La minoranza consiliare incalza ancora Stasi sulla vicenda dell'avvocatura comunale
Forza Italia, Azione e Movimento per il Territorio: «Dopo 6 anni l'Amministrazione Comunale Stasi si accorge che il relativo regolamento deve essere modificato»
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CORIGLIANO-ROSSANO – Dopo il Consiglio comunale ad altissima tensione di venerdì scorso, continua a tenere banco nel dibattito politico cittadino la vicenda attorno all'Ufficio legale comunale. Mentre dai banchi della Maggioranza - dopo che il consigliere Leonardo Trento, proprio a chiusura del dibattito attorno al punto all'ordine del giorno sull'avvocatura comunale, aveva sottolineato l'esigenza di procedere alla modifica del regolamento che regge questo settore - le bocche continuano rimanere serrate; dalla minoranza, invece, si incalza. «Dopo 6 anni - si legge nella nota dei gruppi di Forza Italia, Azione e Movimento del Territorio con Pasqualina Straface - l'Amministrazione Comunale Stasi si accorge che il relativo regolamento deve essere modificato. E così, nella seduta consiliare, accoglie la principale delle proposte avanzate e motivate dai banchi delle minoranze, nell'ambito dell'esercizio del potere di controllo dei consiglieri di opposizione, sull'avvocatura civica. Adesso, per evitare ulteriori ritardi e che, quindi, si reiterino le situazioni già denunciate in assise, faremo in modo che la questione venga presto portata nella competente commissione affari generali».
Ma oltre alla richiesta di modifica del regolamento l'opposizione ha richiesto «diverse altre cose», tutte motivate da quanto emerso dal dibattito e che «abbiamo circostanziato nel corso dei nostri diversi interventi».
In primis, l'adozione, emersa dall'esame dell'albo pretorio, di numerose determine adottate in successione, anche ravvicinata, aventi ad oggetto la liquidazione di compensi per decine di migliaia di euro in favore di un solo avvocato interno. «Abbiamo evidenziato - scrivono - come sia scandaloso che un solo avvocato dipendente del Comune, che quindi ha già una sua sicurezza economica con lo stipendio, arrivi a percepire cifre multiple rispetto al reddito di un avvocato del libero foro, che affronta invece tutti i rischi dell'attività, nonché le spese e le difficoltà di organizzazione dello studio, gli oneri previdenziali e fiscali compresa la consulenza del commercialista, i trasferimenti a proprie cure presso le sedi giudiziarie, i compensi per i sostituti di udienza e quant'altro. Ma abbiamo anche fatto rilevare – insistono Forza Italia, Movimento del territorio per Pasqualina Straface e Azione – il paradosso di un istruttore direttivo che può arrivare a guadagnare, quindi, più di un dirigente».
«Allo stesso modo e per la stessa gravità abbiamo portato all'attenzione pubblica, del Consiglio e della Città, l'oggettivo ostacolo all'esercizio del controllo e della trasparenza messo di fatto in atto con la reiterazione di determine adottate in ogni momento ed anche per singole pratiche, in aperta violazione dell'articolo 15 comma 8 del regolamento, secondo cui l'erogazione dei compensi avviene due volte l'anno con cadenza semestrale, proprio per consentire un controllo più adeguato e ponderato delle liquidazioni complessive».
Del resto - evidenziano ancora - la circostanza emersa e denunciata in assise della figura isolata (o comunque preminente) di un solo avvocato dipendente, destinatario di liquidazioni abnormi, stride soprattutto col fatto che il regolamento, «del quale abbiamo chiesto appunto la modifica», risulta calibrato per la disciplina di un ufficio legale composto da più professionisti, in regime di collegialità.
Senza contare che, sempre sulla base delle previsioni regolamentari sul cui rispetto «abbiamo chiesto una verifica approfondita atteso il rischio di spesa indebita e danno erariale, l'avvocato dipendente non dovrebbe o potrebbe ricevere, nella sostanza, emolumenti per l'attività prestata che superino il suo trattamento economico contrattualmente previsto; cioè potrebbe al massimo raddoppiare il suo stipendio il che non è poco. E senza apportare correttivi – abbiamo sottolineato – si rischia il risultato abnorme che l'ufficio legale interno possa costare di più del ricorso ai professionisti esterni».
«È per tutte queste ragioni che abbiamo chiesto – aggiungono – anche di effettuare una verifica sul caso denunciato per riscontrare la eventuale sussistenza di violazione delle norme di legge e regolamentari e, in caso di verifica positiva, di disporre per il recupero delle somme indebitamente erogate oltre il suddetto limite, al fine di riparare il danno erariale, altrimenti evidenziabile alla Corte dei Conti; di riferire tempestivamente al Consiglio Comunale sull'effettiva attuale composizione ed organizzazione dell'Ufficio legale e sulla sua conformità rispetto al Regolamento, avendo cura di verificare la possibilità della valorizzazione del personale dell'Ente in possesso dell'abilitazione alla professione forense; di avviare un'indagine amministrativa sul come tutto ciò sia potuto accadere e per identificare eventuali responsabilità, censurabili sul piano disciplinare e non solo».
«Sulla richiesta modifica del regolamento, abbiamo ribadito e ribadiremo anche in sede di commissione, che si tenga conto della liquidazione dei compensi su base annuale e contestualmente a tutti gli aventi diritti secondo i criteri oggettivi predeterminati, estendendo la partecipazione anche al personale amministrativo di supporto: tanto a beneficio della trasparenza e per la verifica effettiva della compatibilità di bilancio; di limitare il diritto del legale interno alla corresponsione dei compensi solo per i casi di vittoria in giudizio e del recupero effettivo delle spese dalla parte soccombente condannata al loro pagamento, per evitare che i costi possano gravare sull'Ente; di limitare quantitativamente il diritto del personale ad una percentuale del 30% delle somme recuperate o altrimenti alla stessa percentuale commisurata ai parametri forensi minimi, destinando il resto a beneficio dell'Ente, con priorità di reimpiego per la sua difesa ed assistenza legale, il funzionamento dell'ufficio e la formazione professionale dei suoi componenti; di precisare che il tetto soggettivo riferito al trattamento stipendiale debba intendersi con esclusione della retribuzione di posizione, istituto tendenzialmente da non riconoscere in ragione del fatto che i componenti l'Ufficio legale – contrariamente agli altri dipendenti – possono contare su emolumenti specifici derivanti dalla loro attività; e di affermare, infine, il principio che per sentenza favorevole, deve intendersi quella coperta da cosa in giudicato, perché altrimenti la corresponsione del compenso relativo all'esito di un grado o di una fase (ad esempio cautelare) di giudizio vittorioso, poi ribaltato successivamente, comporterebbe problemi di recupero delle somme erogate ed incertezza finanziaria».