«Un’impasse di grande rilevanza» per rinviare la decisione sull’insediamento industriale nel Porto
Il Comune di Corigliano-Rossano ha trovato un cavillo tecnico sulle procedure per (non) rilasciare il parere di conformità urbanistico-edilizia. Il Prp è vecchio e l’area portuale sarebbe fuori da ogni regola legislativa. Chiesto intervento Salvini
CORIGLIANO-ROSSANO – Era nell’aria, immaginabile: la procedura autorizzativa dell’insediamento industriale nel Porto di Corigliano-Rossano potrebbe arenarsi, insabbiarsi almeno sul fronte comunale. Stando ad un cavillo tecnico-giuridico, individuato dal dirigente del Settore Urbanistica, Francesco Castiglione, ad oggi il Comune della terza città della Calabria non sarebbe nelle condizioni di poter rilasciare il parere di conformità urbanistico-edilizia alle strutture per le quali Nuovo Pignone Srl ha formalizzato istanza di realizzazione nell’ambito dell’articolata procedura della Conferenza dei Servizi. «C’è un’impasse di grande rilevanza», scrive il dirigente, che trova motivo di esistere nella Legge 84/1994. La stessa che, se da un lato demanda ogni autorizzazione edilizia alla sottomissione del Piano regolatore portuale (PRP), dall’altro – supportata da una sentenza della Sesta sezione del Consiglio di Stato (la n.8356/2020) – prende in considerazione di validità solo i PRP posteriori all’entrata in vigore della legge stessa. Quindi, considerando che sul Porto di Corigliano-Rossano vige un piano regolatore del 1971 e che gli strumenti urbanistici territoriali, sia il vecchio Prg dell’estinto comune di Corigliano che il nuovo Piano strutturale associato, non hanno contemplato alcunché rispetto al porto, quell’area – di fatto – resta un’area di nessuno, un vero e proprio spazio strategico senza regole. E alla luce di ciò, come facciano tutte le altre attività ad operarvi dentro, sinceramente, resta un mistero.
Quello che risalta nella lettura del documento (che porta la data del 6 febbraio scorso) non è solo che a firmare questa legittima richiesta di chiarimento avanzata dal Comune di Corigliano-Rossano sia esclusivamente il Dirigente del Settore urbanistica, senza la controfirma del sindaco o dell’assessore al ramo, e che lo stesso dirigente interloquisca direttamente con gli organi politici (la lettera per conoscenza è stata inviata anche al Ministro Salvini), ma viene fuori che l’unico ente deputato a dare una risposta rispetto ad un legittimo dubbio non venga citato in epigrafe. Senza nessun coinvolgimento, quindi, nella richiesta di chiarimento.
La missiva, infatti, è stata inoltrata alla Segreteria tecnica del MIT; al Capo dipartimento per i Trasporti e la Navigazione; alla Direzione generale per i Porti, la Logistica e l’Intermodalità (e come dicevamo, per conoscenza, a Salvini). Non c’è tra i destinatari, però, l’Autorità di Sistema portuale di Gioia Tauro, quella che in realtà ha in mano il Piano regolatore portuale e che sta gestendo il Documento di pianificazione strategica di sistema prodromico al nuovo Piano regolatore.
Di fatto, dicevamo, il Comune oggi, prima di poter rilasciare un’autorizzazione urbanistica chiede chiarimenti sul vuoto normativo che si è venuto a creare sulla struttura. Anche perché, ad avviso del dirigente comunale Francesco Castiglione, questa «impasse di grande rilevanza» non consente all’Amministrazione comunale di dare una istruttoria corretta sotto il profilo giuridico e tecnico rispetto alla proposta di investimento. Quindi, non consente di dare un’autorizzazione a procedere.
La partita politica di Stasi
Fin qui la vicenda tecnica. Che da però un assist, non di poco conto, all’Esecutivo Stasi stretto, al suo interno, tra il fuoco di chi è favorevole all’investimento e o lo realizzerebbe domani e tra quello di quanti – soprattutto nelle aree movimentiste di Schiavonea - l’industrializzazione del Porto proprio non la vogliono, anzi la vedono come uno spettro da scongiurare. In realtà, la “richiesta di chiarimento” avanzata dal Comune di Corigliano-Rossano mette l’Amministrazione comunale (ancora una volta) nelle condizioni di non decidere. O quantomeno di non decidere nell’immediato o comunque non prima delle elezioni amministrative di giugno (a meno che dal Ministero delle Infrastrutture non arrivi una rapidissima risposta ai dubbi di Castiglione). Questa condizione, quindi, consentirebbe a Stasi di potersi giocare la partita elettorale su due fronti, quello del “No” e quello del “Sì”, senza particolari problemi.
Intanto a Gioia Tauro…
Nel frattempo, tuttavia, a Gioia Tauro la partita sembra essere tutt’altro che in standby. L’Autorità portuale, infatti, ha tutte le intenzioni di chiudere il fascicolo Nuovo Pignone BH nel più breve tempo possibile. Almeno, questo, stando alla posizione del presidente dell’Autorità portuale, l’ammiraglio Andrea Agostinelli, che domani (venerdì 9 febbraio) alla chiusura dei termini della Conferenza dei Servizi sul piano industriale del Porto di Corigliano-Rossano sarebbe intenzionato a firmare l’atto di sottomissione alla società fiorentina per l’inizio delle procedure di insediamento. Questo, a quanto pare, con l’avallo politico della Regione Calabria e del presidente Occhiuto, del Commissario straordinario del Governo sulla Zes Calabria e, quindi, anche del Governo centrale.
Se accadesse questo bisognerà capire, quindi, anche alla luce di un’obiezione giuridica sollevata dal Comune, come e se si potrà procedere, in quale direzione e – soprattutto - se la Nuovo Pignone BH, che è una delle società più serie ed accreditate del panorama industriale mondiale, abbia in realtà ancora intenzione di proseguire nel suo piano di investimento (ricordiamo, 60 milioni di euro e circa 200 posti di lavoro).