La consapevolezza del cibo e quei prodotti "in scadenza" che potrebbero alleviare la povertà
Quello del panificatore di Vibo che la sera lascia il prodotto invenduto nelle disponibilità degli indigenti potrebbe essere una buona pratica per evitare sprechi e consentire di vivere a chi non ce la fa
CORIGLIANO-ROSSANO - Che fine fanno gli alimenti che sono in procinto di scadere nei supermercati? Alcuni li scontano del 30 o addirittura del 50%, ma se restano invenduti anche dopo lo sconto applicato?
Da notizie trapelate - quasi fossero segreti di Stato - sembra che le grandi catene come Lidl ed Eurospin mandino al macero i prodotti, di altre catene non si conosce la strategia.
Eppure in Italia ed all’estero diverse comunità assistenziali vivono e si mantengono esclusivamente con questi prodotti.
La data di scadenza, infatti, non è una data perentoria ma è una data consigliata, specialmente quando l’indicazione è “consumare preferibilmente entro il”. Nessuno può pensare che fino alla mezzanotte di un determinato giorno il prodotto è buono ed al primo minuto del giorno successivo il prodotto è da buttare.
Cosa dice la legge in proposito? “Il termine minimo di conservazione è la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione; esso va indicato con la dicitura "da consumarsi preferibilmente entro.... quando la data contiene l'indicazione del giorno o con la dicitura" da consumarsi preferibilmente entro la fine .... negli altri casi.".
Se viene citato un termine minimo, non significa che dopo tale data il prodotto non sia più buono e tutte le brave massaie del mondo sanno come riconoscere se un prodotto è commestibile oppure è andato a male.
La legge vieta anche di mettere in commercio prodotti con la data di scadenza distante un solo giorno. Qualche volta nei supermercati si trova qualcosa già scaduto, ma quello è dovuto all’incuria del personale, per cui bisogna stare sempre attenti.
Certo nessuno andrà a comprare prodotti scaduti, ma andare a distruggere prodotti che potrebbero alleviare le sofferenze di tanti poveri, sembra davvero una bestemmia.
Proprio in questi giorni è stata divulgata una notizia di un panificatore della provincia di Vibo Valentia che a sera, prima di abbassare la serranda ed andarsene a casa, prepara dei sacchetti col pane e le pizze invendute e li piazza li nei pressi a disposizione di chi ha difficoltà. Questa è già una bella notizia, ma quella più bella ancora è che al mattino trova qualche sacchetto di pane non prelevato; segno che chi ha avuto necessità, ha preso solo quello che gli serviva lasciando ad altri la possibilità di fare la stessa cosa.
Può essere da esempio anche per questa parte di Calabria, dove i poveri sono sempre più numerosi?
Sperare che i grandi supermercati cambino strategia sembra inverosimile, ma che tra i piccoli si possa creare una rete di solidarietà è ancora possibile per avere la speranza di restare umani.