Il Consiglio comunale di Rossano che ha approvato all’unanimità la delibera di fusione con Corigliano, da molti è stato definito storico. Soprattutto per il grande senso di responsabilità verso un futuro migliore per questa terra. In quella assise, dietro le quinte, più di qualcuno ha storto il muso nell’apprendere del rinvio coriglianese. Semplicemente perché la bozza di delibera era stata concordata, semplicemente perché – ha detto qualcuno – «abbiamo approvato una bozza reciprocamente modificata e condivisa anche da loro».
In tutti gli interventi è stata evidenziata la bontà della fusione, condita dall’abbattimento di quei campanili e pennacchi che storicamente hanno penalizzato il modus operandi dei due comuni. Il solo Ernesto Rapani, consigliere comunale e dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, si è leggermente discostato dal coro, sottolineando la poca condivisione dei metodi attuati per giungere alla delibera e non di certo la valenza del comune unico. «Il momento è storico – ha detto – e sono un convinto sostenitore della fusione come già dimostrato con i laboratori politici organizzati da Fdi nei mesi scorsi. Credo, però, che il documento proposto sarebbe dovuto passare dalle commissioni, dalle riunioni dei gruppi per poterlo studiare, approfondire, concordare. Mettere dentro una delibera di fusione un elenco di opere pubbliche serve a poco e forse sarebbe stato opportuno convocare un consiglio comunale congiunto, così avremmo evitato di giocare al gatto col topo». Da strenue sostenitore dell’unione, Rapani si è detto convinto che quanto deliberato non debba rimanere “sulla carta” ma avere effetti concreti. Concordando con Elvira Campana a proposito della presidenza della Provincia, il consigliere comunale è sembrato preoccupato per come si giungerà al referendum.
«Educhiamo i ragazzi nelle scuole – ha concluso – ma soprattutto facciamo in modo che il domani sia prossimo per evitare di perdere un ennesimo treno». l. l. «È evidente che a Corigliano, la fusione dei comuni con Rossano non la vuole nessuno: i rossanesi ci devono convincere». Senza mezzi termini né peli sulla lingua, così si esprime il consigliere comunale di Corigliano, Elvira Campana, rappresentante, oggi, del Nuovo Centrodestra dopo essere stata eletta con una lista civica (Corigliano domani). Secondo alcuni poteva essere la candidata a sindaco dell’allora Pdl. Il consigliere ausonico non le manda a dire e, apertamente, svela anche qualche retroscena del Consiglio comunale monotematico tenutosi in concomitanza con quello di Rossano per l’approvazione delle delibere di fusione. E se da una parte, sponda rossanese, l’assise si è conclusa con una
standing ovation del folto pubblico presente, a Corigliano si è votato, sì, ma per il rinvio. Motivo?
«Personalmente – spiega Campana – avrei preferito che la delibera fosse venuta fuori dopo uno studio di fattibilità. Abbiamo chiesto il rinvio semplicemente perché vogliamo vederci chiaro». Qualcosa nella bozza di delibera pur concordata fra le due città, dunque, convince poco l’assise coriglianese ed Elvira Campana non lo nasconde andandoci giù duro. «Corigliano e Rossano non sono mai riuscite a fare nulla insieme, a partire dal palazzetto di Insiti in poi. Certo, sono convinta che le diversità possono portare lontani ma le due città sono troppo diverse. Della fusione, seppur qualche mio collega inizialmente reticente si sia convinto della bontà dell’operazione, rimane il fatto che storicamente, atavicamente, noi coriglianesi ci fidiamo poco. Per questo chiediamo a Rossano che ci convinca della valenza della fusione». I tanti benefici (fondi decennali per l’urbanizzazione, quindi cantieri e lavoro, oltre al maggior peso specifico in politica, tra i tanti), oltre il Cino sembrano, al momento, interessare poco. «Altre realtà con la metà degli abitanti di Rossano o Corigliano – insiste Elvira Campana – sono riusciti ad ottenere molto di più di noi, quindi
credo sia la politica a contare piuttosto che il numero di abitanti. Insomma, la fusione non si deve fare solo perché ce lo chiedono cento associazioni, ma perché ne siamo convinti. Non si può partire per poi affrontare i problemi, come a dire “poi vediamo”. Meglio patti chiari sin da subito e amicizia lunga. Il comune unico deve basarsi sui fatti concreti non sulle parole. Un treno lo abbiamo già perso: insieme avremmo avuto la forza per esprimere un presidente della Provincia ed invece ognuno ha pensato al proprio orticello. Adesso dovremo essere bravi a sederci al tavolo con tutti i livelli istituzionali. Al presidente della Regione dobbiamo chiedere un assessorato che sia rappresentante della Sibaritide, se davvero teniamo al progetto: Oliverio dia importanza a questo territorio dimostrando di tenerci non solo a parole». Il consigliere Campana conclude con un’ennesima provocazione:
«È vero, la fusione porterà anche dei benefici, ma siamo poi così sicuri di voler fare un matrimonio di interesse?» Già, vero. Ma non è detto – aggiungiamo noi – che conoscendosi meglio non ci si innamori, nonostante le grandi differenze e le ataviche discordie. l. l.