Siamo arrivati al numero venticinque del nostro settimanale, eppure nostro malgrado la
politica non ha ancora capito chi siamo, da dove veniamo e, soprattutto, dove vogliamo andare. Fino ad oggi, abbiamo tenuto un comportamento di assoluta chiarezza. I problemi che abbiamo affrontato, sono stati trattati per l’interesse generale. Il gradimento delle nostre sedici pagine, che presto passeranno a ventiquattro, è nei fatti, perché la gente chiede il giornale, lo legge, lo commenta e la maggioranza dei nostri lettori, a viso aperto, ci notifica apprezzamenti, critiche, suggerimenti e così via. Non altrettanto sta facendo la politica, non tutta la politica, ma una certa politica. Sbaglia chi pensa che, in questi anni, noi abbiamo vissuto all’estero o che, una volta a settimana, ritorniamo a Rossano per comporre “
L’Eco dello Jonio”. Noi conosciamo uomini, fatti, circostanze e possiamo anche metterci alla ricerca di scheletri, quelli che di solito stanno nell’armadio ,e quelli fuori da esso. Ma non abbiamo mai raccolto provocazioni. Ad esempio, un presidente
Roberto Maroni, inquisito per una telefonata di raccomandazione, non ci ha fatto subito pensare a cose negative che avvengono da queste parti. Le assunzioni non ci riguardano, come non ci interessa verificare cosa accade nei diversi settori della vita pubblica. Ci fa piacere che tutto vada nel rispetto reciproco, che tutto si svolga, magari, senza la condivisione della pizza serale, ma con la lealtà di approvare o meno ad esempio il nostro giornale, ma di farlo alla luce del sole. Sì, perché da un po’ di tempo ci siamo accorti di sorrisi a trentadue denti da parte di una certa politica che, girate le spalle, non esita a tentare di pugnalarci. Così, ogni nostro argomento, dall’
Enel alla
metro leggera, ecc., viene trasformato in un pretesto più o meno per dire: “Eh, se si occupano di questo, lo fanno perché vorrebbero…”. Chi ci conosce, e la politica seria ci conosce, sa bene come ci muoviamo: nella trasparenza, osservando ogni regola e rispettando tutti. Però, il dettato biblico “porgi l’altra guancia” indica nel numero di due le guance che ognuno di noi ha. Esaurite quelle non si può chiedere di mettere a disposizione altre parti del corpo. Dopo essere stati indulgenti, si può sempre mettere in moto un meccanismo abbastanza semplice: dedicarsi al racconto di fatti che dimostrino quanto una certa politica si interessi poco del bene comune, curando, magari, quello proprio. Non abbiamo voluto raccogliere provocazioni, né prestarci alle ragioni di una parte politica piuttosto che di un’altra. Però, se poi veniamo tirati per la giacca e ci accorgiamo che ogni nostra azione viene volutamente equivocata, con il solo scopo di darci fastidio, beh allora siamo più che mai convinti che, un po’ come in guerra e in amore, tutto è concesso. Potremmo sempre mutare la nostra impostazione editoriale e incamminarci verso quei “sensazionalismi” che, fino ad oggi, non ci hanno interessato. La nostra precauzione è di essere affiancati, oltre che da un pool giornalistico che verifica e che ha le carte per scrivere ciò che scrive, da un legale di valore, in modo da tutelare in tutte le sedi diritti e ragioni. In fondo, basta poco per elevare il tono del dibattito, basta un nulla per riportare la politica nel suo giusto alveo, non farla debordare perché ogni volta che si esce fuori dai limiti, non si sa come si va a finire. Lo straripamento equivale ad una calamità, non si può controllare. Noi riteniamo che la
società rossanese, e non solo essa, abbia bisogno di un radicale cambiamento, necessiti di nuova linfa e non della politica astiosa che alimenta le lettere anonime, dando credito alle stesse. Così, quando ci si reca al cospetto di livelli elevati dei poteri dello stato, si deve stare molto attenti a dare versioni false o parziali: si dica tutto fino in fondo. Perché è più facile cogliere la pagliuzza nell’occhio… che la trave… eccetera eccetera. r. r.