ROSSANO – Mentre si sono conclusi i balletti di date per le
Regionali e dal calderone dei candidati a governatore saltano fuori tutta una serie di nomi, nuovi e meno nuovi, abbiamo ospitato nella nostra redazione
Ernesto Rapani (foto), consigliere comunale e provinciale, nonché dirigente nazionale di Fratelli d’Italia che, in anteprima a L’Eco, ufficializza la sua disponibilità a concorrere a
Palazzo Campanella. Con lui abbiamo “chiacchierato” di fusione, di provincia e di quella voglia di rappresentatività che esprime questa parte di
Jonio. A patto che l’esigenza di “contare di più ai piani alti” non passi attraverso un numero forse troppo elevato di candidati alla stessa poltrona. «Quattro consiglieri della medesima area sono troppi? Come partito, abbiamo avanzato l’invito a sederci tutti a tavolino per discuterne – dichiara il consigliere Rapani –. Quattro o cinque nomi potrebbero generare confusione, quindi voti dispersi. Non è troppo tardi per trovare una sintesi, dopotutto non c’è ancora l’ufficialità sulla data delle elezioni. Basterebbe che tutte quelle forze che rispettano un principio di rottura col passato, si coalizzassero. Questa è la nostra proposta come Fratelli d’Italia. Per quando riguarda la scelta del prossimo governatore regionale, il nostro partito ha posto condizioni ben precise: innanzitutto che sia una figura estranea all’ultimo governo calabrese, fallimentare su tutta la linea per la nostra regione e a dir poco disastroso per l’area jonica. Se questa condizione non verrà rispettata, siamo decisi a concorrere in solitaria. Se a sinistra
Oliverio può essere l’uomo giusto? Penso di si». L’eco del
comune unico Corigliano-Rossano, fra titubanze e dubbi dell’ultim’ora che, però, sembrano ormai essere solo un ricordo, risuona ormai da giorni. «La fusione sarà un beneficio per la collettività – continua il consigliere – dopotutto ragioniamo su un numero di abitanti pari al doppio, quindi dal peso specifico maggiore. Avremmo sicuramente una voce più pesante, anche nelle opportune sedi istituzionali. Di area urbana si parla ormai da trent’anni, ma se si fosse partiti prima con il comune unico, non avremmo subìto così tanti scippi. In tema di fusione, si potrebbe già partire dalle piccole cose, per esempio dallo sport: nel calcio, se si riuscisse a formare una squadra unica tra
Corigliano e
Rossano con cui praticare questo sport a livello professionistico, i benefici da trarre sarebbero tantissimi». Per unire finalmente intenti e volontà, si potrebbe decidere di convogliare su una figura che rappresenti in Provincia le esigenze di quest’area. «Se Corigliano e Rossano trovassero un accordo per la proposta di un presidente della
Provincia che provenga da questa zona e che, quindi, si faccia portavoce delle richieste e delle necessità del territorio, il discorso “fusione” sarebbe conseguenziale e la sua attuazione più facile e veloce.
Geraci l’uomo giusto? Può darsi, a patto che la gestione del comune di Corigliano sia compatibile con l’impegno al
Palazzo di Piazza XV Marzo. La scelta potrebbe, comunque, ricadere su un consigliere provinciale uscente o un sindaco. Ciò che conta è che quest’area ce la può fare solo se si uniscono le forze». Ernesto Rapani, professione architetto, pur giovane è in politica da una “vita”. Da studente universitario, nel 1993, è stato eletto per la prima volta consigliere comunale con la lista “Mani Pulite”. Riconfermato, ha poi ricoperto vari incarichi e assessorati. Formatosi nella destra cittadina a fianco di Giuseppe Caputo, è missino da ragazzo, poi compie tutti i passi seguendo l’evoluzione: Alleanza Nazionale, quindi Pdl, dal quale però fuoriesce nel 2012, per approdare in Fratelli d’Italia-An: alla base, troppe discordanze su temi quali giustizia e sanità. «Gli anni passati in Provincia sono serviti a farmi crescere politicamente. Quando c’è impegno – chiosa il rappresentante di FdI – le cose si fanno bene anche se si è all’opposizione. Infatti, penso di essermi speso molto per Rossano: il liceo artistico, il liceo delle scienze umane e il liceo coreutico, gli impianti fotovoltaici sulle scuole superiori, sono solo un esempio delle opere che ho realizzato nella mia città». Ora le regionali. Ma v’è chi scommette che sarà uno dei candidati a sindaco della città di Rossano fra un paio d’anni.
m.f. s.t. ROSSANO – Rilassato, sorridente e molto chiaro nella sua filosofia di pensiero.
