A Cassano un memorial dedicato a Chiara la ragazza scomparsa per talassemia
L'appello dell'associazione Thalassemici di Cosenza «Donare sangue vuol dire salvare vite»
CASSANO JONIO – Ieri a Cassano, ha avuto luogo un memorial dedicato a Chiara, la ragazza affetta da talassemia recentemente scomparsa. Un momento attorno al quale si è stretta tutta la comunità di concittadini e amici della giovane, ma anche dell’associazione Thalassemici di Cosenza, che attraverso una toccante lettera scritta da Daniele Luzzi, incita giovani e adulti a fare donazioni del sangue.
La talassemia è una malattia ereditaria del sangue che comporta un'anemia cronica dovuta alla ridotta o alla mancanza di sintesi, della proteina responsabile del trasporto di ossigeno attraverso tutto l'organismo.
La lettera è la testimonianza della vicinanza dell’associazione a Chiaretta, così veniva affettuosamente chiamata, strappata alla vita dalla malattia: «Chiara era una ragazza piena di vita, pronta sempre a sostenere chi avesse bisogno d’aiuto, nonostante le sofferenze vissute sin da bambina».
“Amica e sorella” prima che essere socia, così viene definita nella lettera. Un’associazione di volontariato giovane quella dei Thalassemici di Cosenza, nata per dare sostegno materiale e morale a chi è affetto da talassemia. Aggiunge nella lettera Luzzi lanciando un appello: «Bisogna promuovere la donazione di sangue fonte di vita per tutti noi, perché chi è affetto da questa malattia, sopravvive grazie al sangue donato, perché facciamo una trasfusione ogni 15 giorni. Capite bene cosa significa per noi la donazione di sangue, costa poco a chi la fa, ma per noi è davvero di vitale importanza, perché oltre a salvare vite in alcune circostanze, a noi talassemici, la vita la rende migliore, più serena».
«Chiara era la più giovane socia, ma – ricorda Luzzi – era una ragazza tenace, sempre in prima linea, pronta ad affrontare le battaglie più difficili, ma purtroppo quella più difficile per lei, non l’ha vinta. Abbiamo fatto l’impossibile per farla tornare da noi, consultando i migliori medici in Italia, ma non è bastato».
«Un grande vuoto, quello lasciato da Chiara nella vita di tutti - si legge nella parte conclusiva della lettera - un motivo in più per continuare a combattere per i talassemici cosentini, anche in sua memoria, affinchè la sua sofferenza non sia stata vana».