Un gigantesco parco eolico nel bacino del golfo di Corigliano? È più che una idea suggestiva
La proposta lanciata al meeting Rimini dal presidente dell’autorità portuale di Gioia Tauro ha già un piano di attuazione: mega-turbine realizzate a terra (nel porto di Corigliano e Crotone) che galleggeranno a largo dello Jonio, in mare aperto
CORIGLIANO-ROSSANO - «Stiamo immaginando per Corigliano Calabro e Crotone due porti che possano diventare degli hub di produzione di parchi eolici off-shore (ce ne sono tre in attesa di autorizzazione in Puglia e Calabria, con possibilità di servirne ulteriori anche all’estero). Strutture avveniristiche e all’avanguardia, installabili anche ad alte profondità poiché dotate di un corpo sommerso che garantisce galleggiamento autonomo».
Le parole del presidente dell’autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli, aprono una visione nuova per il territorio della Sibaritide. Il numero uno del sistema portuale calabrese è intervenuto al meeting di Rimini (ne abbiamo parlato qui) dando una visione molto chiara e nitida sul futuro degli scali marittimi calabresi. Due su tutti: quello di Corigliano-Rossano e Crotone, sul versante ionico, che ancora oggi vivono in uno stato di sottosviluppo rispetto alle loro potenzialità.
Quella di Agostinelli, però, per come dettagliatamente illustrata e strutturata, sembrerebbe molto più che una semplice idea. C’è un costrutto ma soprattutto c’è un’esperienza su scala mondiale che soprattutto in ottica di transizione energetica si sta consolidando sulle energie rinnovabili. È ovvio, quindi, che serve non solo esplorare nuove tecnologie - in questo caso il “gigantismo dell’eolico” – ma anche nuovi spazi terrestri su cui applicare le tecnologie.
Il bacino jonico del golfo di Taranto potrebbe essere (o è già) uno di questi, una zona di mare ricca di correnti sottomarine e dove spirano forti venti: ideale per un mega parco eolico offshore.
Ma cosa è un parco eolico offshore?
E proprio questa tecnologia – come ci dice l’Ispi (l’istituto per gli studi di politica internazionale) – pur essendo ormai matura e ampiamente commercializzata, sta attraversando una nuova fase evolutiva, con alcuni importanti tendenze che stanno emergendo nel mondo, sia a livello industriale che geoeconomico.
La prima e più evidente trasformazione riguarda la costruzione di turbine di grandezza sempre maggiore: oltre a quelle da 15 MW già in fase di sperimentazione, l’azienda danese Vestas prevede di realizzarne da 17 MW nel breve termine. Si tratta quindi di una dinamica in cui l’Europa riveste un ruolo chiave, rappresentando ad oggi l’attore globale più avanzato dal punto di vista tecnologico. In parallelo, si sta sviluppando la costruzione di piattaforme eoliche galleggianti al posto di quelle che poggiano su fondamenta. Questo passaggio offre un doppio vantaggio: da un lato permette di installare le turbine in zone di mare più aperto e dunque attraversate da venti più forti, dall’altro riduce sensibilmente l’impatto ambientale sui fondali marini, grazie a cavi ancorati al posto di piloni.
Anche in questo sviluppo dell’eolico offshore, l’Europa costituisce l’apripista a livello globale. Il trend più significativo è però costituito dalla creazione di impianti combinati per la produzione di energia rinnovabile offshore, unendo turbine eoliche a pannelli solari e dispositivi per catturare l’energia del moto ondoso. Una soluzione che offre la possibilità di economie di scala, grazie all’installazione di una piattaforma multifunzione al posto di impianti specifici dedicati. Naturalmente, i costi elevati di grandi impianti combinati, limitano questa opzione ai grandi players globali del settore. Infine, questa soluzione permette anche di sviluppare idrogeno verde tramite elettrolisi.