La condizione delle Tute Verdi è diventata «drammatica». È il momento di restituire dignità ai lavoratori
La segretaria Pietramala all'Eco in Diretta: «Sono anni che i lavoratori garantiscono a proprie spese la campagna di irrigazione. È davvero impensabile proseguire su questa strada. Bisogna riformare l'intero settore»
CORIGLIANO- ROSSANO – Torniamo a parlare di una delle vertenze più urgenti e dibattute degli ultimi tempi, che interessa l’intero territorio della Sibaritide e che è riesplosa dopo essere stata per un po’ silente. Parliamo delle tute verdi e, quindi, dei lavoratori del Consorzio di Bonifica di Trebisacce.
Per fare il punto sull’attuale situazione ci ha raggiunto Federica Pietramala, segretaria compresoriale della Fillea-Cgil, Tirreno-Sibaritide-Pollino, ospite all’Eco in Diretta, il talk della nostra testata condotto dal direttore Marco Lefosse.
Riemergono i gravi problemi dell’ente consortile, il più urgente riguarda i salari. «Ad oggi – afferma la segretaria - i lavoratori vantano nuovamente sei mensilità. È inconcepibile che un padre o una madre di famiglia si rechi ogni giorno sul posto di lavoro e non ottenga il salario che gli/le spetta».
Rispetto all’autunno scorso ciò che emerge, anche dai comunicati stampa e dalle note diramate, è che queste famiglie rischiano il mancato approvvigionamento alimentare. Parliamo quindi di situazioni in cui sono terminati anche i risparmi e le scorte, una condizione drammatica.
«Esatto – conferma Pietramala -, già chi percepisce la retribuzione con regolarità rischia di non arrivare a fine mese, figuriamoci chi accumula tanti arretrati!».
Della vicinanza espressa in questi mesi concitati, ci chiediamo, cosa resta? Gli enti e le realtà sociali hanno mostrato supporto ma non basta.
«È così. Il problema è che si parla di dignità. Quando noi abbiamo chiesto con forza il commissariamento eravamo già in una condizione tragica. Sono anni che i lavoratori garantiscono a proprie spese la campagna di irrigazione. Non è più possibile. Abbiamo chiesto una riforma del settore perché tutti i consorzi versano in queste condizioni ed è davvero impensabile proseguire su questa strada. È necessario riformare l’intero settore, che è fondamentale per l’agricoltura calabrese».
E a proposito della riforma. Sono mesi che giungono dalla Regione “notizie confortanti” sull’approvazione di un nuovo testo che dovrebbe rivoluzionare quello che è il servizio consortile e quindi gli enti che ne fanno parte. Avete avuto modo di leggere la bozza del testo?
«No, in realtà noi, ad oggi, non abbiamo una bozza ufficiale. Ce n’è qualcuna in circolazione però non sappiamo quale sia quella giusta. Al momento non c’è nulla di concreto, tutt’altro. C’è un confronto aperto tra i sindacati e l’Anbi ma è di carattere generale, non c’è un testo. L’idea di Anbi è di fare un consorzio di II livello, così lo hanno chiamato, con consorzi razionalizzati. Loro propongono che ciascuno abbia la propria amministrazione e il proprioPresidente. La Cgil lo ha detto chiaramente: la riforma di cui il consorzio ha bisogno deve mirare all’efficacia e all’efficienza degli enti, alla restituzione della dignità agli agricoltori e ai lavoratori. Le cose che in questi anni non hanno funzionato (il reclutamento dei lavoratori, la questione pagamenti) possono anche essere gestite da un consorzio di II livello, con un diradamento territoriale, ma ci deve essere un solo Presidente, una sola testa a capo, altrimenti si rischia di commettere gli stessi errori».
Lo scorso 23 marzo il consorzio è riuscito ad ottenere un incontro con i vertici del Dipartimento Agricoltura che gestisce la governance dei consorzi. Cosa ne è venuto fuori?
«L’ente, come sappiamo, è commissariato e non c’è un’amministrazione ordinaria. Se l’ente versa in queste condizioni significa che ci sono delle motivazioni forti e reali, che sono poi quelle che ci hanno spinto a «denunciare e protestare per 62 giorni. Per questo motivo abbiamo chiesto un contributo diretto per far partire la campagna di irrigazione che altrimenti rischia di non partire affatto. La questione riguarda soprattutto i fornitori che non sono stati pagati e i lavoratori che non potranno continuare a lavorare gratuitamente. Sicuramente l’acqua, che è un bene pubblico e tutelato dalla legge, non verrà bloccata ma è necessario che chi di dovere si assuma delle responsabilità».
«Ciò che non bisogna dimenticare – sottolinea con forza la segretaria - è che è stata lesa la dignità. Questa voglia di riscatto è ancora presente e non si placherà perché il problema non riguarda la gestione dell’ente in sé ma la gestione del problema in relazione alla dignità dei lavoratori, che è stata e viene ripetutamente calpestata».
E sugli impegni presi: «L’assessorato si è proposto di verificare il tutto dandoci appuntamento per il prossimo 6 aprile. Abbiamo poi avanzato una proposta: che venga pagata la mensilità e l’anticipo della spesa per giungere sul posto di lavoro, vedremo cosa ci diranno».
Ma a questo punto ci chiediamo, che fine fanno i soldi dei contribuenti? «A pagare è solo il 35%, questo è uno dei grandi problemi sommersi» A quanto ammonta il passivo? «La cifra non la conosco ma a breve dovrà uscire una relazione. Ringrazio il commissario per tutti i problemi di cui si sta facendo carico. Sta cercando di fare chiarezza anche se tre mesi sono davvero pochissimi. Ma il buongiorno si vede dal mattino: finalmente con il nuovo commissario abbiamo un piano irriguo dettagliato con tutte le informazioni necessarie. Sembra assurdo ma fino a poco tempo fa non era così. Avevamo bisogno di un nuovo approccio e di maggiore trasparenza, purtroppo non si possono fare miracoli.
Infine, sulle speranze per il futuro: «Ci auguriamo che passi la riforma che il Presidente Occhiuto aveva dato per fatta, restituendo al settore la dignità che merita perché l’agricoltura in Calabria è volano di sviluppo e senza acqua non è più possibile andare avanti»