La Calabria del nord-est non sa ragionare in addizione
La vicenda della Bretella ferroviaria di Sibari dovrebbe essere il pretesto per battere i pugni e chiedere il potenziamento di tutta la jonica fino a Metaponto. E invece si rischia di negare il diritto alla mobilità alla Calabria orientale
Scrivevamo proprio ieri sulle pagine dell’Eco dello Jonio di un progetto infrastrutturale che ha covato sotto la cenere per decenni e che oggi viene fuori in tutto il suo fragore rischiando, addirittura, di rompere gli equilibri territoriali. Parliamo della “lunetta di Sibari”, un brevissimo raccordo ferroviario (da realizzare nelle previsioni dell’elettrificazione della jonica) lungo poco più di 2,5 chilometri che dovrebbe consentire ai futuribili treni (perché oggi non ce ne sono), provenienti da Sud e diretti lungo la direttrice Cosenza-Paola linea tirrenica, di proseguire il loro tragitto senza la necessità di fermarsi a Sibari e fare inversione di marcia (si chiama tecnicamente rottura di carico).
Bene, l’idea che possa realizzarsi questo progetto ha mandato su tutte le furie la comunità cassanese, a partire dai comitati civici per finire alle forze politiche (particolarmente Forza Italia che nella città delle terme ha un riferimento diretto importante come Gianluca Gallo) e allo stesso sindaco Papasso che ha già annunciato il suo parere negativo alla proposta di progetto avanzata da RFI.
Ora la domanda a cui dare risposta è perché? Perché tanta ostilità nei confronti di un progetto che – come ricordava appena stamani l’associazione Ferrovie in Calabria – rischierebbe di compromettere il diritto alla mobilità dell’intera fascia ionica da Sibari a Crotone?
Ci serve ragionare in addizione. È difficile – certo – in un territorio che da sempre vive il dramma del depauperamento dei servizi, di scippi clamorosi, di privazioni di diritti. Ma è drammatico, soprattutto oggi, dover pensare di far a meno di un’infrastruttura pubblica (qualunque essa sia) senza nemmeno provare la via del confronto e della concertazione.
È condivisibile il timore del sindaco Papasso: se realizzano la bretella ferroviaria, di conseguenza si depotenzia la stazione di Sibari che non riceverà più il traffico proveniente da sud e diretto sulla tirrenica (come avviene ora). Questo l’assunto. Ma è vero in parte. Dal momento che lo scalo della Piana, anche dopo la realizzazione della “lunetta”, continuerebbe comunque ad essere centro nevralgico in direzione nord-sud ma soprattutto potrebbe ambire a ricevere e gestire tutto il traffico ferroviario che opera lungo tutto il versante orientale del Paese. Questo, se solo si riuscisse ad ammodernare il tratto ferroviario Sibari-Metaponto. Che è elettrificato ma i cui binari sono ancora di rango B (non supportano velocità superiori ai 140km/h). Pertanto vietati al transito regolare dei treni ad alta velocità.
Ecco allora la concertazione ed il ragionare in addizione. Invece di mettere un veto aprioristico e campanilistico su un progetto che di fatto normalizzerebbe il servizio ferroviario (i deviatoi esistono anche a Paola, Cosenza, Taranto e non hanno comportato nessun depotenziamento delle stazioni), questa sarebbe l’occasione giusta per radunare tutti i sindaci dell’Alto Jonio calabrese e basso metapontino, quelli che da anni soffrono il totale isolamento ferroviario, e iniziare il braccio di ferro con il Governo, le Regioni Calabria e Basilicata e con RFI affinché, insieme alla Bretella ferroviaria si programmi il potenziamento della linea Sibari-Metaponto. Non solo, l’occasione di aprire un confronto sarebbe utile e necessaria per chiedere la riattivazione totale dello scalo di Doria-Cassano, mettendo la città delle terme nelle condizioni di avere non una bensì due stazioni ferroviarie strategiche. Anche perché non di sola alta velocità vive la mobilità ferroviaria.
Ecco, questo significherebbe dare un senso alla Stazione di Sibari. Questo significherebbe ragionare in addizione