A poco più di una settimana dalla grande
manifestazione del 28 Marzo a Corigliano Calabro, non possiamo non rilanciare il messaggio che in quella prima giornata di mobilitazione è risultato inequivocabile ed è giunto dalle strade, dal palco ed anche dalle dichiarazioni affrettate di chi non c'era ma, evidentemente, avrebbe dovuto esserci: la fascia ionica calabrese è unita in tutte le sue forze contro le trivellazioni. Una manifestazione organizzata dal basso, in poco più di venti giorni da un pugno di cittadini che per coprire le spese hanno fatto ricorso all'antico metodo della colletta e che, nonostante il tempo incerto fino all'ultimo secondo, ha visto la partecipazione di migliaia di persone e di decine di istituzioni non può non definirsi un risultato importante, la prima giornata di una mobilitazione che terminerà solo quando il Governo avrà fatto marcia indietro. Non a caso il Coordinamento ha già in programma di riunirsi in settimana per programmare le prossime iniziative di sensibilizzazione e pressione istituzionale e sociale, verosimilmente in sinergia con i sindaci del territorio, nei confronti del Governo ma anche della Regione Calabria per quanto di sua competenza. La nota del
Dipartimento Politiche per l'Ambiente datata 2 Aprile, infatti, che definisce “non valutabile” l'istanza di ricerca di idrocarburi presentata dalla
multinazionale Total E&P Italia, se da un lato ci trova concordi nel criticare lo svilimento di un processo importante come la Valutazione di Impatto Ambientale da parte di chi occupa incarichi di Governo ma tutela interessi diversi da quelli del Paese, dall'altro ci rende molto preoccupati. Da un punto di vista formale, infatti, la Regione Calabria non ha di fatto dato parere negativo all'istanza e, considerando le ultime dichiarazioni e l'enorme spinta propagandistica di chi attualmente presiede il Governo nazionale, c'è il rischio che, in barba ad ogni principio democratico, gli interessi delle comunità e delle istituzioni vengano nuovamente calpestate in virtù di un fasullo interesse nazionale. A questo punto però, anche alla luce degli stessi rilievi del Dipartimento Ambiente, i quali si aggiungono ai rischi oggettivi e
più che potenziali rappresentati dall'ondata di richieste di “bucherellare” il nostro territorio, riteniamo necessario ed urgente che
la Regione Calabria faccia ricorso al principio di precauzione, riconosciuto dal diritto comunitario, per tutelare la Calabria ed i calabresi. Se fino alla settimana scorsa tale richiesta era già ampiamente giustificata dai risultati scientifici ottenuti in Basilicata ed in altri luoghi oggetto di trivellazioni, i quali hanno certificato i rischi di tale attività dall'inquinamento delle falde acquifere all'incremento del rischio sismico, oggi tale richiesta risulta ancor più impellente alla luce della superficialità (volontaria?) degli iter autorizzativi in atto al Ministero. Ricordiamo, giusto per capire di cosa stiamo parlando, che a seguito del terribile sisma che l'ha colpita, la regione Emilia Romagna lo scorso anno ha interrotto le attività di estrazione di idrocarburi proprio applicando il principio di precauzione. Ricordiamo inoltre che la relativa commissione di inchiesta sul sisma non ha escluso la correlazione tra trivellazioni in Emilia e terremoto. Crediamo che la Regione Calabria, anche alla luce delle esperienze delle altre regioni, debba intervenire in anticipo in una terra dove già il rischio idrogeologico ed ambientale è elevatissimo e molto preoccupante. Ci aspettiamo dunque risposte celeri e concrete che ribadiremo nelle prossime iniziative di quella che, lo ribadiamo, è una mobilitazione permanente e dell'intero territorio.
Coordinamento No Triv “Magna Grecia”