Patto di collaborazione: dar vita ad azioni che coinvolgano direttamente la cittadinanza
Il comune già dal 2019 è dotato di un regolamento sulla materia
CORIGLIANO-ROSSANO - Partecipazione, sussidarietà, amministrazione condivisa, cittadinanza attiva e bene comune, sono le parole chiave alla base dei cosiddetti “Patti di collaborazione”. Si tratta di un accordo con il quale i cittadini attivi e il comune di Corigliano-Rossano individuano beni comuni urbani per i quali avviare un intervento di rigenerazione e un progetto di gestione condiviso per la loro cura.
I cardini di ogni progetto che sfocia in un patto sono l'impegno e la responsabilità delle parti coinvolte nello svolgimento delle attività concordate e programmate. Tema abbastanza interessante ed innovativo che è stato al centro ieri pomeriggio, presso il Centro di eccellenza di Corigliano Scalo, di un convegno organizzato dall’Amministrazione comunale e il Laboratorio per la sussidiarietà Labsus.
Una delle principali peculiarità del Patto di collaborazione, è stato ribadito nel corso dell’iniziativa, sta nella sua capacità di coinvolgere soggetti, anche singoli, generalmente distanti dalle tradizionali reti associative, interessati principalmente alle azioni di cura di un bene comune. L’alto tasso di informalità, che può ricomprendere anche gruppi informali, comitati, abitanti di un quartiere uniti solo dall’interesse nel promuovere la cura di un bene comune specifico, è la principale caratteristica che rende questo strumento diverso e più vantaggioso rispetto ad altri strumenti più noti a cui si affidano normalmente le pubbliche amministrazioni (affidamenti, concessioni, adozioni e simili).
I soggetti istituzionali chiamati a sottoscrivere un Patto di collaborazione possono essere più di uno a seconda dell’oggetto del Patto, della proprietà del bene comune, delle azioni di cura previste, delle forme di sostegno, dell’interesse generale tutelato. Le forme di sostegno da parte delle pubbliche amministrazioni possono essere le più varie, non necessariamente di natura economica. I Patti di collaborazione sono il principale strumento per l’attuazione dell’Amministrazione condivisa dei beni comuni attraverso il Regolamento di cui il comune di Corigliano-Rossano si è dotato nel 2019 quando era ancora in carico il commissario Bagnato.
A spiegare l’importanza e la portata, sicuramente rivoluzionaria dell’ambito della destinazione di alcuni beni comunali, è stata il vice sindaco con delega al patrimonio, Maria Salimbeni, e Pasquale Bonasora presidente di Labsus. Elisa Albarosa, responsabile dello Sportello beni comuni del comune di Chieri (Torino), ha parlato dell’esperienza che in merito ha fin qui condotto l’ente locale piemontese.
«Corigliano-Rossano – ha affermato il vice sindaco Maria Salimbeni - ha già iniziato il suo cammino in tema di patti collaborazione lo scorso anno, il primo è stato sottoscritto tra il Comune e Associazione “Auser Corigliano” per la rigenerazione e cura dell’area verde di proprietà comunale in via Alcide De Gasperi. Il secondo è stato siglato con il Rotary Club Corigliano-Rossano “Sibaris” ed è finalizzato alla cura e rigenerazione di una porzione di area comunale destinata a centro polifunzionale. Questa amministrazione, anche al fine di tutelare le generazioni future – ha aggiunto la Salimbeni, che ha anche la delega alla Valorizzazione del Patrimonio – tutela i beni che la collettività riconosce come comuni, in quanto funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone nel loro contesto ecologico urbano e rurale. Principi fondamentali nel governo dei beni comuni sono la cura condivisa e la partecipazione nei processi decisionali».
Pasquale Bonasora oltre che illustrare alcune esperienze che nello specifico sono state avviate in varie parti d’Italia ha affermato che: «Un Patto di collaborazione racconta la storia delle persone che lo sottoscrivono. Conoscere e far conoscere quelle storie contribuisce a trasmettere il senso più profondo di un determinato Patto. Anche la sua replicabilità in un altro territorio, in relazione ad una stessa tipologia di bene comune, può essere favorita se si conoscono le persone e la loro storia che rendono il Patto non un semplice atto burocratico, ma l’espressione di una relazione di condivisione». Al convegno era presente, tra gli altri, anche il dirigente del settore patrimonio del comune Danilo Fragale.