Nessuna opera fatta, né alcuna manutenzione: la richiesta di pagamento avanzata dal Consorzio è illegittima
L’Associazione italiana coltivatori difende in commissione tributaria i consorziati dei bacini settentrionali. Santoianni: «Abbiamo cercato la strada del dialogo prima di approdare alla sentenza del giudice»
COSENZA - «Da tempo il consorzio (di bonifica dei bacini settentrionali, ndr) non pone in essere opere né compie attività di manutenzione o qualunque altra attività di sua competenza, non producendo alcun beneficio in favore dei consorziati, sicchè la richiesta di pagamento avanzata dal Consorzio è illegittima e infondata sia in fatto che in diritto».
Parte da questo assunto, poi formalizzato dai giudici della commissione tributaria provinciale di Cosenza, il ricorso presentato dall'Associazione Italiana Coltivatori nei confronti del Consorzio di Bonifica dei Bacini settentrionali del cosentino, rispetto a molte cartelle di pagamento inoltrate nei confronti di 185 consorziati per servizi o attività di fatto mai realizzate nei territori comunali di Acquaformosa, Castrovillari, Frascineto, Lungro, Morano Calabro, San Sosti, San Lorenzo Bellizzi.
Il pagamento richiesto si riferiva al pagamento del contributo consortile per l'anno 2018. Molti cittadini si sono rivolti così all'Aic lamentando la difficoltà di voler pagare per servizi mai ottenuti. Cosi l'associazione del presidente Giuseppino Santoianni, conoscendo bene lo stato di difficoltà economica che vivono i consorzi calabresi attraverso l'avvocato Tommaso De Capua e la collega Anna Maria Capalbi, ha chiesto ripetuti incontri al presidente Francesco Sciarra per addivenire ad una soluzione bonaria di accordo tra il consorzio e i contribuenti. Ma quando l'ente dopo gli avvisi ha inoltrato le cartelle di pagamento (esigibili in 60 giorni) l'Aic ha inteso fare ricorso presso la commissione tributaria provinciale per difendere il diritto dei consorziati e di tanti cittadini di vedersi riconosciuto l'annullamento degli atti impositivi emessi e la restituzione delle somme eventualmente versate.
«Abbiamo inteso promuovere una class action dei consorziati per rispondere alla richiesta di giustizia che in tanti hanno chiesto ai nostri uffici - ha spiegato il presidente nazionale di Aic, Giuseppino Santoianni - Prima con i nostri legali abbiamo emesso una notifica di atto stragiudiziale di diffida e messa in mora dei primi avvisi, ma quando abbiamo registrato la chiusura degli uffici consortili a qualunque tentavo di mediazione, abbiamo agito per salvaguardare tante famiglie e contribuenti che ingiustamente si vedevano recapitare pagamenti di somme non dovute».
A curare la pratica di invio dell'opposizione ai ruoli richiesti hanno lavorato in stretta sinergia gli avvocati Tommaso De Capua e Anna Maria Capalbi, e il commercialista Giuseppe Guaragna che formalmente ha inoltrato i ricorsi alla commissione tributaria provinciale di Cosenza.
«I ricorrenti - è scritto nella sentenza della commissione tributaria di Cosenza - hanno contestato la sussistenza del beneficio e la realizzazione di opere poste in essere dal consorzio, pur in presenza di un piano di classifica per il riparto degli oneri consortili, invero a riprova dell'insussistenza di utili e vantaggi fondiari, in assenza di opere consortili» documentando la situazione attraverso certificazioni rilasciate dai comuni di Acquaformosa, Lungro, San Sosti, San Lorenzo Bellizzi, Frascineto che hanno attestato che «nel corso dell'anno 2018 il consorzio non ha eseguito nuove opere, ne tantomeno interventi su quelli esistenti».