Giovanni Dima (foto) torna in redazione e non manca di commentare gli eventi politici che stanno animando il dibattito in queste ultime settimane, nei tre livelli istituzionali: Regione, Provincia, territorio. Il sottosegretario alla
Presidenza della Regione con delega alla Protezione civile gongola, per certi versi, perché reduce dalla firma per il contratto dei lavori del nuovo ospedale della
Sibaritide. Per altri sembra serafico quando, quasi, tronca col suo recente passato: «Si, sono in freddo con il mio partito – esordisce – il
Nuovo Centrodestra. Dico subito che non potrò andare dove non sono mai stato (in Forza Italia, ndr) e non ho giurato fedeltà a
Berlusconi ma solo all’idea di uno Stato basato sui valori della destra». Parole di fuoco verso l’Ncd anche quando si parla di liste elettorali e possibile coalizione: «Mi spiace, non me ne interesso, non mi compete e nemmeno mi hanno informato». È un uomo di destra, Dima. Cresciuto «dai tempi dei calzoni corti» nella sede del Msi, è stato consigliere comunale, regionale, assessore regionale all’Agricoltura e deputato sotto l’egida prima di Alleanza Nazionale e poi del Pdl. Dopo la “diaspora” approda fra gli alfaniani. «Se mi candido alle regionali? Assolutamente no. Lo avevo già detto nel 2010 che conclusa questa esperienza, avrei chiuso». Da ex deputato però, e non lo dice a chiare note, probabilmente ambisce a tornare a
Montecitorio pur essendo ancora scottato dalle ultime elezioni Politiche, per colpa di una legge elettorale, il “
Porcellum” che Dima definisce “oscena” e di un partito che lo inserisce in lista al settimo posto. Per questo auspica un «
Italicum con le preferenze». «Sbaglia – prosegue – ed è alquanto sempliciotto chi mi accusa di tradimento solo perché non aderisco a Forza Italia. Fratelli d’Italia? Non cerco una sigla nella quale identificarmi ma solo portare a termine il mio mandato istituzionale nel migliore dei modi. Certo, mi impegnerò con tutte le forze per sostenere il cartello di centrodestra alle regionali, valuterò programmi e uomini anche se il mio intenso rapporto con Orsomarso fa già comprendere quale sarà la mia preferenza». Riserva qualche altra stoccata quando parla dei suoi ex colleghi parlamentari e chi rappresenta o rappresenterà in Regione queste terre. «Mentre io prendevo gli sputi – è duro Giovanni Dima in questo passaggio – per i problemi della Sibaritide, dalla sanità alla giustizia, perché ci mettevo la faccia, altri si organizzavano a Roma, tessendo rapporti utili con i leader dei partiti. Perché sosterrò una candidatura che non appartiene a questo territorio? Innanzitutto dobbiamo avere una visione più ampia della Regione e non localistica e poi i salvifici di questo territorio non credo abbiano fatto un gran lavoro politico. Nel centrodestra locale – chiede e si chiede – sono tutti disposti a far sintesi per fare fronte comune? Non credo». Scendiamo un gradino più giù, al livello Provincia. «Siamo in una fase di transizione perché questi enti chiuderanno definitivamente, facendo prevalere le leadership territoriali come aree urbane e grandi municipalità. Noi qui siamo in questo solco ed immaginare un rappresentante forte in provincia conviene al territorio. Così come agevola la fusione dei Comuni di Rossano e Corigliano. Sono favorevole a questa operazione, d’altronde la mia storia familiare ed umana lo dice chiaramente e poi l’
ospedale della Sibaritide fungerà da cerniera fra le due città. Finalmente l’area urbana si riempie di contenuti. Il
comune Corigliano-Rossano sarà la 70a municipalità d’Italia in ordine di popolazione e la 29a per superficie che ci farebbe balzare al primo posto in Calabria ed al terzo per quel che riguarda gli abitanti. Un notevole peso specifico in politica, dunque, sarebbe naturale ma anche nelle mani della nuova classe dirigente che deve essere capace». Giovanni Dima, a proposito di ospedale, è assolutamente soddisfatto: «È un risultato quello della firma del contratto che fa onore a tutti quelli, di centrodestra e centrosinistra, che ci hanno creduto». Un’ultimissima riflessione, il sottosegretario la rivolge allo
sviluppo. Quindi ai
turismi: religioso, termale ed ambientale. «In 20 km abbiamo tre terme, così come non è assolutamente di poco conto la morfologia della Calabria, l’unica regione in Italia dove per giungere dalla riva del mare ai 1000 metri di altitudine si impiegano 30 minuti al massimo. E poi non dimentichiamo le bellezze architettoniche, luoghi e monumenti di culto, con il Codex che deve fungere da battistrada illuminante e con Rossano-Corigliano pronte ad offrire itinerari culturali, religiosi, storici e architettonici».
l.l.