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Fusione, indietro non si torna ma c’è una valanga di problemi da risolvere… e non è tutta colpa di Stasi

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CORIGLIANO-ROSSANO – Si anima la discussione attorno al processo di fusione che ha portato alla nascita di Corigliano-Rossano. Un progetto che – continuiamo a ribadirlo – è stata la più grande e importante rivoluzione culturale che i popoli di due città hanno saputo compiere nel corso dell’ultimo secolo. Se ne ritorna a parlare oggi, nella speranza che quanti si sono spesi negli anni per il concepimento di questa idea tornino ad occupare gli spazi e i presidi sociali e politici lasciati colpevolmente vacanti, dopo che un gruppo di cittadini delle due sponde della città, legittimamente ma pur senza aver palesato concretamente delle motivazioni plastiche e reali, ha fatto fronte comune per chiedere un ritorno al passato, un passo indietro allo scopo di ripristinare le due municipalità.

Al netto della reale possibilità che questo piano possa andare in porto, è un bene che questa presa di posizione sia venuta fuori in tutte le sue crude spigolature. Semplicemente perché sembra – appunto – aver rianimato il dibattito pubblico politico e sociale. Ieri la presa di posizione, chiara e netta, dell’intero centro destra cittadino sceso in campo, con tutte le sue forze, per difendere e rilanciare il progetto della fusione  e trovando il capro espiatorio del malcontento diffuso in città nella gestione amministrativa del sindaco Stasi.

Oggi a portare un contributo importante alla discussione – auspicando che presto si possa passare dalle pagine della stampa e dei blog locali alle piazze – è l’associazione XXV Aprile – Marco De Simone, guidata oggi dal presidente Marco Palopoli. Non un partito ma un ente di promozione sociale dove da sempre si “rifugiano” le anime della sinistra riformista della città. Che oggi mette sotto accusa la politica e il “politichese” che starebbe alimentato spinte municipalistiche «che rischiano di riportare indietro il confronto mettendo elementi divisivi nel momento in cui, invece, c’è bisogno di una unità politica ed istituzionale di tutto il territorio». Insomma, indietro non si torna, ma è giusto affrontare la valanga di problemi che attanagliano la città e che per i sodali dell’associazione non sono tutti ed esclusivamente imputabili alla gestione Stasi.

Le responsabilità molteplici che stanno affossando la fusione

«Bisogna riconoscere a coloro che si battono per il ritorno alle due municipalità – scrivono dall’associazione XXV Aprile – Marco De Simone - di porre un problema reale e cioè che il Comune, unico così come si è proceduti nella sua realizzazione in questi primi anni, non solo non ha prodotto al momento i risultati sperati, ma ha disatteso le speranze di tanti di coloro che si sono battuti e si battono per la sua realizzazione. Siamo dell’avviso che le responsabilità al riguardo siano molteplici e, pur al netto delle critiche che è possibile rivolgere alla gestione amministrativa della città degli ultimi anni, esse siano da ricercare in vari ambiti, non ultimo in quello della politica regionale degli ultimi tre anni, caratterizzata da una visione miope della realtà del nostro comprensorio e da ritardi nella realizzazione di necessarie strutture da anni avviate e non completate».

E da qui l’elenco delle cose che in questi anni avrebbero potuto agevolare il processo di fusione e che non sarebbero state fatte a causa del palese disinteresse della Regione. «Basta pensare alla valorizzazione delle infrastrutture esistenti (Porto e ZES); al completamento di quelle in via di realizzazione (Ospedale ed Elettrificazione della linea Ferroviaria fino a Catanzaro); all’appalto di quelle già finanziate (depurazione delle acque); al finanziamento di nuove (risanamento e riconversione del sito industriale dell’Enel, finanziamento per il collegamento tra il nuovo megalotto della SS106 già in via di realizzazione e la città di Corigliano-Rossano)».

La "polpa della Calabria"

Poi il monito dell’associazione: «Sarebbe sbagliato tornare indietro ma è altrettanto vero che se restiamo fermi e non procediamo in avanti nella giusta direzione il progetto rischia di affondare. Allora bisogna recuperare le ragioni originarie che hanno portato a questa scelta, cioè alla necessità di dare al territorio della Piana di Sibari – che non dimentichiamolo costituisce il polmone economico e produttivo dell’intera Calabria - un centro politico istituzionale direzionale per offrire servizi e infrastrutture, la rete di collegamento necessaria, per dare nuova organicità e propulsione alle politiche di sviluppo dell’intero territorio della Sibaritide». E sono queste le stesse parole usate nel 2016 dall’allora governatore Oliverio nel dare il via al programma FuturE per la rigenerazione dell’impianto produttivo di Enel di contrada Cutura, quando proferì la proverbiale espressione: «Questo territorio è la polpa della Calabria». Di FuturE non rimase nulla e oggi quella vecchia centrale che poteva rappresentare un motore di traino allo sviluppo del territorio è in fase di smantellamento. Ma questa è un’altra storia.

Il richiamo alla coesione territoriale e a una larga politica di alleanze

Quindi il richiamo al valore della «coesione territoriale» per «una larga politica di alleanze, finalizzata a spingere sul Governo nazionale e su quello Regionale al fine di allocare nuove risorse economiche e finanziarie». «Al contempo – aggiungono - è indispensabile che a partire dalla Giunta Regionale a finire all’Amministrazione Comunale vengano messe in atto tutte quelle azioni necessarie per recuperare i ritardi accumulati negli anni a partire dalla realizzazione dell’Ospedale della Sibaritide (struttura necessaria ad elevare gli standard qualitativi sanitari per i 200.000 abitanti della Piana in un territorio in cui sono stati mortificati i livelli minimi di assistenza), fino alla realizzazione del Piano Sanitario Territoriale (riconversione delle strutture ospedaliere di Trebisacce e Cariati), dell’Area portuale ZES, della elettrificazione della linea ferroviaria jonica».

L’auspicio finale è che si possa presto superare «la logica del rimpallo delle responsabilità». «La sfida che abbiamo oggi di fronte impone ai diversi attori, ad iniziare dalle forze politiche ed istituzionali di questo territorio, di dimostrare di essere capaci, sul terreno dell’amministrazione e delle progettualità, di dare risposte immediate ai problemi. Populismi di diversa natura e colore non aiutano certamente ad affrontare i nostri ritardi, anzi li favoriscono facendo perdere di vista gli obiettivi concreti. Come associazione XXV Aprile Marco De Simone – conclude la nota - nei prossimi giorni inviteremo a discutere le altre associazioni culturali, le forze sociali ed economiche, i cittadini, su questi temi invitandoli a misurarsi con le forze politiche e con i rappresentanti istituzionali chiamati ad assumere impegni concreti per lo sviluppo del nostro territorio».

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.