cui si è dotato il professionista è sempre difettoso, al pagamento in contanti non segue la fattura e quando la si richiede il prezzo della visita aumenta. Certo non bisogna fare di tutta l’erba un fascio; ci sono anche medici coscienziosi ed onesti, ma la stragrande maggioranza ha dimenticato la propria deontologia professionale.
L’opera di Occhiuto è quindi meritoria e coraggiosa; la speranza dei calabresi è quella che riesca a migliorare qualcosa anche nell’attesa di non dover più affrontare i viaggi della speranza che portano i malati fuori regione.
Fa rabbia constatare che tantissimi luminari della medicina sono calabresi, mentre in Regione si ha questa sanità che fa acqua da tutte le parti.
Ci sono anche altre questioni che si reputano “minori” ma che incidono fortemente nella vita degli ammalati, anziani in particolare.
Un paziente che necessità semplicemente di una ricetta medica per poter prelevare le medicine in farmacia, è costretto a recarsi dal proprio medico, fare una fila che spesso è estenuante, uscirsene con la preziosa prescrizione e recarsi in farmacia, dove spesso trova un’altra fila di persone molto folta.
Tutto ciò non è certo il massimo dell’organizzazione, a maggior ragione se il paziente è anziano o non deambula; ma anche se fosse giovane e senza problemi di deambulazione, perdere intere giornate semplicemente per prendere delle medicine è un sistema che andrebbe perfezionato.
Alcuni medici si sono organizzati con l’invio delle ricette on-line e questo risolve gran parte dei problemi, ma non tutti hanno dimestichezza con la digitalizzazione (sia medici che pazienti) ed allora tutto si complica.
Non è raro trovare persone in attesa nei pressi degli studi medici alle ore più impensate. Qualcuno addirittura si presenta alle cinque di mattina e quando le persone cominciano ad aumentare, si procura fastidio anche ai condomini che sono nelle vicinanze.
Sono tante anche le persone anziane e sole in casa che non possono uscire per fare queste processioni dai medici ed in farmacia ed allora come si fa?
Sperare nella visita domiciliare del medico a scadenza settimanale o quindicinale, nella maggior parte dei casi, è pura utopia.
Probabilmente si dovrebbe pensare ad un modo diverso di avere le medicine dalla farmacia, specialmente quando sono le quelle solite; forse dovrebbe essere organizzato anche un servizio di recapito a domicilio.
Con l’avvento della digitalizzazione questo non dovrebbe essere difficile, basta volerlo.
In altre Regioni tutto ciò avviene regolarmente; sperare che prima o poi avvenga anche da noi è troppo?