È proprio il caso di dire che, alla fine, tanto tuonò che piovve. In questa timida estate, la politica ha messo in scena una telenovela lunga mesi e mesi attorno ad un istituto previsto statutariamente e rappresentato dalle
primarie.
Mario Oliverio lo aveva detto chiaro:
Papa nero o no, lui era in corsa per le primarie deputate a scegliere il candidato a governatore della Calabria. Onore e merito al presidente della
Provincia di Cosenza che ha tenuto ferma la rotta del suo gruppo, resistito agli attacchi interni che i renziani gli avevano portato quando avevano designato
Massimo Canale a possibile competitor. Oliverio viene da lontano, nel
Pci una volta che si assumeva una posizione, la si portava avanti, quando si decideva dopo lunghe discussioni di candidare l’uno o l’altro dei papabili, si procedeva senza indugi. Ed allora dobbiamo essere chiari fino in fondo dicendo, con molta franchezza, che ragioni oggettive per dire no alla candidatura di Mario Oliverio non se ne rinvenivano nelle analisi dei suoi oppositori. Lo abbiamo sempre affermato e vogliamo ripeterlo, per l’ultima volta: noi siamo convinti che il dato anagrafico non può essere elemento di valutazione, o punto di discrimine. Men che meno, può avere peso la lunga militanza del presidente Oliverio e il fatto che egli sia entrato giovanissimo in politica, abbia svolto ruoli di primissimo piano in
Regione, in
Parlamento ed alla Provincia di Cosenza, con un percorso lineare che ne ha inspessito il profilo, politico e morale. Insomma, l’esperienza non si cancella in nome della rottamazione. I politici non sono come le auto d’epoca. L’altro concetto che vogliamo sottolineare risiede nella attuale situazione della regione Calabria. Una regione i cui conti non sembrano essere molto in ordine. E se ci fosse tanta polvere sotto lo zerbino? E se la recente relazione della ragioneria generale dello Stato darà ragione a chi ha sostenuto che tantissimi dirigenti non potevano essere nominati tali? Chi potrà mettere mano ad una macchina burocratica o amministrativa sempre fuori controllo? Certo, non vogliamo paragonare Mario Oliverio a Padre Pio, ma l’esperienza di un amministratore che conosce i meccanismi della burocrazia, di sicuro, eviterà, o meglio potrà evitare, che gli ultimi fondi comunitari si incaglino sulle secche di rendicontazioni tardive, progettazioni alla carlona e così via. Nessuno nega che il giovane
Callipo sia messo bene, almeno come
Renzi lui è stato in Provincia, è
sindaco di Pizzo che, oltre a Murat ed al tartufo, ha anche un mare di problemi quotidiani. Si muove bene, il trentaduenne, e certamente se risulterà vincitore della posta finale come governatore della Calabria, formerà una squadra più che qualificata, magari lasciando da parte funzionari di partito, piuttosto che vecchie espressioni correntizie. L’altro concorrente,
Gianni Speranza, oggi in
Sel, ha condiviso un lungo percorso con Mario Oliverio.
Sindaco di Lamezia Terme, realtà complessa per mille motivi, ha dovuto fare i conti in questi anni con “
l’anatra zoppa” in consiglio comunale. Eppure, anche se senza maggioranza, è andato avanti riuscendo a venir fuori pure dalle pesti di un dissesto contro cui ha ricorso e vinto. Anche Speranza ha una grande esperienza, pure lui viene da lontano ed ha la possibilità di poter contare su ampi rapporti nella lega delle cooperative, per i suoi trascorsi in quella organizzazione. In bocca al lupo, ma non come elemento augurale, piuttosto come speranza da calabresi per questa nostra regione.