Dobbiamo dire la verità...
Il secondo infarto, nell’arco di un mese, che ha colpito il personale sanitario rossanese, ha scatenato una serie di commenti no vax, che legano l’accaduto al vaccino
Prima di iniziare ci tengo ad esprimere il mio personale augurio a Daniele Vincenzo, il medico del Pronto Soccorso del Giannettasio di Rossano, colpito da un infarto nella giornata di lunedì, primo febbraio. Dopo essere stato trasportato a Cosenza con l’elisoccorso, il dottor Vincenzo sembra essere fuori pericolo. Possiamo tirare un sospiro di sollievo.
A Daniele, medico stimato e ligio al dovere, arrivi il mio abbraccio.
Passiamo però al fatto che ha attirato la mia attenzione: i commenti social che dovevano essere portatori di sostegno e solidarietà, sono stati invece il palcoscenico di domande provocatorie, asserzioni scientifiche improvvisate, scontri verbali e offese tra i cosiddetti novax e tutti gli altri.
Non riesco a superare l’accaduto con la diplomazia che di solito prende il sopravvento nei pezzi che ho sempre scritto. Credo che in questo caso sia necessario dire con forza che siamo arrivati alla follia.
Dov’è il limite tra la libertà d’espressione e l’ignoranza? Quali sono le gerarchie dei nessi causa-effetto nel tempo del Covid? Neanche la gravità del rischio di morire può mettere a tacere la necessità di saziare l’egocentrismo delle nostre convinzioni (o pseudo convinzioni)?
Il file rouge che lega tutti i commenti però c’è ed è palese: dovete dirci la verità.
E allora noi dobbiamo dire la verità.
La verità è che la scienza non è democratica. Mi spiego bene: non tutti i pareri hanno lo stesso peso. Il giudizio di un medico su una questione scientifica non può essere equiparato al mio che faccio lo scrittore. Quindi se io dico che il vaccino contiene microchip e un medico dice che è consigliato, io sono inaffidabile e il medico invece non lo è.
Se dopo due anni la comunità scientifica ha espresso dei pareri, quelli sono verità e solo gli addetti ai lavori possono mettere bocca sulle questioni scientifiche, perché tutti gli altri non hanno studiato abbastanza. Non ne sanno abbastanza. Non hanno abbastanza sapienza.
La seconda verità è che ci sono fonti affidabili e fonti inaffidabili e in un mondo digitalizzato, dove tutti possono arrivare a tutto, distinguere le fonti è sinonimo di intelligenza. Se una fonte di riferimento è stata radiata dall’ordine e le sue tesi sono state smentite, non va innalzato a baluardo di verità scomoda e del contropotere. Semplicemente è uno che si è sbagliato e non va usato come punto di riferimento.
La terza verità è che saper collegare i fatti è, di nuovo, sinonimo d’intelligenza. Mi spiego ancora una volta: se è inverno e io esco senza giubbotto, senza camicia, senza maglietta e senza pantaloni, piove e tira vento, torno a casa e ho la bronchite, non è perchè ho fatto il vaccino due settimane fa, ma perchè le condizioni di sicurezza della mia salute non erano abbastanza curate.
Ora arriviamo ai due infarti che hanno colpito il personale sanitario del territorio di Corigliano-Rossano, nell’arco di un mese. La verità è che i nostri medici lavorano come in trincea. Non è uno slogan giornalistico che acchiappa like, è una verità manifesta, sotto gli occhi di tutti. I nostri medici sono uomini e donne, padri e madri, che lavorano sotto organico, quindi si mettono a disposizione per coprire turni che normalmente dovrebbero essere coperti dal personale mancante. L’attrezzatura sanitaria fornita non è sempre adeguata o non lo è nei numeri dei rifornimenti.
Con questa premessa è facile capire che non sempre si riesce a fornire un servizio adeguato, quindi il clima che si crea nelle sale d’attesa non è sempre semplice.
Detto ciò come si fa a non esprimere solidarietà, vicinanza, sostegno?
Volete sapere la verità? La verità è che si dovrebbe capire come migliorare un servizio che non ha ricambi generazionali. La verità è che si dovrebbe pretendere una sanità che funzioni per l’esterno, non che uccide all'interno. La verità è che questi sono i sintomi di un sistema che sta collassando e noi non siamo pronti. Non riusciamo mai ad essere veramente pronti.
La verità è che aspettiamo l’ennesima morte per sperare di essere ascoltati.
La verità è che per scrivere qualcosa di diverso da questo abbiamo la necessità di organizzare tutto meglio. Strutture, percorsi, personale, flussi di lavoro.
La verità è che qua, purtroppo, si rischia.