Yuri sta tornando a casa. L’Eco dello Jonio resta ancora sul fronte della guerra
Il racconto del giovane ucraino di Corigliano-Rossano è da pelle d’oca «è una consolazione ascoltare di nuovo parole in italiano». Questo ultimo mese? «È stato l’incubo assoluto»
CRACOVIA – Un sorriso che lascia senza fiato, uno sguardo che abbraccia l’Italia, questa l’espressione sul volto di Yuri questa notte, quando lo abbiamo incontrato.
Quasi non ci credevamo che fosse davanti a noi. Dimagrito, occhi segnati dalla stanchezza e dalla preoccupazione. Lo rassicuriamo sul suo rientro a Rossano, ormai è fatta.
Mentre ceniamo, notiamo in lui la tensione che ancora si porta addosso, quella accumulata in Ucraina. Non mangia molto, il suo stomaco è ancora chiuso e gli chiediamo se ha lo spirito giusto per raccontarci i suoi lunghi giorni trascorsi in un paese sotto assedio.
«E’ stata un’esperienza che difficilmente dimenticherò, perché nelle zone di guerra tutto ciò che è normale, si capovolge». Perché Yuri, anche se esonerato dal servizio di leva ha contribuito ad intensificare la macchina degli aiuti umanitari provenienti dai paesi europei, occupandosi del loro smistamento alla popolazione.
Lavoro iniziato a Leopoli, nei primi giorni di permanenza in Ucraina e poi continuato nella sua città natale, Pervomaisk. Man mano che il tempo passa, Yuri si distende perché come afferma: «E’ bellissimo sentire parlare italiano».
Così inizia il suo racconto: «Ho visto e sentito cose che ancora adesso mi fanno stare male, dai civili sotto bombardamento, agli stessi soldati russi che venivano abbondonati sul campo di battaglia dai loro commilitoni, perché morti o anche solamente feriti. Noi ucraini abbiamo trovato anche il resto dei corpi abbandonati, sbranati dai cani – afferma Yuri – abbiamo seppellito noi quei corpi».
Una realtà cruenta che lascia sempre sbigottiti, anche solo sentendola raccontare. Ma il pensiero di Yuri è solo uno adesso, quello di tornare a casa, dalla sua famiglia. Organizziamo il suo rientro, previsto per domani.
Yuri però ha fretta, troppa per aspettare anche solo un’ora in più, se non necessario, e decide di tornare in Calabria con un volo della sera. Prenotazione fatta. Ora, mentre scriviamo, Yuri si avvicina sempre di più alla sua Elena.
Dopo un veloce briefing telefonico con il direttore dell’Eco, Marco Lefosse e il via libera dell’editore Enzo Lapietra, noi invece, decidiamo di restare. Si perché qui da Cracovia abbiamo ancora molto da raccontare.
Abbiamo documentato l’arrivo e lo smistamento degli aiuti raccolti nel nostro territorio, ora vedremo come avviene tutto il meccanismo del passaggio dei profughi dalla Polonia fino all’Italia, raccogliendo testimonianze.
Una questione delicata, in cui a volte, si sono registrate anomalie, dovute all’operato di alcune fantomatiche organizzazioni/associazioni che si spacciano per umanitarie, che prelevano i profughi appena arrivati in Polonia con la promessa di portarli in Spagna, Germania, Italia e non solo. Ma poi, a volte, di queste persone in fuga dalla guerra, si perde ogni traccia.