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Caos Rianimazione “Giannettasio”: la pezza sembra peggiore del buco

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CORIGLIANO-ROSSANO – “Tutto va bene Madama la Marchese”, manco per niente! Il caso “lampo” che ha interessato il reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale spoke “Giannettasio” di Corigliano-Rossano, sembra essere tutt’altro che risolto. La scorsa domenica mattina l’ordinanza del direttore sanitario del presidio che chiudeva l’unità operativa complessa per carenza di medici (causa il congedo Covid di due medici). Chiusura superata la sera stessa con una comunicazione attraverso la quale il commissario dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina, annunciava il ripristino dell’Uoc con «l’immediato reperimento delle risorse necessarie». Che tradotto significa due nuove medici anestesisti in supplenza a quelli assenti per malattia.

Una bella pezza per salvare i posti letto di rianimazione nella delicata economia sanitaria calabrese dei numeri delle degenze di terapia intensiva che oggi, in tempo di pandemia, sono essenziali per determinare i colori delle regioni. Con 6 posti letto in meno, si sarebbe abbassato il ranch di guardia nel monitoraggio settimanale. Quindi era opportuno correre ai ripari, rimpiazzare temporaneamente i medici, riaprire il reparto e salvare capri e cavoli.

La pezza, però, potrebbe essere peggiore del buco. Perché i problemi di personale rimangono e perdurano. Considerato che quei 6 posti letto del “Giannettasio” sono coperti da soli 6 medici sui 12 che dovrebbero essercene in organico per far funzionare dignitosamente il reparto. A maggio 2021, quando scoppiò il primo bubbone della Rianimazione a Rossano, di medici ce n’erano 8 e già all’epoca la situazione era stata critica. Il problema, quindi, non solo è rimasto ma è drammaticamente peggiorato. In realtà, a conti fatti, anche la consistenza dell’attuale organico è illegale e anti sindacale.

Ciò significa che anche nella condizione cristallizzata a oggi il reparto non dovrebbe essere operativo.

Lo si tiene in piedi, sostanzialmente, per due motivi: il primo, la disponibilità e l’abnegazione dei medici (ma crediamo orami sia una disponibilità a tempo limitato soprattutto dopo le promesse di reclutamento di nuovo personale non mantenute dall’Asp); il secondo motivo è che quasi tutto l’apparato interventistico dello spoke rossanese è praticamente bloccato.

Insomma, finché rimarrà l’emergenza Covid, o meglio finché rimarrà il sistema delle regioni a colori, tutti cercheranno di correre al riparo e mettere tasselli allo scafo di una nave che sta praticamente affondando. Si trovano medici in emergenza.

Quando, però, “tutta questa sabbia finirà e il sole esploderà come tutte le stelle”, allora ci sarà da preoccuparsi per davvero!  E questo perché a quel punto non si sarà fatto nulla per rimediare ad una condizione già deficitaria pre-covid (sono anni ad esempio che il reparto di Anestesia e Rianimazione non ha un primario), che durante la pandemia si è ancora di più aggravata e che nel prossimo futuro rischia l’agonia. Con tutti gli immaginabili problemi che ne potrebbero derivare. Che funzioni ha uno spoke senza un’unità operativa di Anestesia e Rianimazione?

Andava fatta una cosa soltanto: i concorsi. Che nonostante le promesse non sono stati esperiti, differentemente da tutte le altre Aziende sanitarie della Calabria e d’Italia. E non è vero che non ci sono medici da arruolare. Ce ne sono pochi, vanno cercati e soprattutto vanno incentivati. Perché in questo momento storico sono indispensabili come il pane ma domani lo saranno ancora di più. Soprattutto in realtà come quella di Corigliano-Rossano dove continuano a sussistere due ospedali fotocopia, con criticità ed emergenze sovrapponibili, quando invece dovrebbero essere complementari l’uno all’altro.

Cosa accadrà quando aprirà il nuovo ospedale della Sibaritide e tutti i reparti saranno convogliati nell’unico grande plesso di Insiti? Da tempo dicono che dovrà essere un ospedale d’eccellenza. E come lo sarà se – stante così le cose – arriveremo all’apertura del nuovo ospedale con organici sottodimensionati?

Servono i concorsi, non gli avvisi tantomeno i contratti di emergenza a scadenza breve.   

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.