Vaccarizzo, Corrado torna sulla fusione tra i comuni dell’Arberia: «Una vera e propria risorsa»
Il consigliere comunale: «La fusione oltre ad avere un significato politico-amministrativo, avrebbe enormi risultati sul piano economico-finanziario»
VACCARIZZO ALBANESE - «Il dibattito che si è svolto, qualche giorno fa, a Mendicino, sul tema delle forme associative tra comuni, si è concluso, a mio avviso, con un unico risultato: il prevedibile fallimento delle unioni e dei consorzi tra comuni, perché, come dimostra il caso dell’Unione dell’Arberia, queste associazioni sono state accompagnate da tanta buona volontà ma da pochi risultati concreti».
È quanto scrive in una nota stampa Angelo Corrado, consigliere comunale del comune di Vaccarizzo Albanese che così continua: «E ciò per la difficoltà a mettere insieme paesi e sindaci, molto vicini per cultura e tradizioni, ma lontanissimi per idee, politiche, volontà e soprattutto ambizioni, purtroppo ancora confuse e campanilistiche. Insomma, al di là delle buone intenzioni, queste forme associative non hanno mai soddisfatto l’ansia pragmatica delle attese, che invece molti dei presenti hanno osservato nelle fusioni tra comuni, a cominciare da quelle che nascono attorno a una forte identità culturale, come potrebbe essere, su mia proposta, per i comuni dell’Arberia».
«La quale, - spiega - al di là delle chiacchiere, potrebbe nascere se gli amministratori e le classi dirigenti locali si convincessero, mettendo da parte interessi personali e di campanile, che la fusione oltre ad avere un significato politico-amministrativo, infatti con la sovranità del comune unico è molto più facile raggiungere certi risultati, avrebbe enormi risultati sul piano economico-finanziario. Perché, come ha spiegato il sindaco del comune dei Casali del Manco, se da una parte, con il bonus finanziario decennale dello Stato, si possono ridurre tasse e tributi comunali, dall’altra c’è la possibilità di creare ricchezza se solo si avesse la capacità, grazie alle potenzialità del comune unico, di trasformare la comune identità territoriale e culturale in un brand, unico, da vendere come se fosse un prodotto».
«Una vera e propria risorsa – conclude - (si pensi, ad esempio, alla qualità della vita, garantita dalla natura, dai borghi antichi e dalle produzioni eno-gastronomiche), capace di far diventare il territorio attrattivo e attraente. E qui, a favore dell’Arberia, giocherebbero anche i numeri, poiché come ha spiegato il dottor Scarpelli, sulla base di un suo recente studio, il range ottimale per creare un comune unico, e averne così tutti i vantaggi, è quello che va dai 4000 ai 16000 abitanti».