Corigliano-Rossano in prima fila per combattere lavoro nero e sfruttamento
Grazie al progetto "InCas", ci saranno strumenti e risorse per combattere il caporalato. L’Amministrazione comunale ha costituito un gruppo di lavoro. Ecco i dettagli
CORIGLIANO-ROSSANO – Lotta senza quartiere al caporalato e allo sfruttamento, obiettivo del progetto "InCas" che vede il comune di Corigliano-Rossano parte attiva ed intento ad elaborare Piani Locali Multisettoriali finalizzati al contrasto allo sfruttamento lavorativo dei cittadini di Paesi terzi in agricoltura e al caporalato. Il progetto "InCaS", realizzato da ANCI in collaborazione con Cittalia e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali mediante il Fondo Nazionale Politiche Migratorie, persegue l'obiettivo di sviluppare un programma di carattere nazionale che fornisca un supporto agli Enti locali sui cui territori si evidenzino fenomeni di sfruttamento e/o disagio abitativo connesso al lavoro agricolo.
Per portare avanti in maniera proficua le attività l'Amministrazione comunale, rappresentata dall'assessore Alessia Alboresi, ha costituito un gruppo di lavoro coadiuvato dal dottor Maurizio Alfano, esperto per Cittalia e coordinatore della Task Force 2, che ha iniziato a dare seguito ad un'agenda di incontri pianificati con enti pubblici, privati, del terzo settore ed organizzazioni sindacali e datoriali.
Il primo di questi incontri si è svolto nei giorni scorsi e ha visto al tavolo l'Amministrazione Comunale e una delegazione dell'Associazione No Cap che ha iniziato ad operare sul territorio del Comune di Corigliano –Rossano con un nucleo di aziende virtuose. Presenti all'incontro l'assessore Alessia Alboresi, che ha ribadito l'impegno fattuale dell'amministrazione, la Dirigente Franca Malagrinò, il Dott. Maurizio Alfano per Anci - Cittalia, l'ing. Yvan Sagnet Presidente e fondatore dell'Associazione No Cap, Gianantonio Ricci per l'Associazione Chico Mendes, Giuseppe Pisani vicedirettore Migrantes, Giacomo Diaco per la Caritas, Giulia Spano per l'Associazione G. Paolo II.
No Cap ha acceso in Italia i riflettori sul fenomeno del caporalato innescando un processo di presa di coscienza a tutti i livelli e proponendo un nuovo modello economico basato sull'etica e sullo sviluppo sostenibile. Tale modello è stato accolto dalle aziende le quali, grazie a NO CAP, hanno iniziato un percorso virtuoso ed etico che si concretizza nell'assunzione regolare di lavoratori e lavoratrici, nel privilegiare processi naturali di coltura e nell'utilizzare fonti da energie rinnovabili per la produzione dei loro beni. Un modello che NO CAP definisce la "filiera agricola etica" contro il caporalato, che coinvolge lavoratori, produttori, trasformatori, distributori e consumatori e che premia le imprese virtuose attraverso il riconoscimento del bollino.