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Corigliano-Rossano, emergenza cimitero: quindici anni di omissioni e mezze verità

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CORIGLIANO-ROSSANO – Non vi parleremo della genesi del cimitero di Rossano, tra i più belli e maestosi del Meridione, con le sue cappelle gentilizie, i suoi viali alberati, con un centro storico monumentale che ebbe a formarsi a partire dal 1855, a seguito del grande terremoto del 1836 e dell’epidemia di colera che piegò la città dal 1837.

Vi parleremo della storia contemporanea che ha inizio all’incirca 15 anni fa e si è sviluppata su una stratificazione intensa e fitta di omissioni, silenzi, mezze verità, bugie e forse anche di menefreghismo istituzionale. L’emergenza cimitero non nasce oggi. Non nasce con Stasi.

Per anni il camposanto è stato il problema reale ma non urgente. Il fatto che si è arrivati adesso senza la possibilità di poter più tumulare i defunti certamente mette in luce l’assenza totale di strategie, di una costante e persistente volontà di accantonamento del problema. Fatto in modo scientifico.

È stato plasticamente riprodotto il gioco della "patata bollente" che, in oltre 10 anni, tutti hanno cercato di scaricare sui successori in attesa che quella patata scoppiasse. E la patata adesso è scoppiata in mano al sindaco Stasi.

Su tutto si può ragionare e muovere critica, anche sul fatto che la nuova Amministrazione voglia adottare una scelta probabilmente “no sense” di realizzare un terzo cimitero; certo è azzardato affibbiare a questo Esecutivo la responsabilità dell’assenza di posti all’interno del cimitero.

La storia – dicevamo – quella contemporanea del cimitero di Rossano ha radici profonde. Ebbe inizio nel 2009, con l’allora sindaco Filareto, quando per la prima volta si palesò in modo serio un problema per l’accesso ai loculi nella nuova area a nord del cimitero (l’espansione delle aree di tumulo diventava difficoltosa da raggiungere per visitatori e operatori). Nell’ambito dei Contratti di Quartiere grazie all’investimento privato venne realizzato un secondo accesso al sepolcreto, proprio dalla parte bassa, che risolse definitivamente diversi problemi: a partire da quello dell’accesso all’area cimitero per finire a quello dei servizi e dei sottoservizi (venne realizzato un ampio parcheggio, venne realizzato l’impianto di canalizzazione delle acque bianche e nere, venne ampliato l’impianto di illuminazione e dell’acqua potabile, etc.). E inoltre, questa nuova strada diede la possibilità di realizzare anche delle nuove batterie.

La questione, però, si ripropose dopo qualche anno. Nel 2013, il sindaco era Peppino Antoniotti, si iniziò a parlare per la prima volta di un secondo ampliamento del cimitero, attraverso un progetto pubblico/privato che avrebbe potuto risolvere per almeno un secolo i problemi relativi allo spazio di sepoltura dei defunti. Ed è stato questo uno dei nodi e punti focali del dibattito per tutti gli anni a venire.

Da un lato lo spettro di una speculazione, mai realmente giustificata, e dall’altro il tira e molla della politica. E fu proprio l’ipotesi di ampliamento del cimitero che da allora iniziò a caratterizzare discussioni e divisioni interne alla politica, dividendo gli amministratori tra i favorevoli e i contrari ad un programma di ampliamento del camposanto con l’intervento pubblico/privato. In questi anni (quasi tre lustri), però, nessuno degli amministratori o dei rappresentanti politici si è posto l’interrogativo su cosa ne pensasse la gente. La stessa che ancora ora, ad esempio, si chiede a cosa possa servire un ascensore nel vuoto (quello del parcheggio di Sant’Antonio mai aperto) mentre non c’è risposta alla richiesta di seppellire i propri cari.

Si dice che il sindaco Antoniotti fosse propenso all’idea di ingrandire l’attuale sede del camposanto per poi trovare opposizioni e contrasti nelle aree influenti della sua maggioranza, che però ufficialmente non si espressero mai.

Passò Antoniotti, arrivò sindaco Stefano Mascaro. Il problema del cimitero era più vivo che mai. Il progetto di ampliamento era sempre fermo sui tavoli dell’ufficio tecnico comunale, con tanto di pianificazione finanziaria che avrebbe consentito al municipio di risolvere un problema senza sborsare un euro. Anche in quella circostanza, però, qualche Richelieu del primo cittadino decise fosse più opportuno costruire nuove batterie, anche in condizioni precarie, che non garantire alla cittadinanza una soluzione definitiva.

Il vero problema, però, non era il project-financing. Già, perché questo era un problema solo per la politica, incapace evidentemente di giustificare le proprie incapacità di programmazione e decisione. Dal momento che quella del privato era ed è rimasta sempre e solo una proposta, risolutiva ma pur sempre una proposta. Quindi, non vincolante e nemmeno imposta. Di fatto, quella che è mancata in quegli anni e negli anni a seguire anche post-fusione è stata la volontà.

Perché nessun amministratore ha pensato di procedere nella soluzione più razionale dell’ampliamento (considerato gli spazi che lo consentirebbero) magari estromettendo il privato? Chi lo avrebbe impedito? Nessuno.

Anzi, in questi anni si è perso più tempo a far passare il privato come il vero problema della questione quando invece l’emergenza stava per travolgere tutti.

Sta di fatto che con la nascita di Corigliano-Rossano, da Mascaro si è passati dalla fase commissariale e dalla fase commissariale a Stasi. Cosa è cambiato? Sostanzialmente è venuto fuori che il “famigerato” progetto pubblico-privato oggi non c’è più (è stato ritirato qualche mese fa) e l’idea attuale è quella di realizzare un terzo cimitero in mezzo tra i territori delle due estinte città. Tutto questo mentre la soluzione palese, semplice e attuabile rimane ferma e lontana dalle intenzioni del palazzo.

Quali sono le prospettive per superare l’emergenza nell’immediato? Quasi sicuramente la realizzazione di nuove ed interminabili batterie, che presto diventeranno grattacieli (senza ascensori) con i poveri defunti che continueranno ad essere ammassati in quei mostruosi alveari di cemento. Tutto questo nella speranza che le dinamiche e le prospettive cambino e che difronte ai problemi reali della città si inizi a ragionare per una volta con la testa e non più con la pancia.

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.