«Campagna elettorale dopata con privilegi mediatici. Mancano le idee, ma c’è il sostegno economico»
Secondo Mazza, candidato al Collegio Camera uninominale CO-RO-KR per la federazione Azione-Italia Viva, si sono tenute «condotte anti-democratiche che inducono a supporre una falsificazione del dato elettorale»
CORIGLIANO-ROSSANO - «Mancano poche ore alla chiusura della campagna elettorale, poi 24 ore di silenzio affinché gli elettori possano decidere a chi concedere il proprio voto. Tuttavia, una riflessione di merito ritengo sia il caso di farla. Ho assistito in questi trenta giorni ad una situazione che ha preso a pugni in faccia ogni principio di democrazia. Postazioni pubbliche abusivamente occupate al fine di ricevere proseliti; campagne di marketing, oggettivamente, fuori da ogni logica; continua e costante violazione della par conditio negli interventi pubblici durante i dibattiti televisivi. Ed ancora, nessun rispetto del benché minimo elemento democratico. Queste alcune delle cose che ho avuto modo di osservare e sulle quali un minimo di perplessità vorrei esprimere».
Lo afferma Domenico Mazza, candidato al Collegio Camera uninominale CO-RO-KR per la federazione Azione-Italia Viva.
«Vi sembra normale, - continua - nella su indicata condizione parlare di democrazia? Parlerei piuttosto di una parvenza democratica con la consapevolezza che il voto dell'elettore, in un sistema tutt'altro che lineare, può essere abbastanza pilotato solo per preservare consorterie grazie agli apparati ed ai portatori di voti. Mi chiedo quale sia la differenza tra i collegi uninominali ed i listini bloccati se poi nei dibattiti televisivi si commistionano rappresentati dell'uno e dell'altro contenitore senza il giusto occhio di riguardo a quelle che dovrebbero essere le ricette politiche risolutive per i territori. Un listino è parametrato su base regionale. I Candidati componenti i contenitori proporzionali dovrebbero avere una forgiatura sulla declinazione delle problematiche di tutta la Regione. Al contrario i candidati dei collegi uninominali dovrebbero essere la chiara e pura espressione del territorio di riferimento. Coloro che dovrebbero, con le proprie idee, riempire di contenuti il collegio per il quale si candidano».
«Mi chiedo se, - prosegue - una volta eletti, i 7 candidati del sistema uninominale potranno realmente definirsi portavoce del territorio che li ha espressi (ammesso che lo abbiano, compreso, capito e geograficamente identificato) e, parimenti se i 12 rappresentati espressione dei listini bloccati si professeranno Deputati e Senatori calabresi oppure referenti delle città o delle aree in riferimento al rispettivo domicilio. Comprenderete che in un clima del genere, parlare di territorio, fornire idee e soluzioni al fine di portare quegli ambiti che più arrancano rispetto altri, al pari dei territori più sviluppati, diventa riduttivo. E non già per la mancanza di argomenti, quanto per la commistione delle tematiche trattate durante i dibattiti organizzati, ma senza rispettare il criterio dell'equità e della coerenza intellettuale. È come se l'interrogante avesse chiamato a rispondere più persone su diverse materie, piuttosto che sul medesimo argomento, pretendendo che il pubblico si faccia un'idea di chi fra gli interrogati abbia una più ampia o, quanto meno, migliore visione. Siamo alla follia...».
«Oggi mi rendo conto che l'insana idea di bloccare il finanziamento pubblico ai partiti, all'indomani dell'inchiesta mani pulite, ha reso la politica legata a consorterie deviate che decidono su quale candidato investire le proprie forze economiche. Si può pensare che in una condizione del genere, l'eventuale candidato vincitore di una competizione possa permettersi il lusso di mettersi contro quelle stesse forze imprenditoriali che l'hanno appoggiato durante una campagna elettorale? È chiaro che in tale gioco perverso ad essere favoriti siano coloro che vengono promossi e sponsorizzati dagli apparati, mentre l'opinione va a farsi friggere. Poi ci chiediamo perché il primo partito in Italia (e sarà dimostrato anche in questa campagna elettorale) sia quello dell'astensionismo. Certo, se devo tirare delle somme, e siamo ormai alla fine della giostra, personalmente ho avuto modo di esprimere le mie idee, il mio pensiero sull'Arco Jonico da palcoscenici diversi. Ho potuto declinare anche fuori dai miei canali social, quella che ritengo sia l'unica via allo sviluppo per il nostro territorio. Chiaramente il mio pensiero può essere condivisibile o meno. Tuttavia è un pensiero pregno di idee. E quest'ultimo si materializza in un mare di impalpabilità ed inconsistenza politica da far tremare i polsi. Dev'essere chiaro però che chi suffragherà l'inconsistenza ed il vuoto politico espresso ampiamente, ed al limite del ridicolo, durante questa campagna elettorale non potrà, successivamente, lamentarsi sui marciapiedi o nei bar. L'elettore ha un'arma potentissima, ma può utilizzarla solo nella cabina elettorale. Il lamento tardivo e postumo, a giochi fatti, servirà a poco; se non a nulla. Ci si lamenta ovunque in riva allo Jonio dei poteri centralisti, salvo poi spalancare le porte a chi dello Jonio ne ha una visione marginale, da tenere sotto il controllo degli apparati consolidati. E lo si fa con una spregiudicatezza che ha pochi precedenti nella storia. Arrivano interi ceppi familiari, frutto della solita logica nepotistica, chi finisce in Regione, chi in Parlamento, magari con lo stesso cognome, poco importa del familismo. E la sala si riempie di servi schiocchi che per quanto mi riguarda, sono i primi traditori dell’Arco Jonico» conclude.