Ferragosto a Rossano e il rito de 'a lumingiana chjina
Nella tradizione di un piatto tipico che rende unica la festa di Ferragosto e il ricordo di quando i ristoranti della città si sfidavano a chi preparava il piatto più buono. Una tradizione da riprendere in un processo di consapevolezza
Lunga, tonda o gigante; viola, lilla, gialla o bianca; fritta o impanata, a medaglioni o a polpette, a fedduzze o alla scapece. Gira, vota e riminia sempre melanzana è: l’elemento indiscusso, da sempre, nelle cucine delle casalinghe rossanesi. In modo particolare a ferragosto, quando passeggiare per le vie della Città Alta è davvero come fare l’amore.
Profumi intensi che vengono fuori dalle finestre assolate che si affacciano tra i suggestivi e stretti viottoli della città bizantina. Aromi di spezie e di olio, di menta e alici salate che si librano nell’aria. Il tintinnio delle olive nere, consistenti, carnose che dopo essere rimaste in conserva per tutto l’inverno, in salamoia, il quindici di agosto vengono fuori, sgocciolate nel “menzetto” ed impastate con tutto il resto degli ingredienti.
È la tradizione, il rito delle “melanzane piene” (‘a lumingiana chjina). Una tradizione, appunto, di ferragosto e della festa dell’Achiropita, che conservano ancora le nostre nonne e le nostre mamme ma che, purtroppo, stanno perdendosi nell’omologazione della globalizzazione e nell’appiattimento del modernismo. Addirittura un tempo, non molto lontano, a Rossano, nei ristoranti della città bene, si faceva a gara tra ristoratori e osti a chi meglio sapeva preparare la prelibata “melanzana piena”.
Tra le più celebri, gustose e indimenticabili ci sono quelle della Signora Murano, moglie di Biagio, di don Peppino Scigliano e del Ristorante Felicetti. Il quindici agosto di non molti decenni fa tra le vie di Rossano c’è un vero e proprio grand-prix della melanzana piena. Una rincorsa a trovare la più buona e gustosa. Altri tempi, altre mode, altri sapori che oggi, purtroppo, vanno perdendosi. Ecco, allora che l’Eco dello Jonio in occasione di questo ferragosto lancia una proposta alle famiglie e a tutti i ristoratori della Città affinché ridiano valore a questa pietanza della memoria che affonda le sue radici nella storia più antica del nostro popolo. Riproponete sulle vostre tavole un bel piatto di melanzane piene e fatene tesoro da consegnare alle nuove generazioni.
Una tradizione, quella della gara delle lumingiane chin', che si è persa. E non si sa perché. Sarebbe bello, allora, in un processo di consapevolezza sempre più necessario che un momento di festa ed enogastronomia così bello, unico e coinvolgente venisse ripristinato. Non una sagra ma una festa del piatto tipico e identitario dell'estate ionica.