Sulla centrale del Mercure si è innescata una bagarre infinita
Il Partito Democratico si incunea nella frattura interna alla Maggioranza Occhiuto e accusa il centro destra di aver generato un «bel pastrocchio». Mentre Laghi incalza Sorgenia (gestore della centrale): «Sta offendendo l'istituzione regioinale»
LAINO BORGO - Continua a tenere banco quello che, con il passare delle ore, si sta rilevando sempre più il “pasticcio” della centrale del Mercure. Prima la norma inserita con la “formula” Omnibus durante l’ultimo Consiglio regionale dell’anno, anche – e ovviamente – con il voto della maggioranza, per vietare l’insediamento di centrali biomasse all’interno dei parchi calabresi; ora i ripensamenti e le prese di posizione forti di una parte di quella stessa maggioranza che quella norma, proposta dai banchi dell’opposizione, proprio non la voleva. E come sempre nella caciara c’è chi si sfrega le mani: in questo caso il Partito Democratico.
Proprio i dem, attraverso la voce del consigliere regionale Giovanni Muraca, componente della sesta commissione regionale nella quale si è a lungo dibattuto della questione (quasi sette ore di confronto), hanno apertamente criticato l'atteggiamento del governo regionale. «In Commissione esplodono superficialità e divisioni del centrodestra», afferma il gruppo del Pd, sottolineando come le due proposte di abrogazione dell’articolo 14 della LR 36/24 sulla centrale a biomasse del Mercure (una presentata dal PD e l’altra da tre componenti della Maggioranza) siano rimaste impantanate in una discussione senza voto finale. Questo, prosegue il comunicato, a causa di un «intervento dall'alto». «Qualcuno dal decimo piano della Cittadella – sostiene Muraca riferendosi, ovviamente al presidente Occhiuto - ne ha impedito la sua approvazione». La frustrazione è palpabile, soprattutto alla luce della comunicazione giunta da Roma che giudica incostituzionale proprio la norma dell'omnibus, poiché «lesiva della competenza esclusiva dello Stato in materia di ambiente». I consiglieri del Pd si dicono pronti, quindi, a sostenere la loro proposta in Consiglio, affermando di voler difendere «la centrale biomasse del Mercure in perfetta armonia con l’idea di sviluppo sostenibile che abbiamo della Calabria».
Ma nelle ultime ore è arrivata pure la nota al veleno del capogruppo a palazzo Campanella di DeMa, Ferdinando Laghi, colui che quell’emendamento alla Legge 36 lo ha voluto, lo ha presentato e – alla fine – se l’è fatto approvare anche con i voti della Maggioranza. Sono pesantissime le accuse che il rappresentante di De Magistris in consiglio regionale rivolge a Sorgenia e alla gestione della Mercure srl che proprio avverso a quel particolare articolo di legge aveva presentato ricorso al Tar Calabria. Laghi ha bollato il comportamento del Presidente della Mercure srl come «vergognoso». Il consigliere regionale, infatti, sostiene che vi sia stato un «comportamento padronale» durante le audizioni in Commissione. Secondo Laghi, quando il presidente ha ritrattato il suo impegno a rispondere per iscritto alle domande, avrebbe di fatto compiuto un gesto « prepotente e arrogante» verso l’Istituzione Regionale. Il consigliere di De Magistris Presidente non nasconde il suo disappunto per una «trasparenza negata, senza alcun accettabile motivo» in una regione che, continua Laghi, «non deve più essere considerata terra di conquista».
In questo contesto, le accuse reciproche di superficialità, divisioni e mancanza di trasparenza rappresentano solo la punta dell'iceberg di una situazione che coinvolge lavoro, ambiente e governance. Con il Consiglio Regionale chiamato a risolvere quello che il gruppo del Pd definisce un «pastrocchio», il dibattito sulla centrale del Mercure sembra destinato a continuare, sollevando interrogativi su come siano bilanciati interessi economici, ambientali e legali in Calabria.