Vicenda Baker Hughes, paraculaggine o figuraccia epocale? I dubbi di Italia Viva sulla posizione di Stasi
Sulla vicenda irrompe Nicola Candiano, responsabile politico del partito di Renzi a Corigliano-Rossano, che solleva un dubbio: «Siamo sicuri che l'impasse di grande rilevanza sollevata dal Comune non sia stata superata da un'altra legge?»
CORIGLIANO-ROSSANO – Continua a tenere banco il progetto di industrializzazione del Porto di Corigliano-Rossano (o forse sarebbe meglio dire di Sibari, così come si evince dalle stesse carte progettuali di insediamento del porto). Ieri l’Autorità di Sistema dei porti calabresi ha pubblicato il verbale di chiusura della Conferenza dei Servizi e probabilmente, già nelle prossime ore, dovrebbe partire l’iter autorizzativo che dà il via libera a Nuovo Pignone Baker Hughes di impiantare il suo centro di produzione di un’area della grande darsena jonica. Tutto questo, però, senza il parere di conformità del Comune di Corigliano-Rossano che ad un certo punto della vicenda, scovando un cavillo tecnico, un’impasse di grande rilevanza sulle procedure, ha deciso di mettersi da parte evitando – quindi – di scendere in conflitto con il fronte del NO che sta facendo le barricate contro l’insediamento della società italo-americana. Insomma, ancora una volta Stasi e l’Amministrazione Comunale hanno «deciso di non decidere».
Ne è convinto anche il direttivo cittadino di Italia Viva che in una nota a firma del responsabile politico, Nicola Candiano, prova a capire se la posizione assunta da Stasi in questa vicenda sia una grande paraculata oppure immensa figuraccia.
Con la richiesta di chiarimento al Ministero delle Infrastrutture rispetto alla non sussistenza dei criteri della Legge n.84/1994 (che ha fatto sì che il Comune si defilasse dall’affaire porto), si è impedito, di fatto, di rilasciare un pare di conformità al progetto. «Come dire – dice Candiano - che l’insediamento sarebbe abusivo! Un’enormità!». Preoccupazioni e dubbi di Palazzo Bianchi che sembrano non trovare alcuna preoccupazione a Gioia Tauro, dato che il presidente dell’Autorità portuale, Andrea Agostinelli ha annunciato che andrà avanti pancia a terra e velocemente, autorizzando la Baker Hughes. Allora, «qualcosa non torna!». E vediamo cosa.
«Escludendo, ragionevolmente, che il buon Agostinelli abbia intenzioni di schierare la flotta marina per l’occupazione manu militari del Porto – sottolinea l’esponente di IV - si è indotti a pensare, verosimilmente, che la sua tranquillità derivi dalla verificata infondatezza dell’impasse di grande rilevanza opposta degli Uffici Comunali, sostenuta da una sentenza del Consiglio di Stato del 2020. Pur non conoscendo gli atti del procedimento, si sa che in generale le sentenze decidono il caso concreto e che l’estensione della loro portata a casi similari sconta una necessaria esigenza di cautela, ancor più forte nella complessa materia di che trattasi, in cui sono molteplici le fattispecie che si possono presentare».
Fatta questa premessa, occorre chiedersi se gli Uffici comunali «abbiano considerato la possibilità che al nostro caso possa trovare applicazione la normativa – svela Candiano - introdotta nel 2021, successivamente dunque alla sentenza del Consiglio di Stato, che ha modificato la legge fondamentale sui Porti n.84/1994 in alcune parti di specifico interesse: normativa, peraltro, - aggiunge - già passata al vaglio della Corte Costituzionale con la sentenza n. 6 del 2023. E se, gli stessi Uffici, abbiano altresì considerato le disposizioni derogatorie, acceleratorie e semplificatorie previste per le ZES».
«Se sussistesse una carenza di tal genere – va avanti il responsabile politico di Italia Viva a Corigliano-Rossano - sarebbe clamorosa ed esporrebbe ad evidente brutta figura, donde la necessità di un chiarimento su una vicenda di per sé opaca. Altra ipotesi, invece, è che ci si trovi di fronte ad una pantomima, spregiudicatamente orchestrata da chi – sotto elezioni – decide di non decidere per non perdere consenso in nessuna direzione, e si fa scudo degli Uffici, sacrificati per una causa già segnata nell’esito, che egli stesso ha contribuito a determinare. Gabbando i cittadini e facendo perdere credibilità – conclude Candiano - alla Città ed alle sue Istituzioni».