«L’astensionismo conviene ai politici»
Un'analisi del voto cruda e sostanziale quella di, Enrico Iemboli, ex sindaco di Scala Coeli nonché fautore e sostenitore della prima ora del progetto di Fusione di Corigliano-Rossano
CORIGLIANO-ROSSANO - Da Aristotele ai Giorgia Meloni, da Pericle a Berlusconi, dalle ideologie al demagogismo populista. Su queste corde si estende l'analisi del voto di Enrico Iemboli, ex sindaco di Scala Coeli nonché fautore e sostenitore della prima ora del progetto di Fusione di Corigliano-Rossano. Un'analisi vera, cruda e sostanziale che obbliga ad una riflessione sui valori della politica. Se ancora ha senso chiamarla così!
A seguire riportiamo integralmente il pensiero di Iemboli.
Il 25 settembre i cittadini italiani sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento del quale faranno certamente parte tre rappresentanti di questo territorio ai quali faccio gli auguri di buon lavoro. Il sistema che elabora i risultati ha fatto fatica e solo dopo diversi giorni dallo spoglio delle schede ha potuto dare (ancora ci sono dubbi su alcuni nomi) i nominativi di coloro che entreranno a fare parte del prossimo parlamento e di chi invece resterà fuori. La legge elettorale, detta “Rosatellum” dal nome del parlamentare che l’ha proposta, prevede infatti meccanismi complessi e contorti, ivi compreso l’effetto “flipper” che permette il rimbalzo dei seggi tra una regione e l’altra e in base ai quali si utilizzano correttivi per uniformare il numero degli eletti su base nazionale nella quota proporzionale di ciascun partito con effetti rocamboleschi. Una vera e propria lotteria che i parlamentari hanno creato, un meccanismo infernale che ha reso la politica un “affare”.
La politica non è più, come pensava Aristotele, l’arte delle arti capace di rendere possibile la vita della polis, è divenuta l’ombra triste di se stessa perché è venuto meno l’ideale: I cittadini non vanno a votare perché non vogliono essere presi più in giro da parlamentari che invece di rappresentare gli interessi del popolo rappresentano loro stessi e i loro affari.
L’astensione dalle urne è iniziata decine di anni fa ed è andata aumentando fino ad arrivare alla “debacle” dello scorso 25 settembre.
Un fenomeno che dovrebbe preoccupare la classe politica che però non prende nessuna iniziativa per sostituire l’attuale legge elettorale che umilia ed offende l’intelligenza dei cittadini, costretti a votare su liste di candidati già “scelti” dalle segreterie dei partiti e dai leader dei movimenti.
La mancata partecipazione al voto, non solo aumenta il distacco Stato-Società ma produce anche un effetto di rappresentatività di cui bisogna tenere conto. Questo fenomeno può anche stare bene a buona parte della politica e dei politici “furbi” ma non ai cittadini onesti che vogliono “scegliere” , magari con la preferenza, la loro classe dirigente, consapevoli come un tempo che votare rappresenta una conquista che non può essere sopraffatta dalla rinuncia, dall’indifferenza o dal malaffare.
La defezione al voto ha raggiunto percentuali intorno al 50%.
Metà degli aventi diritto non si reca alle urne e la politica non si rende conto che l’astensionismo è un fenomeno allarmante che va aumentando e che ha già innescato un processo di “exit” dalla partecipazione democratica che porterà alla “depolitizzazione” nella vita collettiva.
Di questo passo, vanno sempre più sbiadendosi i valori che sono alla base della società e sempre di più si avverte la mancanza di una idea concreta di futuro.
Da tempo è in buona parte scomparsa l’appartenenza ideologica, gli elettori non hanno più legami di fedeltà con un partito o un movimento, da anni si vota “contro” oppure si vota per interesse.
Questo sistema elettorale non fa che scoraggiare il cittadino che quale avverte di vivere in una “democrazia bloccata”, nella quale non prevale il merito né la qualità ma la fedeltà e dedizione ad un personaggio o a una causa.
Dopo ogni elezione, quasi tutti prendono atto che l’astensione è dovuta per la maggior parte dal fatto che l’attuale sistema elettorale non va bene e che va cambiato, ma nessuno fino ad oggi ha avuto l’ardire di proporre un’altra legge che permetta ai cittadini di votare e “scegliere” in modo da garantire una elezione veramente democratica dei parlamentari.
Non lo hanno fatto in questi anni, chissà se un domani.
Ho la voglia di sperare, anche se consapevole che ai parlamentari ed ai capi partito conviene mantenere questa legge elettorale per continuare ad esercitare il potere di “scelta”.
Purtroppo, dopo la diagnosi, nessuno ne parla.
Tutti tacciono.