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Ormai si fa quel che si può: arriva un contagiato, porte sbarrate... con le sedie

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CORIGLIANO-ROSSANO - Lo spoke di Corigliano-Rossano è strutturalmente pronto per accogliere e trattare i pazienti Covid? No.

Lo dicono le centinaia di segnalazioni - non solo di disagi e disservizi - che ogni giorno raccontano di come nei due presidi ospedalieri cittadini di fatto non esiste differenza tra aree "sporche" (all'interno delle quali transitano i poveri infetti) e quelle "pulite" (che sulla carta dovrebbero essere sicure dal virus). 

Il problema principale riscontrato ad oggi è che non esiste, ad esempio, un percorso sicuro tra il Pronto soccorso e la Tac dedicata, installata proprio per le diagnosi, non solo sui casi conclamati (che paradossalmente sono i più "semplici" da gestire e vedremo anche il perché) ma anche sui sospetti Covid.

Per arrivare dal piano terra del nosocomio, dove c'è il reparto di primo soccorso, ed il piano uno, dove è installata la TAC ci sono esattamente 380 passi, suppergiu 150 metri da percorrere all'interno della struttura, tra mura chiuse, ascensori promiscui e lunghi corridoi. Insomma, all'interno di una immensa zona grigia dentro la quale transita chiunque e dove il Covid è libero di "pascolare" come vuole, saltellando di qual e di là.

Poi succede che, arrivando un caso Covid conclamato (che ha già un esito di tampone positivo), parte del presidio "Giannettasio" vada in blocco totale. Proprio come accaduto stamattina. Quando per trasferire un uomo affetto da Sars-Cov-2 dal Pronto soccorso alla sala Tac è stato fermato un intero ospedale.

E cosa c'è di male? Direbbe qualcuno. Nulla, se questo è necessario a salvare una vita e preservarne altre centinaia dal contagio. Anzi, in questi casi almeno si conosce il rischio e si sa come affrontarlo.

Il problema vero, però, è che anche in questi casi viene fuori tutta l'incapacità strutturale di questo ospedale, più di qualsiasi altro probabilmente (perché a Rossano arrivano da più parti del territorio e della provincia a fare la famigerata Tac).

Ed è così che quando scatta l'allarme si fa quel che si può. Si sigilla tutto, scatta il coprifuoco e i battenti delle porte vengono bloccati con le sedie, degna di una scena una delle tante commedie cult degli anni '80. Anzi no.

Perché negli anni ottanta la sanità funzionava bene e nel "ridicolo" finivano solo realtà paradossali. Basti pensare che nel 1987 negli ospedali del Paese si potevano accogliere 530 mila pazienti, 365 mila nel 1992 e solo 191 mila nel 2017. Insomma, il paradosso è diventata normalità.

E quella immagine che riportiamo in copertina altro non è che il fallimento della del governo della salute (con o senza commissari) che in questi anni ha consumato soldi come se piovesse riducendo il servizio sanitario pubblico allo stremo.

 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.