Nuovo giro, nuove promesse… ma occhio! La delega del voto non ci esonera da responsabilità
Torniamo alle urne, dopo una crisi di governo rocambolesca ma tutt’altro che inaspettata. Per la Sibaritide sarà un appuntamento strategico, vitale, certamente di radicali cambiamenti. Il popolo si svegli dal suo sonno
Ora chi glielo va a dire a quelli del Partito democratico di Corigliano-Rossano, quelli che si sono messi tutti insieme nel nome di un accordo scordato, che è necessario – ora e subito – fare quadrato per esprimere un candidato unitario, vero, forte, autorevole, possibilmente vincente alle prossime elezioni politiche del 25 settembre? Già, chi glielo va a dire, se appena 10 giorni fa qualcuno di loro sghignazzava e perculava i giornalisti che chiedevano se il neonato circolo del Partito Democratico della città più grande della Provincia, che ospita anche un collegio Camerale e uno Senatoriale fosse pronto ad affrontare questa sfida non più con il cappello in mano e da gregari ma con una proposta leader all’interno del partito? Che ridano ora, dimostrando la capacità di non essere più l’ultima ruota del carro.
Andremo alle urne, dopo una crisi di governo rocambolesca ma tutt’altro che inaspettata. E per la Sibaritide, per Corigliano-Rossano sarà un appuntamento strategico, vitale, certamente di radicali cambiamenti. Quasi sicuramente archivieremo quella parentesi (felice nei numeri) che alle scorse elezioni del 2018 vide addirittura eleggere quattro parlamentari di quest’area della Calabria (cinque se consideriamo l’oriunda Baldino da Paludi eletta a Roma) tutti con carta d’identità e residenza a Corigliano-Rossano. Il loro operato è archiviato nella storia. Certamente non potremo imputargli il fatto di aver lesinato impegno ed energie. In politica, però, da sempre contano i fatti. E in questo caso ci troviamo nel deserto: pochi risultati, quasi impalpabili, molti ottenuti grazie all’utenza prodotta dalla fusione ma anche osteggiati o poco sostenuti. Inesperienza, ingenuità e approcci sbagliati al mondo delle istituzioni hanno fatto il resto. Recriminare il passato, però, sarebbe oggi una pratica del tutto inutile anche perché, conti alla mano, di quei quattro/cinque sarà difficile se non impossibile (a meno di un miracolo) ritrovarne qualcuno nella prossima Legislatura parlamentare.
Andiamo al futuro. Oggi Corigliano-Rossano ed il territorio ionico hanno un’altra chance che gli deriva dall’autorevolezza di fatto di essere nei numeri l’area più popolosa e produttiva dell’intera provincia. E proprio la forza dei numeri dovrà vedersi nei posti utili e che contano all’interno delle liste. Il rischio concreto, però, è che ancora una volta arriveremo impreparati, presi come siamo dagli affari da gafio, che ci attanagliano da sempre, e da un’insipienza latente dell’elettorato che ha dato troppo valore e responsabilità al potere della delega.
Oggi le promesse non servono più, non servivano ieri ma adesso il loro valore è così inflazionato che suscitano solo ilarità. Allora, c’è l’altro rischio (ancora peggiore) di andare dietro agli iper-lamentosi. A quelli che per questa campagna elettorale si vestiranno ancora da “incazzatori personali” rovesciandoci addosso con comunicati fiume tutte le cose che non vanno, che andrebbero fatte e che noi conosciamo già. Rischiamo ancora una volta l’effetto “incialamento” (stupore).
Come cambiare un paradigma perdente? Innanzitutto reclamando e continuando a votare persone del territorio, di qualunque colore esse siano, perché gli impegni si pagano con l’onore; e se gli impegni non si tramutano in fatti il destino sarà quello verso cui, amaramente, andranno i 4/5 parlamentari uscenti… l’oblio politico. Altro metodo, a noi sconosciuto, è quello della verifica, del controllo, della pressante presenza. Da buoni sibariti, nei confronti della politica siamo lagnosi, oziosi, inermi; insomma, capaci di lamentarci ma non di mobilitarci. Un esempio su tutti è stata la vicenda della nuova Statale 106 Sibari-Co-Ro. Non sapremo mai se ci abbiano preso realmente in giro. Perché in più di un anno non siamo stati capaci di produrre una proposta di territorio, tantomeno di esprimerci concretamente su quella che ci era stata messa sotto il naso. Fermi. È passato il tempo, tanto tempo e sentire ancora ieri in Consiglio comunale qualche rappresentante eletto dire “che il governo deve mettere i soldi per fare la strada” è stata la cosa più avvilente che si potesse ascoltare da un rappresentante delle istituzioni. Per avere i soldi ci vogliono i progetti. In Sicilia serviva una strada a 4 corsie, tra Catania e Ragusa; anni, decine di anni di promesse, fino a quando non è stato prospettato un tracciato che è stato preso in carica dalla popolazione, lo ha visto, scandagliato e poi riempiendosi di consapevolezza ha incalzato tutti i giorni, costantemente le istituzioni affinché quella strada venisse finanziata e realizzata. C’è stato popolo. E quando c’è popolo non esistono sopraffazioni dei poteri forti. La soppressione del Tribunale di Rossano, degli ospedali di Trebisacce e Cariati, dei treni e le tante privazioni che abbiamo subito negli anni, sono avvenute nel silenzio di tutti, nel sonno del popolo. Sì, perché le manifestazioni arrivarono solo a giochi fatti, quando il lupo era già entrato nel recinto sterminando il gregge.
Quindi, la delega al voto non ci esonera da responsabilità. Potremmo avere anche un numero congruo di parlamentari eletti negli emicicli di Camera e Senato ma se quelle persone non sentono forte la pressione propulsiva del popolo, ogni giorno, rimarranno solo fini a se stessi… con il bonus di un lauto stipendio.
Se non ci rendiamo conto di questo continueremo sempre a soccombere