«Grati ai medici ma siamo tutti vittime della disorganizzazione sanitaria dello spoke»
Parlano i familiari del 55enne che ieri pomeriggio era arrivato in pronto soccorso con un dolore al petto e che è stato “costretto” a rimanere in sala d’attesa dove poi ha accusato un arresto cardiaco
CORIGLIANO-ROSSANO - «Mio fratello è stato salvato dalla bravura dei medici… non dall’organizzazione». Sono le parole del fratello dell’uomo, 55enne, che ieri pomeriggio è stato colto da arresto cardiaco nella sala d’attesa del pronto soccorso di Rossano (leggi qui l'articolo). Si trovava lì dopo il triage aspettando che si liberasse un posto in un presidio sempre troppo pieno, sempre troppo affollato e, nonostante tutto, sempre troppo a corto di personale e di spazi.
Un malato con crisi cardiaca in atto non può aspettare il suo turno come un qualsiasi altro paziente. È l’ABC dei protocolli che, però, nello spoke di Corigliano-Rossano vengono costantemente sovvertiti. Perché? Perché manca organizzazione, perché chi dovrebbe decidere che un ospedale spezzatino non serve a nulla continua a rimanere a braccia conserte. Una verità cruda ma purtroppo reale.
Le sale “rosse” ieri erano tutte occupate. E quanti vivono quotidianamente in quegli ambienti ci conferma che questa non è un’eccezione. È tutti i giorni così. Del resto nel Pronto soccorso di Rossano “sbarca” ogni giorno l’intera utenza della Sibaritide, di un territorio vastissimo che si estende da Rocca Imperiale a Cariati, con un bacino d’abitanti di oltre 200mila persone. Troppe per un presidio sottodimensionato e tra l’altro spezzettato in due stabilimenti ospedalieri: il “Giannettasio” ed il “Compagna”.
Eppure, pur tra le miriadi di difficoltà logistiche e organizzative, si continua ad operare. «Alla fine – ci racconta ancora spaventato il congiunto del malcapitato cittadino che ieri ha accusato il malore – attorno a mio fratello hanno fatto squadra tutti i medici e gli infermieri per rianimarlo. Che ringrazio di vero cuore, a partire dal medico del 118 Sinibaldo Iemboli al dottore del pronto soccorso Genesio Salerno finendo all’equipe di rianimazione guidata dal dottore Montilli, per quello che hanno fatto. Certo – aggiunge – siamo rammaricati. Quello che è accaduto poteva essere evitato se ci fosse stata un’organizzazione ospedaliera degna di questo nome». Lo ribadiamo, una persona che si presenta in pronto soccorso con un disturbo cardiaco non può essere “parcheggiato” in sala d’attesa. Ma non solo.
«Pensate – ci racconta ancora il parente del signore in arresto cardiaco - che persino l’elisoccorso ha avuto una procedura tutta strana prima di arrivare. Continuavano a chiedere il peso di mio fratello, volevano sapere quanto pesasse prima di far decollare l’elicottero». Si tratta di una procedura prevista dal protocollo di volo perché non tutti gli aeromobili possono montare persone superiori ad un certo peso. Inconvenienti non di poco conto. Che però accadono. Stessa cosa si era verificata appena un anno fa a Lipari dove un signore ha rischiato la vita proprio perché il suo peso “eccessivo” non era contemplato nel piano di volo. Poi le proteste e l’intervento dei carabinieri risolsero l’inghippo. E stessa cosa è avvenuta ieri a Corigliano-Rossano.
Ad ogni modo, oggi, il 55enne sembra essere fuori pericolo. È ricoverato presso l’ospedale hub “Annunziata” di Cosenza dove ieri sera è stato sottoposto a due interventi di angioplastica. Anche se oggi i familiari si chiedono se quell’arresto cardiaco si sarebbe potuto evitare se solo il loro congiunto fosse stato messo prima in osservazione… organizzazione, medici e posti letto permettendo!