Tute verdi, l'appello di un operaio: «Vi prego... ascoltate le nostre voci»
Dopo un primo momento di silenzio, le istituzioni stanno manifestando la propria solidarietà ai lavoratori del Consorzio di Bonifica dei bacini dell'Alto Jonio. Intanto è prevista per domani una giornata di sciopero generale

TREBISACCE - Continua senza sosta la protesta degli operai del Consorzio di Bonifica dei bacini dell'Alto Jonio, che in questi giorni, rispetto ad un cauto silenzio delle prime ore, hanno registrato la solidarietà di diverse istituzioni.
Se Giuseppe Aieta ha diffuso una nota stampa a sostegno dei lavoratori che da giorni presidiano i cancelli dell'ente, coloro che stanno manifestando per vedersi riconosciuti i tanti stipendi maturati ma non versati, sono stati raggiunti da Rosanna Mazzia, sindaco di Roseto Capo Spulico, e questa mattina da Alex Aurelio, sindaco di Trebisacce. Nelle prossime ore, come preannunciato da un comunicato stampa, anche i consiglieri regionali Franco Iacucci e Mimmo Bevacqua si recheranno presso il sit-in permanente di protesta per ascoltare le istanze dei lavoratori e per cercare di capire quali possono essere le linee di azione finalizzate ad agevolare la soluzione di un problema complesso.
Nel frattempo, come raccontato dall'Eco dello Jonio ieri (Leggi qui) continua a circolare tra gli operai l'ipotesi, non suffragata per ora da alcun dato certo, della possibilità che partano degli “ordini di servizio” volti a garantire le prestazioni dell’ente.
Rispetto a questa ipotesi, il social hanno registrato una lettera aperta, che contiene un forte appello, di uno degli operai del consorzio, che vi riportiamo:
"Verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
Sembra che L’Azienda Consorzio di Bonifica Alto Jonio Cosentino, abbia in proposito di utilizzare “l’arma” degli ordini di servizio volti a garantire le prestazioni dell’Ente.
Cosa significa ciò?! Oltre al danno di non ricevere le nostre sacrosante mensilità si aggiungerebbe la beffa di dover prestare servizio per garantire l’irrigazione.
Ora, lavorare senza il giusto compenso è già di per sé avvilente e mortificante, se poi aggiungiamo il fatto che ci viene negato anche il diritto di far valere le nostre ragioni, beh, non ho parole. (Pirandello ci avrebbe scritto il suo più grande romanzo).
Se avessimo voluto mettere in ambasce l’Ente avremmo trovato i modi e i tempi per farlo in tempi non sospetti. Avremmo potuto incrociare le braccia nel periodo clou della campagna irrigua, luglio/agosto, avremmo potuto cavalcare la grande protesta dei proprietari terrieri che certo ne sarebbe seguita, avremmo potuto silenziare la nostra coscienza, avremmo potuto dare un calcio al secchio delle nostre già precarie certezze, avremmo potuto in definitiva farla finita con il nostro diritto al lavoro in questo Ente, (che poi di diritti non ce ne concede). Sì! I diritti in questa Azienda sono solo un eufemismo. Perché non l’abbiamo fatto? Mi chiedo e vi chiedo. Semplicemente perché per fortuna o sfortuna abbiamo una coscienza, quella cosa che ci permette di mettere la testa sul cuscino la sera quando stanchi, avviliti, demotivati, frustrati, ci addormentiamo cercando un po’ di quiete, sicuri di avere assolto appieno ai nostri doveri. Maledetta coscienza, maledetta dignità, maledetta onestà, maledetto senso del dovere, che non ci permettono di essere quello che non potremmo mai essere: arrivisti, ruffiani, ingordi, disonesti, spregiudicati, indolenti, pressappochisti, negligenti. Purtroppo il nostro modo di essere, in questa società oramai liquida, non paga. In questa nostra protesta stiamo anteponendo la ragione alla forza, stiamo dimostrando di avere una pazienza infinita (sinceramente mai avrei pensato ne avessimo così tanta), una calma quasi serafica, ma non oso immaginare cosa succederebbe (e non succederà) se perdessimo la pazienza. Un uomo ferito nel profondo dell’anima, lacerato nella sua dignità offesa, può essere mille volte più pericoloso di una catastrofe naturale. Vi prego … ascoltate le nostre voci (ormai ridotte a un rantolo), ridate dignità al nostro lavoro, non fateci sentire dei falliti nei confronti dei nostri figli, vi prego fate sì che torni l’armonia nelle nostre famiglie, fate sì che le nostre mogli credano ancora che gli uomini che hanno sposato siano ancora degni del loro affetto, della loro stima. Vi prego … Avete l’opportunità di riscattarvi, avete l’opportunità di farci sentire orgogliosi di appartenere a questa Azienda, avete l’opportunità di farci sentire uomini. Vi prego …
Gianni Vincenzo O.T.D. Operaio a tempo determinato".
Nel frattempo le sigle sindacali (Flai - Cgil con Federica Pietramala, Filbi Uil con Marco Stillitano e Fai-Cisl con Antonio Pisani) hanno proclamato per domani, martedì 25 ottobre, una giornata di sciopero generale, se non giungeranno risposte concrete ai lavoratori.