Che fine ha fatto il garantismo del centro destra? Il caso Lo Moro è emblematico
La questione delle deleghe assegnate al segretario generale di Corigliano-Rossano è una faccenda squisitamente politica nella quale, però, si è scelto di tirare in mezzo il solo funzionario dello Stato. Perché?
CORIGLIANO-ROSSANO – Si scrive “errata corrige”, si legge confusione o forse – peggio – “paura di averla sparata grossa”. Molto più grossa di quello che – evidentemente – è il fatto in sé. La vicenda, il “caso politico” nato attorno al segretario comunale di Corigliano-Rossano, Paolo Lo Moro, si sgonfia. E si sgonfia, dopo le accuse pesantissime imbastite prima da Fratelli d’Italia («abuso di potere») e poi dal resto dei gruppi di Opposizione, non tanto per le motivazioni addotte dalla Maggioranza in replica alla Minoranza e nemmeno per la lunga e dettagliatissima precisazione fatta dallo stesso Lo Moro nei giorni a seguire (puoi leggerla qui).
Quell’accusa di «abuso di potere» si sgonfia, di fatto, anche nell’agone politico, dal momento che nelle carte giudiziarie in cui è coinvolto il massimo funzionario comunale, non c’è mai stata un’accusa per truffa ma, soprattutto, non si può insinuare che un funzionario pubblico abusi del proprio ruolo solo perché gli sono state assegnate una marea di deleghe.
Ora, a meno che Lo Moro non entri in Comune, al mattino, e faccia quello che voglia, scalzando anche il sindaco (impensabile!), ci risulta difficile pensare che il massimo dirigente si sia “assegnate” da solo le responsabilità di settori, uffici e servizi. E chi gliele ha assegnate, allora? L’organo politico, ovviamente!
Il problema è che questo centro destra sembra avere la memoria corta, dimenticando le stagioni passate, quando la burocrazia comunale era retta da super-dirigenti (con deleghe assegnate proprio dai sindaci pro tempore) e addirittura da super segretari comunali. Di fatto da ieri a oggi non è cambiato nulla. È mutato solo l’avere dinanzi un funzionario dello Stato con un cognome “scomodo”, che probabilmente è il vero obiettivo delle dinamiche e strategie politiche presenti e future, locali e regionali. Doris Lo Moro, candidata in pectore per le Amministrative di Lamezia Terme e possibile aspirante governatrice della Calabria per il centro sinistra, è la sorella del Segretario comunale di Corigliano-Rossano. Non c’è correlazione?
E proprio questo tiro al bersaglio, che ha evidentemente smicciato nel mirino una sagoma sbagliata, ha generato in queste settimane un vero e proprio harakiri dal punto di vista della comunicazione. Con una rincorsa al “comunicato stampa” da parte dei diversi gruppi che compongono l’Opposizione che, a un certo punto – a dire la verità – è sembrata più una gara a chi la sparasse più grossa che non una vera e proficua discussione volta a svelare verità. Ma è proprio la “politica d’inchiesta a fasi alterne” che, sostituendosi alle aule dei tribunali, proprio non si riesce a capire. E non la si capisce a maggior ragione ad un centro destra che del garantismo ha sempre fatto una bandiera!
La ciliegina sulla torta di questa ondata di confusione violenta e di una sortita politica probabilmente poco efficace, poi, è stata la “errata corrige” inoltrata da Fratelli d’Italia domenica scorsa su un comunicato che nientemeno era stato diffuso dallo stesso partito una settimana prima (l’8 settembre). Ora, tralasciando il fatto che l’ammissione di un errore e la richiesta di correzione può avere un senso se la si fa nell’immediatezza di un fatto; comunque una richiesta di rettifica non dovrebbe cambiare il senso e – in questo caso – il concetto attorno al quale è stata imbastita una feroce accusa. Perché far passare un Segretario Comunale come una persona accusata per «truffa ai danni del Comune e falso in atti pubblici» e poi dire, una settimana più tardi, che l’accusa è limitata al falso in atto pubblico, cambia la percezione. Non è una errata corrige, è confusione. Certo, non cambia il riscontro finale che spetterà ai giudici ma – com’è noto – il giudizio sommario del popolo, che ha tempi molto più brevi di quelli della Giustizia, alle volte vale più della parola di Dio! E far leva sulle insinuazioni non è propriamente un atto di coraggio.