Riusciremo mai a liberarci dalla "persecuzione" delle campagne pubblicitarie?
C'è una nuova regola: ribadire il proprio «no» alla telefonata commerciale indesiderata per indurre il call center o la società che ha contattato il cittadino ad annotare subito la sua volontà e cancellare il nome dagli elenchi
CORIGLIANO-ROSSANO - Riusciremo mai a liberarci dalla "persecuzione" delle campagne pubblicitarie? L’impresa è davvero ardua e negli ultimi giorni è diventata una vera e propria tortura; qualcuno riceve addirittura sei telefonate al giorno.
Le inventano tutte per cercare di racimolare qualche contratto telefonico, di luce o di gas. Dalle vocine registrate che confidenzialmente danno del tu, a quelle suadenti che dicono di voler farti risparmiare, tutti aspettano un semplicissimo “si” per poter sgraffignare un contratto. Quando poi qualcuno, inavvertitamente si distrae ed offre il proprio assenso, sono dolori a voler tornare indietro.
Telefonate che si ricevono sia al numero fisso che a quello mobile e le ore sono sempre quelle meno indicate per chi riceve, ma le più propizie per chi le effettua, perché sanno che a quella determinata ora sei a casa per il pranzo o per la cena.
Si sa bene che ad effettuare queste chiamate, di solito, sono ragazzi che per racimolare qualche soldino stanno ore ed ore al telefono e non si vorrebbero maltrattare (anche se dopo la seconda diventa difficile trattenersi) e quindi si sono inventati la vocina registrata che ti invita a prendere nota del fatto che il tuo fornitore ha praticato un sensibile aumento delle proprie tariffe, salvo poi a capire che, chi chiama non conosce quale sia il tuo fornitore.
Non c’è registro delle opposizioni che tenga. Sebbene ci si registri e si segua pedissequamente la procedura, le telefonate continuano ad arrivare sempre più numerose.
Nel 2011 ci aveva provato Brunetta, all’epoca Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, a regolamentare il tutto promuovendo il primo registro delle opposizioni e legiferando su di una sorta di autoregolamentazione delle aziende, ma il progetto è miseramente fallito.
Lo scorso anno invece un decreto del Presidente della Repubblica del 27 gennaio 2022, il n. 26, ha cercato ancora una volta di regolamentare la questione, ma sembra quasi che in contrapposizione le aziende incrementino le proprie chiamate.
Non c’è via di scampo; questi fantomatici call center continuano imperterriti a fare quello che vogliono.
Sembra però che qualche cosa stia cambiando. In questi giorni il garante della privacy ha stabilito che non sarà più necessario inviare una mail per eliminare il proprio nominativo dalle liste utilizzate per il telemarketing. Sarà sufficiente, spiega il Garante, ribadire il proprio «no» alla telefonata commerciale indesiderata per indurre il call center o la società che ha contattato il cittadino ad annotare subito la sua volontà e cancellare il nome dagli elenchi utilizzati per le vendite telefoniche.
Il principio è stato affermato dal Garante per la protezione dei dati personali che, al termine di una complessa attività istruttoria, ha rilevato diverse condotte illecite messe in atto in particolare da Edison Energia Spa nei confronti di un numero rilevante di utenti. Questi ultimi hanno infatti segnalato la ricezione di telefonate senza consenso, il mancato riscontro alle richieste di non ricevere più telefonate indesiderate, ma anche l’impossibilità di esprimere consensi liberi e specifici per diverse finalità (promozionali, profilazione, comunicazione di dati a terzi) nell’ambito del sito o dell’app e, infine, la presenza di informative carenti o inesatte.
Fino ad oggi tutte le normative sono state raggirate. Riuscirà il garante a farci stare tranquilli?
La privacy tanto ricercata e difesa ha comunque un sapore beffardo. Quando ci i reca in un ufficio, per presentare qualsiasi richiesta, fanno firmare documenti di consenso al trattamento dei propri dati personali, salvo poi accorgersi che basta fare una qualsiasi ricerca su internet che immediatamente giungono mail e telefonate a proporre il bene o l’indumento cercato, mentre i social propongono proprio gli oggetti visti in rete. Sembra quasi che ti leggano nel pensiero.
Sicuramente c’è di peggio nella vita, ma inutile nascondere che queste pratiche di vendita sono davvero noiose.